31 luglio 2007

Bizzarrie giuridiche: l'archiviazione del "caso mostra blasfema a Bologna"


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Che la Madonna non sia Dio è vero. Anche se i cristiani la venerano, con indomabile amore, come Theotócos: Madre di Dio. Un appellativo teologicamente corretto, su cui si pronunciò il Concilio di Efeso del 431, e che dunque induce a non banalizzare argomenti di tanto livello.
Resta il fatto che il provvedimento di archiviazione, emesso dalla procura bolognese, relativamente alla denuncia per vilipendio nei confronti degli autori di una blasfema e squallida manifestazione contro la Vergine, può anche essere in linea con le disposizioni in materia del codice penale, così come residuate dalla falcidie operata a più riprese dalla giurisprudenza della Corte costituzionale. La quale peraltro, è bene ricordarlo, ritenendo evidentemente legittima ed opportuna una tutela penale del sentimento religioso, ha più volte invitato il legislatore a rinnovare le disposizioni del codice penale del 1930 per armonizzarle con i principi e le norme della Costituzione.
Ma ora il problema è un altro. Qui non si tratta di tutelare penalmente Dio, Maria o i santi: che non hanno assolutamente bisogno delle nostre tutele. Qui si tratta di non ledere il sentimento religioso di chi crede; di non permettere che si possa offendere impunemente chicchessia.

Singolare, a questo riguardo, lo strabismo della nostra società che reagisce, e giustamente, alle offese recate al sentire delle minoranze e delle diversità le più varie, ma che non si sdegna con eguale vigore nel caso che le offese riguardino la tradizione cattolica ed un numero non trascurabile di cittadini.

Il problema ovviamente non è solo penale. Il problema è anche e prima di tutto culturale, educativo, di civismo, perché il ben vivere di una società è legato anche ad una politesse nei rapporti pubblici; la salute di una democrazia dipende pure da una correttezza formale nelle relazioni tra consociati. Come diceva René Remond, un minimo di inquadramento etico è indispensabile allo Stato di diritto e all e libertà pubbliche.
In effetti, i vincoli di appartenenza vanno alimentati, ma offese a persone e a gruppi li illanguidiscono e li tranciano. Atti offensivi di quanto alcuni hanno di più nobile e di più caro non compromettono, irreparabilmente, ogni possibilità di stima tra persone che pure sono chiamate a convivere? Non rendono impossibile qualsiasi dialogo e difficilmente perseguibile la tanto conclamata tolleranza? E la pubblica autorità non deve, forse, preoccuparsi di ogni cosa che possa minacciare l'armonia e la pace sociale?
Colpisce pertanto che coloro che hanno influenza sull'opinione pubblica, e tra questi innanzitutto i mass-media che di fatto svolgono potentemente una funzione culturale e persino pedagogica, non avvertano l'insostenibilità di certe contraddizioni e non impegnino le loro forze di moral suasion contro degradazioni del vivere comune che non fanno bene a nessuno.
Anche questa è, a ben vedere, una questione di laicità.

© Copyright Avvenire, 31 luglio 2007

Bologna, decisione di Enrico Di Nicola: «Per documentarmi ho studiato anche nei fine settimana». Trasmessi gli atti al prefetto

«La Madonna non è divinità. Non c'è bestemmia»
Il procuratore archivia l'accusa contro gli organizzatori di «Maria piange sperma»

