4 settembre 2008

Lucetta Scaraffia: «Ho violato un tabù. Ma in Vaticano molti pensano come me» (Barbieri)


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«Ho violato un tabù Ma in Vaticano molti pensano come me»

di Eleonora Barbieri

La voce è flebile. Ma non perché sia abbacchiata: «Ho la bronchite» spiega Lucetta Scaraffia. Storica, membro del Comitato nazionale di bioetica, la donna che ha riaperto il dibattito sui trapianti con il suo commento sull’Osservatore romano non si scompone di fronte alle critiche. «Ho solo segnalato un tema discusso da medici e scienziati».

Non si aspettava le polemiche?

«No, ho solo recensito due libri. Ho detto una cosa che esiste, solo che in Italia è poco nota: c’è un dibattito, animato da medici e scienziati, sulla definizione di morte cerebrale del rapporto di Harvard. Dopo quarant’anni mi sembra un ragionamento spontaneo: ci sono stati grandi progressi nello studio del cervello».

Allora perché tanto rumore?

«Evidentemente è un tabù terribile. L’ho scoperto ora».

A quali ricerche scientifiche si riferisce?

«C’è un dibattito aperto, libri che ne parlano. Ci sono stati due casi di donne, per le quali era stato dato il permesso di espiantare gli organi e, poi, si è scoperto che aspettavano un figlio; una ha avuto un aborto spontaneo, l’altra ha partorito. Se una rimane incinta vuol dire che non è proprio così cadavere».

Il suo è un commento da storica, da bioeticista? Da cattolica?

«Il fatto che sia cattolica permea tutta la mia vita. Io sono una storica interessata alla bioetica. E credo che la bioetica abbia bisogno della storia: perché i progressi degli ultimi anni non vengono presi in considerazione?».

Quando introduce il concetto di persona, non confonde ambiti diversi?

«Ci sono questioni che spettano agli scienziati, ma sulle quali anche i profani possono riflettere: se i medici non avessero scoperto la gravidanza, a quelle donne avrebbero espiantato gli organi. Quando parlo di persona, mi rivolgo al mondo cattolico: è un concetto che tiene legato tutto, l’intero. Ed è il motivo per cui la chiesa non considera morente Eluana: perché è persona anche il suo corpo, che è vivo».

Il Vaticano ha preso le distanze dal suo articolo.

«Il Vaticano ha detto una cosa giustissima: la dottrina morale della chiesa non cambia. Però ci sono persone d’accordo con me, anche in Vaticano e fra i medici cattolici».

La sua posizione è piuttosto forte. Da dove nasce?

«Da storica mi sono occupata a lungo di donne e religione. Il passo dai temi del femminismo e dell’aborto alla bioetica è stato breve».

Non si sente più realista del re?

«La definizione di morte cerebrale non è un dogma. I cattolici pensano, hanno idee».

Un commento di una donna sull’Osservatore romano è già una rarità. Poi scatena anche un putiferio. Che ne dice?

«Per fortuna le donne laiche iniziano ad avere voce nella chiesa: è un segnale importante».

Di solito è d’accordo col Vaticano?

«Di solito sì. Ho solo proposto questo articolo al direttore; lui l’ha trovato interessante e l’ha pubblicato».

Ammetterà che si trova in minoranza.

«Non so se sono così in minoranza... Lo sono rispetto alle voci che parlano, ma molti hanno paura di mettere in discussione le regole sui trapianti. Anche perché è un problema delicato, è coinvolta gente che soffre. Ma non sono sola».

Allora è contenta delle polemiche?

«Avrei preferito una discussione più pacata. Certe reazioni forti sono state scatenate semplicemente dall’aver toccato l’argomento. I sostenitori del rapporto di Harvard possono esporre le loro ragioni, ma di queste cose si deve parlare».

Anche se pochi sono dalla sua parte?

«Le minoranze possono cambiare il modo di pensare. La scienza non è democratica».

© Copyright Il Giornale, 4 settembre 2008 consultabile online anche qui.

La "provocazione" (se mi passate il termine) di Lucetta Scaraffia non puo' lasciare indifferenti perche' parliamo del concetto di persona, di dignita' e delle norme che stabiliscono quando e' possibile espiantare gli organi.
Sono molto toccata dal ragionamento della professoressa, mi fa riflettere, ma devo anche essere sincera e dire che sono iscritta all'AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi) da quando avevo diciotto anni e che considero la donazione un grande, immenso, atto d'amore verso il prossimo.
E' giusto che lo scriva, ma la mia scelta non mi impedira' di dare voce a chi, come Lucetta Scaraffia, e' portatrice di idee meritevoli di attenzione pur diverse dalle mie
.
R.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ancora una volta è sconsolante vedere quanta confusione venga fatta fra vita biologica e vita umana.
Il caso delle due donne che aspettavano un figlio è usato in questo caso come schermo per le paure più inconfessate, ma nulla toglie alla validità del concetto, acettato anche dalla Chiesa Cattolica, secondo cui è la Vita umana da tutelare e non solo la vita biologica.

Anonimo ha detto...

Mi pare del tutto inappropriato il riferimento ad Eluna Englaro nel contesto della "provocazione" sulla donazione di organi.

Eluana respira in modo autonomo e non ha bisogno di macchinari per continuarlo a fare.

Il potenziale donatore è stabilmente attaccato ad una macchina, senza l'ausilo della quale il suo respiro si blocca immediatamente.

Sottoscrivo in toto che "la definizione di morte cerebrale non è un dogma", come nulla lo è in medicina.

Luigi (medico)

Anonimo ha detto...

Due osservazioni:

La prima.
Il riferimento al caso di Eluana mostra chiaro che la Scaraffia non ha chiara la differenza tra "stato vegetativo", ed è questo il caso di Eluana, e "morte celebrale".
Eluana è in stato vegetativo: a causa dei danni al cervello non è più in stato di coscienza, e quindi non può alimentarsi. Gli somministriamo perciò solo gli alimenti necessari alla sua vita. Ma la sua situazione è ben diversa da quella della "morte celebrale", dove il cervello è completamente morto e alcuni organi sono tenuti in funzione dalle macchine.
La Scaraffia richiama il caso di Eluana a sua difesa e non si avvede evidentemente che si tratta di una cosa diversa da quello su cui lei è intervenuta. Questo dimostra con quale competenza parli di questi problemi la Scaraffia.


E la seconda osservazione è conseguente. Ma perché la Scaraffia non lascia parlare gli studiosi, i medici e i ricercatori che si dedicano a capire il problema? Cosa ne sa lei di scientifico, dal momento che fa altro di mestiere, per parlare dall'Osservatore Romano in questo modo?
Un mio amico medico mi ha detto a proposito: "ma la Scaraffia è mai entrata in una sala operatoria a vedere una persona in stato di morte celebrale"?
Mi piacerebbe fare alla Scaraffia la stessa domanda e chiederle pure se non sia meglio che lei si "accontenti" di fare il suo mesterie con competenza, lasciando agli altri di fare il proprio. Ne guadagneremo due volte.

Raffaella ha detto...

Non e' necessario essere medici per esprimere un parere che riguarda la vita umana.
R.

Anonimo ha detto...

"Non e' necessario essere medici per esprimere un parere che riguarda la vita umana."

Ma sarebbe auspicabile capire di cosa parlano i medici prima di scagliarvisi contro ....