14 settembre 2008

Il Papa a Parigi fra Eliseo, mondo della cultura e Notre Dame: i commenti di Politi ed Accattoli


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Il Papa a Parigi: C' è bisogno di Dio

Repubblica — 13 settembre 2008
pagina 6 sezione: POLITICA ESTERA

MARCO POLITI

Il mondo ha bisogno di Dio.
Nella Francia, dove solo l' otto per cento va a messa - e nemmeno ogni domenica - Benedetto XVI si presenta sulle orme di Paolo apostolo.
«Dio è diventato veramente il grande Sconosciuto - esclama parlando davanti agli accademici di Francia e agli ex capi di stato Giscard d' Estaing e Jacques Chirac nello splendido collegio gotico dei Bernardini - eppure l' attuale assenza di Dio è tacitamente assillata dalla domanda che lo riguarda. Cercare Dio e lasciarsi trovare da Lui è oggi non meno necessario che nei tempi passati».

A Parigi, nel cuore dell' Europa, Ratzinger arriva da messaggero della buona novella, non da arido professore. Certo, il discorso che tiene al mondo della cultura è un dotto excursus sul monachesimo occidentale, la parola di Dio, l' interpretazione del suo spirito, il rifiuto dell' arbitrio soggettivo e del fanatismo fondamentalista, ma l' intento con cui Ratzinger è arrivato non è di impartire una lezione.

«Seminatore di carità e di speranza», si definisce poeticamente all' Eliseo di fronte al presidente Sarkozy. «Testimone di un Dio che ama e che salva».

E agli accademici ricorda che se in Europa resta solo una cultura positivista, che non accetta la ricerca di Dio o la confina nell' individuo, «sarebbe la capitolazione della ragione, il tracollo dell' umanesimo», in ultimo un favore al fondamentalismo.
C' era grande attesa su ciò che il Papa avrebbe potuto dire sul rapporto tra religione e laicità. Anche perché Sarkozy da tempo ha lanciato la parola d' ordine della «laicità positiva».
Benedetto XVI non è stato elusivo. «Tra laicità e fede non c' è contrasto», ha proclamato mentre ancora era sull' aereo. «La religione non è identificabile con lo Stato.
La religione non è politica e la politica non è religione». Così quando Sarkozy, con gesto di particolare riguardo, ha rotto il protocollo venendo ad accogliere insieme a Carla Bruni il pontefice ai piedi della scaletta dell' aereo, il segnale era già stato dato. All' Eliseo papa Ratzinger ha ribadito il motto evangelico di dare a Dio e a Cesare ciò che loro appartiene nella distinzione tra ambito politico e ambito religioso, ma soprattutto ha riconosciuto il pluralismo contemporaneo, evitando di presentare la fede come portatrice di un supplemento d' anima che gli «altri» non avrebbero.
La religione, ha dichiarato, ha una «funzione insostituibile per la formazione delle coscienze» e bisogna essere consapevoli del «contributo che essa può apportare, insieme ad altre istanze, alla creazione di un consenso etico di fondo nella società». E subito ha continuato indicando i campi di «sollecitudine» della Chiesa cattolica: il destino dei giovani, il fossato crescente e silenzioso tra poveri e ricchi, la salvaguardia del Creato e - con riferimento alla presidenza francese dell' Unione europea - i rischi di una nuova guerra fredda. Nel palazzo presidenziale è apparso per un attimo - nel solenne procedere del corteo presidenziale e papale - il dream team di tutti i rotocalchi. Don Georg e Carlà affiancati di scorcio. Il monsignore charmant, la presidenta fascinosa. Lei in tailleur grigio perla, pudicamente al di sotto del ginocchio, i capelli ramati raccolti in un codino da liceale, con una ciocca ribelle che ogni tanto le cadeva in fronte. Lui impeccabile nella talare nera, fascia violacea, i capelli biondi appena spruzzati di bianco. Poi l' attenzione è stata tutta presa dal discorso eloquente e appassionato di un Sarkozy che ha perorato la causa di una laicità che include e non rifiuta l' apporto delle religioni e della religione cristiana in particolare. Si tratta di un patrimonio vivente di pensiero non solo su Dio, ma sull' uomo, la società, la natura, di cui «sarebbe una follia privarsi».
La laicità aperta, ha proseguito, è un invito al dialogo, alla tolleranza, al rispetto. «Dio sa - ha esclamato Sarkozy con studiata spontaneità - quanto la società abbia bisogno di tolleranza». Benché il presidente sia stato attento a citare spesso le religioni al plurale, a chiamare in causa per il loro ruolo positivo anche le «tradizioni filosofiche», a sottolineare che «agnostici e non credenti - presenti nel salone dell' Eliseo - sono anch' essi impegnati per il bene comune», l' elogio così sottolineato del cristianesimo e delle credenze religiose ha irritato parecchio gli ambienti laici. Sarkozy lo sapeva in anticipo e ha voluto andare per la sua strada, elogiando le radici cristiane della Francia e scandendo: «Il dialogo con le religioni e tra le religioni è la sfida principale del secolo. Non vogliamo guerre di religione. Rispetto le religioni, conosco i loro errori, ma conosco il ruolo che giocano nella costruzione dell' umanità». La ricerca di spiritualità, ha concluso, non è un pericolo né per la democrazia né per la laicità.
In serata Benedetto XVI, dopo un breve incontro con la comunità ebraica, si è recato a Notre Dame, accolto da una folla di giovani entusiasti.
Oggi, dopo la messa sulla spianata degli Invalidi, si trasferirà a Lourdes. Ha già fatto sapere che più che i miracoli conta l' incontro con la Madre di Cristo. E quanto alla messa preconciliare su cui la Francia è divisa - ha spiegato ai giornalisti - l' averla autorizzata «non è un passo indietro», ma un gesto di tolleranza pastorale per le generazioni che l' hanno amata. Ai lefebvriani il Papa tende ancora la mano: «Nessuno è di troppo nella Chiesa. Tutti possono e devono trovarvi il proprio posto», ha ribadito durante i vespri in cattedrale.

