24 luglio 2008
Mons. Betori: "Ecco l’identikit dei pellegrini italiani a Sydney" (Ognibene)
Vedi anche:
Domani storico incontro a Castelgandolfo tra il Papa e il premier iracheno (Occidentale)
Il rettore del Seminario di Bressanone: "Ritorna un grande amico di questa terra" (Radio Vaticana)
L'agenda degli impegni di Benedetto XVI, dopo il prossimo soggiorno estivo in Alto Adige, nell'intervista a padre Federico Lombardi (Radio Vaticana)
Il pontefice «brissinese» arriva lunedì in Alto Adige. Tre gli appuntamente sicuri: due Angelus e un "question time" con i sacerdoti
Conferenza stampa a Bressanone: il Papa arriva lunedì. Primo atto: la benedizione ai fedeli da una finestra della biblioteca (Alto Adige)
Laicità e stupore: Australiani capaci di cambiare idea. Lezione per i media europei: imparino una lingua diversa da quella del conformismo (Viana)
Card. Rylko: "Sydney un cenacolo a cielo aperto" (Muolo)
Rosso "malpela" Küng: "Paralleli sbagliati e sorprese teologiche"
Card. Dias alla Conferenza di Lambeth: "Oggi il mondo ha bisogno di chi testimoni la bellezza della fede cristiana senza vergogne o compromessi"
E' iniziata la "Lambeth Conference", la riunione di tutti i primati anglicani del mondo. Il vescovo di Colombo: “Siamo una comunità ferita” (Sir)
Da Sydney al mondo: "Una Gmg che continua" (Osservatore Romano)
Il vescovo di Bolzano-Bressanone, Egger: "Assicuriamo al Papa vacanze di assoluto riposo" (Asca)
Qualche riflessione sul "trattamento" riservato a Papa Benedetto dai mass media in occasione della Gmg (ma non solo...)
Sydney 2008, il giorno dopo. Gerard Henderson: "Sconfitto lo scetticismo intellettuale che non riesce vedere oltre i propri orizzonti" (Scavo)
Una società che ignora il volto positivo dei giovani. Fa da riferimento la figura di un anziano Papa che parla alto ai suoi ragazzi (Cescon)
GMG DI SYDNEY: I VIDEO DELLA CNN E DI YOUTUBE
Sydney 2008: «Giornali e tv presi in contropiede» (Scavo)
Pedofilia. Il rettore e vescovo ausiliare Julian Porteous: "Siamo molto felici che il Pontefice sia stato tanto coraggioso" (Viana)
Il Papa e la pedofilia del clero. Gli articoli di domenica 20 luglio e le polemiche sull'udienza alle vittime con conseguente zappa sui piedi...
IL PAPA IN AUSTRALIA: TUTTI I VIDEO
GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU' SYDNEY 2008: LO SPECIALE DEL BLOG
l’intervista
«Giovani, radici cristiane per abitare il mondo»
Betori: ecco l’identikit dei pellegrini italiani a Sydney
Il segretario generale della Cei: «Fede e cultura, orizzonti della missione per i nostri ragazzi»
DAL NOSTRO INVIATO A SYDNEY
FRANCESCO OGNIBENE
L’ Italia è sempre stata di casa in Australia. Ma questo è vero in un senso tutto nuovo da quando martedì sera la Messa in Cattedrale ha concluso il programma della Gmg 2008 anche per i diecimila giovani giunti qui dal nostro Paese. Una «Messa molto italiana» – come ha commentato qualcuno – piena di gioia, di suoni, di partecipazione.
Monsignor Giuseppe Betori, che ha concelebrato al fianco dell’arcivescovo di Sydney George Pell, ha presentato i doni alla diocesi ospitante e alla Chiesa australiana: la statua della Vergine di Loreto e il Crocifisso di San Damiano. Da qui il segretario generale della Cei, che durante la Giornata mondiale ha anche svolto due catechesi per i giovani italiani, parte per tracciare un suo bilancio di questa straordinaria Gmg all’altro capo del mondo.
Cosa vuole significare il dono di segni importanti della nostra fede?
