23 luglio 2007
Aggiornamento della rassegna stampa del 23 luglio 2007 (1) [Angelus del 22 luglio]
Vedi anche:
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«Con la guerra si aprono solo spazi di inferno»
Il Pontefice per la pace, ricordando gli appelli dei predecessori A Lorenzago il fratello di Papa Luciani, poi colto da malore
LORENZAGO (BELLUNO) La guerra è l'irruzione dell'«inferno» nel mondo, che altrimenti sarebbe «uno stupendo giardino», un «paradiso». E per fermarla, per porre fine alla «inutile strage» – di cui novant'anni anni fa parlava Benedetto XV – occorre «perseguire con tenacia la via del diritto», rifiutare «la corsa agli armamenti», smettere «di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi». Benedetto XVI ha scelto le montagne del Cadore, che novant'anni fa venivano insanguinate dalla Prima guerra mondiale, per lanciare un nuovo appello per la pace durante l'Angelus tenuto a Lorenzago davanti a circa cinquemila fedeli. «Mai più la guerra!», ha ripetuto sulla scia dei discorsi all'Onu di Paolo VI e Giovanni Paolo II.
Soprattutto ha rievocato la «Nota alle potenze belligeranti», con cui il 1° agosto 1917 Benedetto XV chiedeva che si ponesse fine al primo conflitto mondiale, per dire alle potenze attuali che non si può perpetuare la corsa al riarmo e non si possono affrontare «con vecchi sistemi» nuove situazioni di scontro. Secondo Ratzinger, per colpa della guerra, «in questo stupendo "giardino" che è il mondo, si aprono spazi di "inferno"». «Se gli uomini vivessero in pace con Dio e tra di loro – ha aggiunto – la Terra assomiglierebbe a un "paradiso"». Ma «il peccato ha rovinato questo progetto divino, generando divisioni e facendo entrare nel mondo la morte». In questo suo periodo di vacanza in Cadore, il Papa sente «ancor più intensamente l'impatto doloroso delle notizie» sugli «scontri sanguinosi e gli episodi di violenza che si verificano in tante parti del mondo», in contrasto con «il progetto di Dio», che «vuole fare del genere umano una famiglia». Da qui la voglia di «riflettere ancora una volta sul dramma della libertà umana nel mondo».
Ricordando Benedetto XV, Papa della Prima guerra mondiale (un modo per esplicitare anche i motivi della scelta del suo nome da Pontefice), Ratzinger ha detto che, «mentre imperversava quell'immane conflitto, egli ebbe il coraggio di affermare che si trattava di un'inutile strage». Una espressione che «si è incisa nella storia», ma che contiene «anche un valore più ampio, profetico», applicabile «a tanti altri conflitti che hanno stroncato innumerevoli vite umane».
Proprio i lutti e le distruzioni del primo conflitto mondiale «sono vicende da non dimenticare». «Bisogna fare tesoro – ha detto il Pontefice – delle esperienze negative che i nostri padri hanno sofferto, per non ripeterle». Per Ratzinger, «la Nota di papa Benedetto XV non si limitava a condannare la guerra», ma «indicava, su un piano giuridico, le vie per costruire una pace equa e duratura: la forza morale del diritto, il disarmo bilanciato e controllato, l'arbitrato nelle controversie, la libertà dei mari, il reciproco condono delle spese belliche, la restituzione dei territori occupati ed eque trattative per dirimere le questioni».
«La proposta della Santa Sede – ha detto – era orientata al futuro dell'Europa e del mondo, secondo un progetto cristiano nell'ispirazione, ma condivisibile da tutti perché fondato sul diritto delle genti». E questa «è la stessa impostazione che i servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno seguito nei loro memorabili discorsi all'Assemblea delle Nazioni unite, ripetendo, a nome della Chiesa: "Mai più la guerra!"».
Di fronte ai conflitti che tuttora devastano il mondo, di fronte alle nuove tensioni sulle possibilità di riarmo nate tra Russia e Stati Uniti, il Papa, «da questo luogo di pace in cui anche più vivamente si avvertono come inaccettabili le "inutili stragi"», ha rinnovato «l'appello a perseguire con tenacia la via del diritto, a rifiutare con determinazione la corsa agli armamenti, a respingere più in generale la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi». Ha invitato quindi i fedeli a unirsi all'Angelus come «speciale preghiera per la pace nel mondo».
Ad ascoltare Benedetto XVI c'erano, tra gli altri, il presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco, il patriarca di Venezia, cardinal Angelo Scola, il vescovo di Hong Kong, cardinal Joseph Zen Ze-Kiun, giunto con sessanta diaconi cinesi e fedeli della sua diocesi. C'era anche l'ex ministro Giulio Tremonti. Il Pontefice ha salutato anche il fratello di Giovanni Paolo I, l'anziano Edoardo Luciani, che però dopo l'incontro, complici la fatica e il caldo, ha accusato un malore. Portato per precauzione all'ospedale di Pieve di Cadore, è stato dimesso nel primo pomeriggio.