© Copyright Repubblica, 13 settembre 2008 consultabile online anche qui.

Ratzinger loda Sarkozy e la sua «laicità positiva»

«La diffidenza del passato si è trasformata in dialogo sereno» «Un mondo senza Dio sarebbe il tracollo dell'umanesimo»

Luigi Accattoli

DAL NOSTRO INVIATO

PARIGI — Appena arrivato a Parigi il Papa tedesco invita la Francia a una «nuova riflessione » sulla laicità e applaude al presidente Sarkozy che l'aveva salutato parlando di «laicità positiva».
Più tardi dice parole forti, appassionate, sulla Shoah: «Dio non dimentica » e invita il «mondo della cultura» a non censurare la domanda su Dio: «sarebbe un tracollo dell'umanesimo». Infine si gode il tripudio dei giovani, in serata, prima e dopo la celebrazione dei Vespri in Notre-Dame.
Le parole forse più pungenti rispetto al dibattito pubblico francese il Papa le pronuncia all'Eliseo, rispondendo al saluto di Sarkozy: «La diffidenza del passato si è trasformata poco a poco in un dialogo sereno e positivo», dice con riferimento ai conflitti storici in materia di rapporti Chiesa-Stato. «Lei — continua rivolgendosi al presidente — ha del resto utilizzato l'espressione di "laicità positiva" per qualificare questa comprensione più aperta».
In un momento di «incrocio delle culture» come l'attuale — dice ancora — «una nuova riflessione sul vero significato e sull'importanza della laicità è divenuta necessaria ». Si dovrà tener ferma — argomenta — «la fondamentale distinzione tra l'ambito politico e quello religioso » ma si dovrà «dall'altra parte prendere una più chiara coscienza della funzione insostituibile della religione per la formazione delle coscienze ». Quanto ai problemi sui quali la religione può contribuire a creare un «consenso etico» il Papa cita i giovani («la mia preoccupazione più grande»), i poveri, «lo stato del nostro pianeta».
La visita del Papa «è iniziata sotto i migliori auspici» ha detto poco dopo il portavoce vaticano, accennando alla «cordialità» con cui Benedetto è stato accolto all'Eliseo e per le strade. E infatti lo staff vaticano non avrebbe potuto desiderare un interlocutore più vicino alle preoccupazioni del Papa, almeno nell'uso delle parole, di quanto non si sia mostrato il presidente francese: «Sarebbe una follia privarsi dell'apporto delle religioni, un errore nei confronti della cultura e del pensiero», aveva detto. E ancora: «Nella Repubblica laica che è la Francia tutti vi accolgono con rispetto come capo di una famiglia spirituale il cui contributo alla storia del mondo e della civiltà non è contestabile, né contestato».
Papa Benedetto era arrivato all'aeroporto di Orly con un aereo dell'Alitalia poco dopo le 11 ed era stato accolto dal presidente accompagnato dalla moglie Carla Bruni. Lo scambio dei discorsi c'è stato subito dopo all'Eliseo, nel Salone delle feste. Dopo il pranzo e un'ora di riposo Ratzinger ha ricevuto in Nunziatura alcuni rappresentanti della comunità ebraica ai quali ha detto le parole forse per loro più gradite da quando è Papa.
Primo punto: «La Chiesa rispetta i figli dell'Alleanza come suoi amati fratelli nella fede». Secondo: «Essere antisemiti significava anche essere anticristiani». Terzo l'omaggio alla Shoah, cioè «a coloro che sono morti ingiustamente e a coloro che si sono adoperati perché i nomi delle vittime restassero presenti nel ricordo: Dio non dimentica».
Rumorosa e festosa è stata subito dopo l'accoglienza che gli hanno fatto i giovani all'arrivo a Notre-Dame e un'ora dopo all'uscita dalla basilica. «Non abbiate paura» ha detto loro parlando il linguaggio di Papa Wojtyla e «io conto su di voi».

© Copyright Corriere della sera, 13 settembre 2008 consultabile online anche qui.

Veramente belli gli articoli di Politi ed Accattoli.
R.

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