Giulia Ziino

MILANO — Era cominciata e finita nel giro di pochi giorni. Una polemica estiva ma di quelle che toccano gli animi: la prevista messa in scena, a Bologna, di uno spettacolo dal titolo «La Madonna piange sperma». Ora, la parola «fine», arrivata dopo poco più di un mese dagli eventi, rischia di riaccendere la miccia: perché a chi gridò alla bestemmia, il procuratore capo di Bologna risponde che così non fu. Il motivo? Tecnicamente, bestemmia solo chi offende una divinità, «e la Madonna non lo è».
Partiamo dall'inizio: a metà giugno nel quartiere San Vitale, compare sui muri delle case il programma di una manifestazione estiva ospitata negli spazi di vicolo Bolognetti.
Tra gli spettacoli in cartellone c'è una performance, promossa dall'associazione gay «Carni scelte », dal titolo «La Madonna piange sperma». Scoppia il caso: la curia cittadina parla di «bestemmia abominevole», il sindaco Cofferati di «inaccettabile volgarità che offende credenti e non credenti», l'arcivescovo Carlo Caffarra celebra una messa «riparatrice» nel santuario di San Luca. La polemica cresce — l'evento, tra l'altro, è patrocinato dal ministero delle politiche giovanili, dalla Regione e dal Comune — e non si placa finché gli organizzatori non decidono di cancellare lo spettacolo (previsto in scena per il 29 giugno scorso).
Storia finita per tutti, ma non per Fabio Garagnani, deputato bolognese di Forza Italia, che denuncia per vilipendio gli organizzatori della performance incriminata. La pratica va avanti e finisce sotto gli occhi del procuratore capo di Bologna Enrico Di Nicola. Che ora, a un mese e mezzo di distanza, rende nota la sua decisione, maturata — dice — dopo lunghe riflessioni e in una lettera, inviata al gip di Bologna pochi giorni fa, fa richiesta di archiviazione per la denuncia di Garagnani. Motivo: in questo caso, il reato di vilipendio alla religione non sussiste. «Perché — dice oggi Di Nicola al Corriere di Bologna — per il codice la bestemmia è tale solo se indirizzata a santità o divinità e la Madonna, per i teologi, non rientra in nessuna di queste categorie».
Per dirimere il caso, Di Nicola si è appellato alla sentenza della Corte costituzionale del 18 ottobre 1995, che dichiara l'illegittimità costituzionale del primo comma dell'articolo 724 del codice penale («Bestemmia e manifestazioni oltraggiose verso i defunti ») che considera colpevole di bestemmia chi offende «i simboli o le persone venerati nella religione dello Stato». Dopo quella sentenza, il reato di bestemmia è limitato a chi oltraggia la «divinità». E se la Madonna divinità non è (ma «simbolo» o «persona ») bestemmia non c'è stata.
Ineccepibile dal punto di vista giuridico. Da quello teologico, Di Nicola dichiara di essersi documentato per settimane, «studiando anche nei weekend». Ma non cita le sue fonti. Vedremo cosa ne penseranno curia e fedeli che, dopo aver vinto la battaglia di metà giugno, ora si vedono non offendere, ma addirittura negare la natura divina della Vergine. E dopo le scuse in tv (le fece, tra gli altri, un ospite a cui scappò una bestemmia durante una trasmissione di Maria De Filippi, nel '99) e le più varie proteste di innocenza («Invocavo Zizou, non Gesù» disse una volta Tullio Solenghi) vedremo se la vicenda di Bologna farà scuola.

© Copyright Corriere della sera, 29 luglio 2007

Ma certo! Fara' scuola, vero? Si potra' bestemmiare senza pudore? Ma che bravi! Una domanda: si potra' insultare solo la Santa Vergine o anche Maometto? Mi pare che egli sia un profeta e non una divinita'. Sara' permesso anche questo? E poi? E poi? E dopo?
Raffaella


Se il tribunale non rispetta la Madonna meglio una giustizia all’americana

di Redazione

Quando i giornali ci raccontano le vicende di giudici che ormai non solo fanno politica ma cancellano con un tratto di penna persino la divinità della Madonna, penso che la giustizia italiana dovrebbe funzionare come quella che siamo abituati a vedere in certi film americani. Dove il giudice alle prese con casi particolari che investono la coscienza del Paese, prima di leggere la sentenza, batte il martelletto sul suo scranno, chiede silenzio e poi spiega con poche, meditate parole le ragioni della decisione che sta per prendere. E allora immagino quello che il magistrato di Bologna avrebbe dovuto dire agli imputati in piedi nell’aula davanti a lui, accusati di aver oltraggiato la figura della Madonna con una mostra che appare più crudele di una bestemmia perché nella performance della «Madonna che piange sperma» traspare ben di più di un semplice insulto.

