3 settembre 2008

La Betancourt racconta la prigionia al Papa, parla con lui della Bibbia e insieme pregano per chi è ancora sequestrato


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La Betancourt racconta la prigionia al Papa

ROMA

Emozionata, commossa, felice di aver «realizzato il sogno» di incontrare il Papa, un desiderio nato durante il sequestro ed espresso subito dopo la sua liberazione, due mesi fa. Ingrid Betancourt, per sei anni ostaggio delle Forze armate rivoluzionarie colombiane, è stata ricevuta ieri mattina da Benedetto XVI a Castel Gandolfo, in un'udienza privata durata venticinque minuti, durante la quale ha potuto raccontare al Pontefice «la sua esperienza spirituale della prigionia», parlare con lui della Bibbia («nella selva l'ho letta e riletta, ho trovato risposte a tutto»), pregare per le persone ancora sequestrate e perché si sciolga il «cuore duro e crudele» dei guerriglieri.
«Conoscere il Papa è stata un'esperienza straordinaria, è un essere della luce» pieno di «umanità e comprensione per l'essere umano», ha dichiarato la franco-colombiana in un'affollatissima conferenza stampa nella sede della Provincia di Roma, dove è stata accolta - insieme al presidente Nicola Zingaretti che ha rilanciato la campagna perché le venga assegnato il Nobel per la pace - da un caloroso applauso.
Più volte interrotta dalla commozione, Betancourt ha raccontato come il Papa abbia ascoltato la sua esperienza «elevandola in modo che diventasse utile per gli altri». E quasi ridendo ha ammesso di non aver seguito alla lettera il protocollo «perché appena sono entrata ho abbracciato il Pontefice e forse non potevo farlo».
A Benedetto XVI ha poi narrato come è nato il desiderio di incontrarlo, al termine di una giornata in cui era stata costretta, insieme ad altri compagni, a marciare «dall'alba al tramonto»: «Eravamo esausti - ha detto - con un sentimento di angoscia profonda. Ho acceso la radio e ho sentito la voce del Papa che pronunciava il mio nome. È stata come una luce».
Betancourt, che ieri era accompagnata dalla madre Iolanda Pulecio, dalla sorella Astrid e dai due nipoti, ha ripetuto più volte quanto sia importante, quando si è prigionieri, sapere che il mondo si sta mobilitando e per questo ha voluto ringraziare gli italiani per non aver dimenticato lei e gli altri ostaggi. «Saperlo - ha detto - ha fatto la differenza». Ai suoi carcerieri (degli «autistici» che «ascoltano solo se stessi») l'ex ostaggio ha lanciato un messaggio: «Il mondo vi sta guardando. Aprite il vostro cuore al di là dei calcoli politici e militari. Fate spazio alla pace nella vostra mente».
Per l'ex candidata alle presidenziali colombiane, che nel 2002 fu rapita proprio durante la campagna elettorale, la soluzione al conflitto nel suo Paese può arrivare solo attraverso «il dialogo e l'apertura».
Ma nel futuro di Ingrid non c'è «necessariamente uno spazio nell'arena politica»: tornare a fare politica in Colombia non è un'ipotesi del tutto esclusa, ma «non è una priorità». «In questo momento - ha spiegato - penso di dover compiere una missione per coloro che sono ancora nelle mani della guerriglia» e che lottano per la libertà. Come Aung San Suu Kyi, la leader dell'opposizione birmana e premio Nobel per la pace, da anni tenuta agli arresti domiciliari dalla giunta militare, e ricordata ieri da Betancourt e Zingaretti. Nessun accenno nella conferenza stampa - cui ha assistito anche il ministro degli Esteri ombra del Pd Piero Fassino - alle polemiche italiane sul presunto sostegno politico e finanziario alle Farc da parte di Rifondazione Comunista.
Questa mattina l'ex ostaggio vedrà al Quirinale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel pomeriggio incontrerà anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e il ministro degli Esteri Franco Frattini. «Sarei stata felice di incontrare il premier Silvio Berlusconi, ma non si può fare per ragioni di tempo».

© Copyright Eco di Bergamo, 2 settembre 2008

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