Fausto Gasparroni
© Copyright L'Eco di Bergamo, 23 luglio 2007
OLTRE DIECIMILA PERSONE A LORENZAGO PER IL PONTEFICE, CHE INCONTRA IL CARDINALE CINESE ZEN
Il Papa contro la corsa agli armamenti
GIGI PADOVANI
INVIATO A LORENZAGO (BL)
È un pressante appello a «rifiutare con determinazione la corsa agli armamenti», quello con il quale Benedetto XVI ha voluto marcare il suo primo Angelus a Lorenzago del Cadore, davanti alle 5 mila persone salite nel centro dolomitico per salutare il Papa in vacanza. In queste montagne, 90 anni fa, si combatterono aspre battaglie tra italiani e austro-ungarici e fu proprio «il mio venerato predecessore Benedetto XV», ha detto Ratzinger ieri, a indirizzare la sua celebre «Nota alle potenze belligeranti», il primo agosto 1917. Una lettera «profetica», secondo il Pontefice, alla quale si è ispirato in quanto non solo definiva ogni guerra come una «inutile strage», ma indicava, anche sul piano giuridico, le vie per costruire una pace equa e duratura: «La forza morale del diritto, il disarmo bilanciato e controllato, l’arbitrato nelle controversie, la libertà dei mari, il reciproco condono delle spese belliche, la restituzione dei territori occupati ed eque trattative per dirimere le questioni».
Ognuno può leggere, in questi passaggi, il riferimento alle situazioni incandescenti che trasformano in «spazi di inferno» questo «stupendo giardino che è il mondo», per usare le parole del Pontefice: Medio Oriente, Afghanistan, Iraq, trattative Usa-Russia sugli armamenti convenzionali in Europa, congelati da Putin. Papa Ratzinger è un intellettuale e un teologo, più che un predicatore pacifista come fu Giovanni Paolo II, ma la linea della Chiesa di Roma non cambia: il senso dei memorabili discorsi di Wojtyla e di Paolo VI alle Nazioni Unite, che fecero risuonare il loro «mai più guerra», sono rinnovati anche da Benedetto XVI. Il quale di suo ha aggiunto un passaggio significativo: l’appello a «respingere la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi». Un richiamo a Bush? Un monito a Putin? Forse il Pontefice sarà più esplicito nelle sedi opportune, come nel discorso che ai primi di settembre pronuncerà all’Aiea, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, nel quartiere generale di Vienna.
La strada che ha scelto Ratzinger, del resto, è quella della diplomazia e della «moral suasion». E lo ha dimostrato anche nell’apertura al dialogo con il governo di Pechino sulla vexata questio delle nomine di vescovi nella Chiesa cinese, sdoppiata in quella «ufficiale» riconosciuta dal regime e in quella obbediente al Vaticano. Ieri sul palco della piazzetta gremita di folla, c’era anche un personaggio molto importante nel gioco diplomatico con Pechino: il cardinale di Hong Kong Joseph Zen Ze-kiun. L’uomo-chiave delle relazioni tra Santa Sede e governo cinese ha pranzato con il Papa, insieme con il Patriarca di Venezia, Angelo Scola, e il presidente della Cei Angelo Bagnasco. Nessun commento sull’esito dell’incontro: il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi si è limitato a parlare di «presenza significativa» del cardinale Zen, e riferendosi alla lettera, ha aggiunto: «Aspettiamo di veder gli echi che avrà».
Il Pontefice ha anche incontrato i 22 sindaci della zona, il vicepresidente della Regione Veneto Luca Zaia e il vicepresidente di Forza Italia, Giulio Tremonti, che a Lorenzago ha la sua casa di vacanze: il Senatùr Umberto Bossi, pure annunciato, non s’è fatto vedere. Tra gli ospiti c’era invece il fratello di Papa Luciani, l’anziano Edoardo, che ha avuto un leggero malore per il caldo e l’emozione ed è stato ricoverato in ospedale per accertamenti. Domani, nuovo incontro pubblico di Benedetto XVI con il clero cadorino.
© Copyright La Stampa, 23 luglio 2007
Vogliamo uscire dagli stereotipi e dai soliti luoghi comuni mediatici? Che cosa significa affermare che il Papa non e' un predicatore pacifista ma un teologo? Forse che Benedetto XVI non ha mai fatto appelli per la pace? Il suo Pontificato e' costellato da inviti e suppliche. Credo che, prima di scrivere certe amenita', occorra contare fino a mille...
Raffaella
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