Qualcosa che suonasse più o meno così: «Speravo mi venisse risparmiato di essere chiamato un giorno a dover misurare con il metro della giustizia la cattiveria e la stupidità dell’uomo, anche in materia di religione. Vi ho ascoltato dire, signori imputati, che non avete fatto nulla di male dal momento che la Madonna non è una divinità e quindi secondo le nostre leggi chiunque ha la libertà di raffigurarla come più gli piace. Non avete compreso lo spirito della legge ma soprattutto non avete voluto comprendere chi sia e cosa rappresenti Maria, una donna chiamata a diventare la madre di Dio. E questa è una mancanza grave per chi si assume il compito di fare cultura, sia pure attraverso lo strumento dello scandalo e della provocazione. Perché la divinità di Maria sta proprio qui: essere parte dell’umanità e delle sue sofferenze e al tempo stesso parte del progetto di Dio che si fa uomo perché l’uomo possa imparare a conoscerlo e a trovare in Lui la ragione che gli sfugge della sua esistenza. Guardando alle violenze del mondo, papa Wojtyla disse una volta: “Fermatevi davanti al bambino, nei bambini c’è tutta la nostra speranza di un mondo migliore”. Allo stesso modo ritengo che tutti noi, cristiani e non cristiani, abbiamo il dovere di fermarci davanti alla figura della madre di Dio. In quella figura c’è molto di più di un semplice simbolo o di una semplice persona, c’è una sacralità che ognuno di noi non può disconoscere e che non merita di essere offesa a meno che non riteniate sia lecito offendere Dio stesso. Signori imputati, se guardiamo bene alle nostre leggi e a quello che ci dicono riguardo al vilipendio della religione, questo senso del limite è proprio ciò che comunque cercano di comunicarci. E quindi vi ritengo colpevoli del reato che vi viene ascritto e vi condanno all’unica pena che giudico adeguata: una visita al santuario di Fatima. Andateci con spirito libero, andateci pure con l’animo di chi non crede: quel luogo vi parlerà meglio di quanto possa aver fatto in quest’aula di tribunale un semplice magistrato, di religione e di rispetto, della divinità di Maria e della natura degli uomini».
Mi piace immaginare così ciò che avrebbe potuto dire il procuratore capo di Bologna, Enrico Di Nicola, se solo avesse voluto farlo. Ha preferito invece riscrivere la storia del cristianesimo e sentenziare che l’oltraggio alla Madonna non è una colpa. Ma sono sicura che la prima a perdonarlo - quanti di noi non sanno quello che fanno - sarà proprio la Madre che ha deciso di non riconoscere.

© Copyright Il Giornale, 31 luglio 2007


Quella bestemmia del giudice sulla mostra blasfema di Bologna

di GIANFRANCO MORRA

Piangeva, la Madonna, non lacrime, ma ****. Chi, invece, ha pianto lacrime è stato l'onorevole Fabio Garagnani, di Forza Italia, cattolico devoto e già "destro" della Dc. Egli ha denunciato gli organizzatori di una "performance" per vilipendio della religione. Lo spettacolo, programmato per giugno da un'associazione gay, con i soldi del ministero per le Politiche giovanili, della Regione e del Comune, era intitolato: "Carni scelte. La Madonna piange ****". Doveva essere allestito, subito dopo i festeggiamenti della Madonna di San Luca, protettrice della città, in quel Bronx di Bologna che è la zona universitaria. Lo spettacolo è stato cancellato (ma la brochure-programma è stata distribuita). Il cardinale Caffara ha tuonato e celebrato una Messa riparatrice, anche il sindaco Cofferati s'è incazzato. Ma ormai l'offesa alla Madonna c'era stata e la giustizia doveva seguire il suo corso. Siamo o non siamo in uno stato di diritto e nella sede della prima e (nel medioevo) più famosa Facoltà di giurisprudenza? La denuncia è stata esaminata nientemeno che dal procuratore-capo di Bologna, Enrico Di Nicola (tanto nomini!), il quale ha concluso che «il fatto non sussiste». La decisione di questo alto magistrato, che non pochi definiscono "di sinistra", è stata presa dopo un lungo studio «nei fine settimana» (forse ne aveva bisogno). La richiesta di archiviazione sarebbe giustificata dal fatto che il reato non c'è, per una ragione semplice: che la bestemmia riguarda la divinità, mentre lo sperma è stato attribuito alla Madonna, che divinità non è. Davvero una bella scoperta. Per sapere che la Madonna non è Dio, non c'era bisogno dell'acume del procuratore. La Chiesa non ha mai affermato la natura divina della Madonna. La quale è un essere umano, dotato, per volontà divina, di qualità superiori all'umano, definite dai due dogmi dalla "Concezione immacolata" (è priva del peccato originale) e della "Assunzione al cielo" (in anticipo su tutti gli altri mortali). Ma la Madonna, che non è Dio, ma Madre di Dio, è anche, ci dice il Concilio Vaticano II, «corredentrice», non per sua natura, ma perché ha nobilitato l'umanità (dice Dante) al punto che «il suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura». Garagnani non ha denunciato una «bestemmia», ma un «vilipendio alla religione». Non c'è bisogno di offendere Dio per fare vilipendio, basta oltraggiare le persone e i simboli più cari e sentiti dalla popolazione (chi potrà negare che il primo di tutti sia proprio la Madonna?). In fondo il criterio proposto dal procuratore, se applicato coerentemente, giustificherebbe altre performance, intitolate "Quello ****** di Mosé", "Buddha, un ******risentito", "******* Maometto". Nessuno dei tre, infatti, è una divinità, eppure il vilipendio della religione ci sarebbe tutto. E la coscienza religiosa dei fedeli di quelle religioni non lo consentirebbe. Noi riteniamo le note vignette su Maometto (ben meno offensive della performance) siano libera espressione della creatività artistica, ma gli islamici vi hanno visto un vero vilipendio alle loro convinzioni più radicate. Eppure, per loro, Maometto non è Dio, dato che solo Allah merita questo nome, e si offendono se li chiamiamo "maomettani" - meglio dire "islamici", cioè sottomessi e obbedienti. Anche per gli islamici la Madonna è "tutta santa"; come per Lutero, che ha scritto pagine sublimi su Maria. La mia prima impressione, che sono pronto a modificare quando leggerò nella sua integrità le argomentazioni del procuratore (per ora anticipate ad un sinistrissimo giornale bolognese), è che si tratti di un puro sofisma, non sappiamo quanto politicamente condizionato. Opportunamente il Catechismo della Chiesa Cattolica di Giovanni Paolo II sottolinea che la bestemmia riguarda in primo luogo la divinità, ma anche le parole «contro i santi e le cose sacre» (par. 2148). Per fortuna il sentimento religioso degli italiani è ancora così forte, da non accettare, oltre alle offese alla divinità, quelle, squallide e volgari, anche se pagate con danaro pubblico dagli amministratori dell'Ulivo, alle figure e ai simboli più sentiti e venerati dalla loro religione.

© Copyright Libero, 31 luglio 2007

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo dalle ceneri della “democrazia cristiana”, sparse con la benedizione dei soliti vescovi e cardinali, sul terreno ben arato e concimato dalla sinistra italiana - autrice di tale scempio -, sono spuntate sante margherite e sacri ulivi sovrastati da celesti aureole arcobaleno con svolazzar di immacolate colombe…!!! Quanta ipocrisia si è consumata da quel fatidico 17 febbraio 1992 e chissà quanto dovremo ancora attendere per riavere dei rappresentanti “cristiani” degni di tale appellativo, che possano finalmente contrastare certe nefandezze messe in scena dalla sinistra più blasfema, con la scusa dell’arte e della cultura e, soprattutto, in nome della “democrazia”!!!

euge ha detto...

Questa decisione di archiviare quanto è successo a Bologna non mi stupisce per niente!!!!!!!!! Se continuiamo anche noi cattolici a farci rappresentare dai vari Rutelli, Bindi e come dici tu bene Giampaolo dai rimasugli di DC e dagli ipocriti che si adagiano all'ombra dell'Ulivo!!!!!!!!!! Ma, del resto la colpa è anche nostra perchè se questi signori sono arrivati a tanto, vuol dire anche che da parte dei fedeli c'è un senso spiccato di menefreghismo, paura di essere additati come gente credulona e rispettosa di cose che nel 2007 sono superate e poi Bologna lo sappiamo tutti e rossa più del fuoco figuriamoci se potevano considerare reato offendere la Madonna!!!!!!!!!!!!!
Sere fa il Grillini ospite di otto e mezzo, difendava la mostra in questione in nome dell'arte ....... mi sono rifiutata di stare a sentire certe idiozie eppure è questa gente che fa opinione ............ Caro Giampaolo la colpa non è solo della politica ma, è anche ed in buona parte nostra che diamo spazio alle opinioni ed alle azioni di certa gente!!!!!!!!!!!!
Eugenia

lapis ha detto...

Bè, alla richiesta di archiviazione si può sempre proporre opposizione rimettendo al GIP la decisione; certo, il fatto che un procuratore della Repubblica motivi con una distinzione fra Dio e la Madonna sa un po' di intervento "a gamba tesa" nella dottrina cattolica, visto che le norme penali si propongono di tutelare il sentimento religioso in generale, indipendentemente dal fatto che l'offesa riguardi Dio in persona oppure la venerazione per la Madonna o i Santi. Se questo sentimento religioso di alcuni cattolici italiani risulta offeso il reato sussiste eccome: poi, quali siano i limiti della bestemmia lasciamolo stabilire a chi di dovere. A me la teocrazia non piace, ma il cesaropapismo nemmeno.