Lasciamo qui le cose più preziose che abbiamo. Lo facciamo in ogni Giornata mondiale, l’abbiamo fatto ora anche a Sydney. E la cosa più preziosa che ha l’Italia sono le sue radici cristiane: siamo conosciuti nel mondo proprio per questo, siamo il luogo delle tombe di Pietro e Paolo, il Paese della Santa Casa, il popolo che ha espresso figure di santità altissime come Francesco d’Assisi. I segni di santità sono una caratteristica forte del popolo italiano. È stato molto bello lasciarne una traccia come gesto di gratitudine per chi ci ha accolti così fraternamente.
Quale messaggio arriva da questa Gmg?
Mai una Giornata mondiale è stata tanto «cattolica », cioè universale, quanto questa di Sydney: poter incontrare tutti i popoli e le etnìe è stata una grande esperienza per i nostri giovani, un dono da portarsi a casa e mettere a frutto per il terzo anno della loro Agorà. Non dimentichiamo infatti che il percorso triennale della pastorale giovanile si conclude ora con un impegno particolare dei nostri giovani nel tradurre la fede in termini culturali e sociali. Aver visto come il Vangelo sia capace di incontrare tutti i popoli e le culture dovrebbe aiutarci ad avere fiducia che, così come questo stesso Vangelo ha saputo trasformare le culture del passato, è certamente capace anche oggi di permeare la nostra cultura.
Se c’è una parola che ricorre nei commenti dei nostri giovani a questa Gmg è «missione». Come va tradotta questa intuizione a caldo?
Missione non è soltanto dire all’altro il Vangelo, ma anche creare un ambiente favorevole ad accoglierlo. Nel terzo anno dell’Agorà dei giovani che ci attende vorremmo far capire che non basta una missione di annuncio: occorre lavorare alle condizioni che aprono all’accoglimento di una proposta di fede. E questa è un’operazione di tipo culturale.
Pensa a un impegno diretto dei giovani dentro il Progetto culturale della Chiesa italiana?
Sono convinto che i giovani possano fare molto, perché non subiscono le schiavitù degli adulti nei confronti della cultura egemone: hanno lo spirito più libero, non si lasciano catturare da chi li vuole asservire ad altri interessi. La loro libertà diventa una grande chance per potersi affrancare dai pregiudizi culturali che a volte fiaccano le nostre comunità.
Da una Giornata mondiale all’altra, vede maturare questi giovani delle Gmg?
C’è una maturità spirituale che cresce, certo: penso all’adorazione della veglia di sabato, con 15 minuti di silenzio impressionante, e i giovani erano decine di migliaia. Penso anche che le generazioni cambiano, e ognuna porta una sua impronta. Per questo sono molto grato ai preti che hanno accompagnato così numerosi i loro giovani prendendosene cura: a cadenze di cinque-sei anni devono ricominciare con altre persone, che sono ogni volta un nuovo mondo.
Che prova hanno dato di sé i giovani italiani venuti a Sydney?
Molto buona. Ho visto sempre nei gruppi un punto di riferimento più adulto che li ha tenuti insieme e che è il garante di un cammino comune. C’è stata anche una densità culturale e identitaria molto forte, che si è espressa attraverso i simboli dell’appartenenza al nostro Paese. Non è nazionalismo stantio ma il segno che ci si sente di casa dentro un mondo globale che ti chiede di continuo chi sei.
Tanti in Italia li hanno seguiti a distanza...
Mi sembra uno degli aspetti più interessanti di questa Gmg. Sydney 2008 ci ha fatto toccare con mano come i mezzi di comunicazione possono diventare uno strumento vero di pastorale. È un’idea che ci siamo detti tante volte ma che qui abbiamo osservato all’opera. Vedere Avvenire stampato e diffuso a Sydney, sapere che in Italia c’erano migliaia di giovani che in contemporanea con gli appuntamenti chiave della Giornata si riunivano attorno ai loro educatori e ai vescovi per fare la loro Gmg «a distanza» grazie a Sat2000 e InBlu, mi sembra un modo concreto per dire che vale la pena continuare su questa strada. Dall’Australia appare chiaro che occorre un maggiore impegno sulle comunicazioni sociali.
Qual è la prima cosa che suggerisce di fare ai giovani appena tornati alla loro vita di ogni giorno?
Riprendere i discorsi del Papa e rileggerseli bene: c’è molto da approfondire e da fare.
© Copyright Avvenire, 24 luglio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento