23 luglio 2007
Il Papa in Cadore: cronaca della quattordicesima giornata (2)
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E Ratzinger sale a Villapiccola tra i saluti e le grida della gente
LORENZAGO. Quando la prima parte dell’Angelus, con la preghiera, termina, altro fragoroso applauso e brevi rintocchi delle campane. Poi Benedetto XVI riprende con i saluti e si procede al baciamano e alla presentazione dei doni, fra i quali le stampe della Magnifica Comunità del Cadore. Poi, a mezzogiorno e mezzo, Benedetto XVI sale a Villapiccola. Benedice da lontano il santuario della Madonna della Difesa. Qualcuno grida «Georg, Georg», altri «Papa, papa». Ratzinger saluta un gruppo di vigili del fuoco americani, di Seattle, s’intrattiene con un centinaio di villeggianti e residenti. Benedice i bambini di Antoine Izoard, inviato di un’agenzia di stampa francese. «Lei è stato di parola, perché è ritornato», lo intrattiene un signore, mostrandogli la foto di un’udienza a Roma, in cui probabilmente lo aveva invitato in Cadore. Saluta, il papa, anche le cameriere dell’albergo Roma, affacciate alle terrazze.
Piazza Calvi sta sfollando. Giulio Tremonti passa lungo le transenne salutato calorosamente dai presenti. «Oggi parla uno solo», risponde sorridente ai giornalisti. Poi incontra padre Venanzio, che gli passa dei libri su Marco D’Aviano. «Uno anche per Bossi», assicura Tremonti. Che vede passare il segretario del vescovo Andrich e gli chiede: «Non ha per caso una corona del papa».
Lascia la piazza il vicario generale della diocesi, Da Canal. «Le raccomando», gli ho detto, «i poveri dell’America Latina. Il papa mi ha chiesto dove sono stato missionario. Gli ho risposto: in Brasile». «Grande, grande, grandissimo papa Ratzinger», afferma il sindaco Mario Tremonti. «L’ho ringraziato per il suo grazie e gli ho rinnovato l’invito per il 2008. Mi ha risposto: «A Dio piacendo».
© Copyright Corriere delle Alpi, 23 luglio 2007
C’è anche il presidente della Cei
LORENZAGO. Presenza inattesa quella dell’arcivescovo di Genova, Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Il Papa ha presentato alla folla di piazza Calvi gli illustri ospiti presenti, compreso il patriarca di Venezia cardinale Scola e il vescovo di Hong Kong Zen Ze-kiun. Il cardinale Bagnasco era stato oggetto di contestazioni e minacce a Genova.
© Copyright Corriere delle Alpi, 23 luglio 2007
Il vescovo: «Siate capaci di ascoltare»
Andrich ha presentato la diocesi al Pontefice «Lo inviteremo anche per il prossimo anno»
di Francesco Dal Mas e Marcella Corrà
LORENZAGO. Concelebrata dal vescovo Giuseppe Andrich con otto sacerdoti bellunesi e con il vescovo di Treviso Mazzucato, la messa di piazza Calvi è stata seguita con partecipazione e silenzio dalla folla di fedeli giunti per vedere e ascoltare l’Angelus del Papa. Il vescovo di Belluno e Feltre non ha mancato di sottolineare la meraviglia delle montagne «che fanno però pensare anche ai problemi che ci sono». Lo spopolamento, prima di tutto. L’omelia era incentrata sull’ascolto e sulla capacità di comunicazione. Capacità di ascoltare anche gli ospiti, ha detto Andrich.
Ad ascoltarlo c’erano anche molti di quegli ospiti di cui è ormai pieno il Cadore in questi giorni di vacanza. Moltissimi tra i presenti infatti erano turisti, arrivati dai paesi vicini o dalle numerose colonie che ci sono in tutta la zona. Si è rivolto anche a loro, Andrich, a coloro che vivono momenti di contemplazione della natura ma anche di contatto con la gente che in questa montagna cerca di vivere. A tutti è andato l’invito pressante del vescovo a non perdere «quei valori che ci portano a scoprire il senso della vita».
La messa, molto partecipata anche al momento della comunione, è stata accompagnata dai canti della Schola Cantorum di Lorenzago.
E’ toccato di nuovo a Giuseppe Andrich il momento successo, introdurre l’incontro con il Papa, quando all’inizio dell’Angelus il prelato ha presentato la sua diocesi, la diocesi che ha dato i natali a Albino Luciani.
«Quante volte abbiamo sentito il sacerdote Albino Luciani parlare del Papa come principio e fondamento di unità e ricordava le parole del Vangelo: “Pietro tu sei roccia e su questa roccia edificherò la mia Chiesa». Una roccia quella delle Dolomiti che ricorda la roccia di Pietro, ha detto Andrich.
Al termine della cerimonia, il vescovo si è affrettato a informarsi sulle condizioni di salute del fratello di Papa Luciani da lui nominato e in un qualche modo presentato al Papa stesso. Proprio fuori dalla tenda ospedale il vescovo ha risposto ad alcune domande su questa intensa mattinata.
Benedetto XVI è così soddisfatto del Cadore che tornerà nel 2008?
«Non faccio previsioni, ma noi vescovi (di Belluno-Feltre) e di Treviso, saremmo ben felici di invitarlo. Del resto, lo invitammo anche nel 2005, appena fatto papa».
Soddisfatto della risposta dei bellunesi e dei cadorini in particolare?
«C’è stata intensità di partecipazione. Ed ho riscontrato, mentre celebravo, una forte intensità anche di silenzi. Le parole di Benedetto XVI sono state ascoltate con molto, molto interesse. Da parte di quanti ho incontrato mi si è manifestata molta gioia. Tanti dei presenti, in difficoltà, in sofferenza, mi hanno avvicinato per ringraziarmi e dirmi che per loro questa è stata un’opportunità di consolazione, di conforto».
Lei ha avuto modo di incontrare e di parlare con Benedetto XVI. Come l’ha visto?
«Molto contento e riposato. Ovviamente con tutti i problemi che un papa deve comunque affrontare, anche se è in vacanza. Come un genitore con problemi familiari, infatti, o se vogliamo come un parroco, non ci si può mai liberare dalle preoccupazioni. Neppure per un giorno. Del restato abbiamo sentito anche dall’Angelus quanto il Santo Padre sia preoccupato dei conflitti e del sangue che scorre. Possiamo dunque parlare di vacanze, ma con registri del tutto particolari. Come, appunto, le vacanze che può avere un Papa».
E’ stato lei per primo, venerdì sera, in occasione del concerto dei cori del Cadore a fare precisi riferimenti alle guerre combattute anche su queste montagne...
«Il Santo Padre ha ripreso questi concetti e li ha sviluppati in misura molto puntuale. Ho letto parecchie cronache dal fronte della prima guerra mondiale e mi ha sempre colpito che nei momenti più delicati, come in quelli più normali, da una parte e dall’altra del fronte venissero intonati canti di pace. A volte addirittura insieme. L’animo della gente non desidera che la pace. La gente non lavora che per la pace. Il canto ne è l’espressione più simbolica».
Presente all’Angelus anche il vescovo emerito di Belluno Feltre, monsignor Maffeo Ducoli. Prima dell’Angelus Ducoli ha celebrato una messa a Laggio di Cadore in occasione della festa del Pan del Prà. Moltissime le persone che si sono avvicinate al vescovo Ducoli per salutarlo, baciargli l’anello, per ricordargli qualche episodio della sua lunga permanenza a Belluno.
«E’ una grande gioia per tutti che il Papa sia venuto tra noi» dice mentre passa tra la gente al braccio di un carabiniere, «cerchiamo di essere degni della sua presenza».
© Copyright Corriere delle Alpi, 23 luglio 2007
Il «paese del papa» ha iniziato ad animarsi all’alba
La piazza minuto per minuto
Per primo arriva l’edicolante, ultimo l’ex ministro Tremonti
LORENZAGO. Un bagno di folla, quello di Benedetto XVI a Lorenzago. E’ iniziato alle 5.15 e si è concluso 9 ore più tardi. Come certifica questa cronaca.
Ore 5.15. Tra i primi ad alzarsi a Lorenzago è l’edicolante Ermagora Costola. Si prepara all’assalto per i giornali, che però arrivano alle 6.45.
Ore 6. Aprono i due negozi di alimentari. Alle 7 sarà già coda. Con gli stessi carabinieri e poliziotti a fare razzia (pagando, ben s’intende) di bottiglie d’acqua minerale.
Ore 6.15. Le prime suore s’incamminano verso piazza Calvi. Le strade pullulano di uomini della protezione civile, carabinieri, poliziotti.
Ore 6.50. Il bar dell’albergo Dolomiti ha già distribuito una cinquantina di caffè.
Ore 6.55. Il vicequestore Manuela De Bernardin, con una cortesia unica, ma anche con un piglio che non consente repliche, conclude le prime disposizioni.
Ore 6.58. I cani poliziotto cominciano a familiarizzare con l’ambiente.
Ore 7. E’ già coda - per qualche metro - davanti agli ingressi in piazza. Arriva don Giuseppe Bratti, portavoce della diocesi: «E’ incredibile quanto sta accadendo a cinque ore dall’Angelus». Il primo concerto di campane dà la sveglia ai lorenzaghesi.
Ore 7.03. Tra i primi arrivi, quelli di una famiglia di Bassano, di Daniele Zonta. «Siamo partiti alle 5, un po’ in ritardo rispetto alla parrocchia di Belvedere. Abbiamo però l’impressione di essere un po’ in anticipo rispetto a loro».
Ore 7.05. In coda anche Giovanni De Donà, storico dell’Oltrepiave. Arriva da Laggio. «Voglio esserci anch’io, nonostante in paese si festeggi Pan del Pra, col vescovo emerito Ducoli e con l’assessore De Bona. Che saranno qui. In arena, a Laggio, hanno installato un maxischermo».
Ore 7.10. Due frati capuccini arrivano, ansimanti, con un gruppo della parrocchia di Mussoi, Belluno. Fra loro anche due novelli sposi, immigrati, Yaovi e Olga.
Ore 7.15. Il primario del Suem, Angelo Costola, verifica che i servizi sanitari siano pronti.
Ore 7.40. In piazza Calvi si materializza un gazebo del settimanale diocesano «L’Amico del Popolo». Che offre la prima pagina a chi si presenta per una foto.
Ore 7.45. Apre prima del tempo l’ufficio turistico. La coda è di una ventina di persone.
Ore 7.46. Il supermercato sta esaurendo le brioche. Ne vengono ordinate in pasticceria, a Domegge, altre 50.
Ore 7 58. Mancano più di due ore alla messa. Don Diego, il cerimoniere vescovile, è già sull’altare.
Ore 8.00. In chiesa non c’è la messa. Rimane a disagio chi non lo sapeva. Viene dirottato alla madonna della Difesa, dove ci sono 18 padri Cavanis a concelebrare.
Ore 8.06. In strada compare un banchetto: vende libri di «Lorenzago il paese del papa», medaglie, immagini del pontefice. Non mancano magliette con la foto di Ratzinger.
Ore 8.08. «Per vedere il papa sono partita alle 5 da Verona», racconta soddisfatta Caterina.
Ore 8.10. «Evviva il papa». Lo striscione è di Beatrice, una chierichetta della parrocchia della Gazzera, a Mestre.
Ore 8.11. Prova microfoni.
Ore 8.12. Cominciano le ispezioni, persona per persona, all’ingresso del settore libero.
Ore 8.13. Al bar dell’Albergo Dolomiti non si entra. C’è la coda fino in strada.
Ore 8.15 I volontari dell’Unitalsi di Belluno e Feltre arrivano con 50 persone in carrozzella. Verranno ammesse a un settore privilegiato.
Ore 8.20. Ecco il questore di Belluno.
Ore 8.25 Avanza, in forze, il gruppo parrocchiale di Trichiana, accompagnato da don Brunone. E’ l’unico che si presenterà con il cartello di indicazione della provenienza. Non mancano persone che arrivano con l’ombrello parasole dai colori vaticani.
Ore 8.27. Sopraggiungono le crocerossine e i volontari della protezione civile distribuiscono bottiglie di minerale.
Ore 8.30. Il primario Costola è soddisfatto. Ma ha un diavolo per capello, come confida ad un amico. «Per quanto riguarda le piazzole notturne, l’Enac ci fa rispettare anche le regole meno importanti, mentre al Sud le lascia interpretare. Pensa», fa Costola, «che a Belluno la piazzola non è in regola solo perché manca la scritta di ospedale civile».
Ore 8.32. Si rompe una transenna nei pressi del palco papale. Viene riparata con filo di ferro.
Ore 8.44. Scende in piazza Luigino Tremonti, presidente Ater. Conferma che il senatore Bossi non c’è. Racconta di aver incontrato il papa al “parco dei Sogni”, di avergli parlato con un amico, e di aver ricevuto un’impressione molto delicata.
Ore 8.45. Ecco il gruppo di disabili della Comunità “Santa Chiara” di Sottocastello.
Ore 8.49. Arrancano a piedi sulla salita di Lorenzago le “Figlie della Chiesa”, associazione di Levico Terme. «Siamo partiti verso le 5», fanno sapere, «non volevamo mancare».
Ore 8.50. Affrettano il passo i componenti della “Schola cantorum” di Lorenzago. «Abbiamo l’ennesima prova, perché ieri pomeriggio in chiesa siamo stati molto disturbati», riferisce Grazia De Donà.
Ore 8.53. I ragazzi della Genzianella, casa alpina di Sottomarina a Lorenzago, salgono fostosi gridando «Benedetto-Benedetto».
Ore 8.54. «Tutto bene e grazie di quanto scrivete», ci raggiunge il vescovo Giuseppe Andrich, che si spende in numerose strette di mano.
Ore 8.55. La catechista accompagna in chiesa i bambini della prima comunione di Lorenzago.
Ore 9.00. Qualche problema per i servizi igienici, alle scuole. Non sono stati ancora aperti.
Ore 9.02. Avanza il Corpo musicale di Auronzo, 30 elementi. Tra la messa e l’Angelus del Papa si esibiranno in un repertorio liturgico. Dopo l’Angelus in quello tradizionale. «“Signore delle cime” sarà il nostro pezzo forte», dice il direttore Rodolfo De Rigo Cromaro.
Ore 9.15. Sopraggiunge il direttore Usl Vielmo e chiede se tutto è a posto per il servizio sanitario.
Ore 9.20. «Questa è una promozione grandiosa delle Dolomiti», ammette Paolo Terribile, presidente della Camera di Commercio. «E’ un ritorno d’immagine in grande stile».
Ore 9.22. Transitano i carabinieri a cavallo. Altri loro colleghi salutano sull’attenti. Il cronista passa di lì e inopportunamente chiede: «Salutate i colleghi o i cavalli?». «I cavalli», ci viene risposto.
Ore 9.23. Si presentano i villeggianti del “Stella mattutina” di Gorizia.
Ore 9.25. Parcheggia Sergio Reolon, dietro la piazza. «Fino a questo momento tutto procede bene. C’è grande entusiasmo. Doneremo al papa un’acquaforte. Nella speranza che torni».
Ore 9.31. Riferisce il vigile Bortolo Nicolao: «I parcheggi verso il lago si stanno esaurendo».
Ore 9.33. «Tutto bene. Abbiamo creato i presupposti perché il papa ritorni», afferma il capo dei Forestali, Colleselli.
Ore 9.38. «Possiamo essere davvero soddisfatti di come stanno andando le vacanze del papa», dice il vescovo di Treviso, Andrea Bruno Mazzocato, all’arrivo in piazza. «Tutto sta procedendo molto, molto bene». Ratzinger, quindi, ritornerà l’anno prossimo? «Ne sarei felicissimo». Pochi minuti dopo arriva il prefetto di Belluno, Provvidenza Raimondo, portando un dono: un’opera dell’artista Facchin che dal bronzo fa rilevare Ratzinger, Wojtyla, Luciani e le Dolomiti.
Ore 9.40. De Nicolò, capo del Corpo forestale, è cortese, ma non vuol dire una parola su queste vacanze. Gli facciamo sapere quanto ci ha appena detto il vescovo di Treviso. «Se lo dice un vescovo che va tutto bene, io non posso dire di meno...». De Nicolò si inoltra verso il palco con la mamma.
Ore 9.44. Matteo e Chiara, accompagnati dai nonni, salgono verso la piazza. «Siamo di Frassené Agordino».
Ore 9.45. La statale viene chiusa ma fa in tempo ad arrivare un pulmann di 30 diaconi cinesi con famiglie, in tutto 60 persone, di Hong Kong, che accompagnano il cardinale Zen.
Ore 9.48. «Papa, noi peruviani ti vogliamo bene», è il cartello di una famiglia di Lima che in parte risiede a Lorenzago; il padre, però, è arrivato solo l’altro ieri.
Ore 9.50. Si fa vedere la banda di Rio Pusteria, valle dalla quale è originaria anche la famiglia della madre di Ratzinger. Pochi minuti dopo si materializzano 20 ragazzi polacchi.
Ore 9.57. «Come mai da queste parti?», chiediamo a Berto Luciani, il fratello del papa. «Sono venuto io, perché Benedetto XVI non viene a Canale», risponde. Nonno Luciani è insieme alla figlia Pia.
Pochi istanti dopo, ecco i Danzerini udinesi di Blessano.
Ore 10.00. Arriva con il fiatone l’on. Giulio Tremonti, a pochi minuti dall’inizio della messa. Davanti alla chiesa si fa il segno della croce.
Ore 10.02. Il vescovo Andrich inizia la celebrazione della messa in piazza. Tra i concelebranti il vescovo Mazzocato.
Ore 11.05. La messa sta per finire. Arriva, adeguatamente scortato, il presidente della Cei, Angelo Bagnasco. Sorride e si concede ai microfoni sulla liberazione di padre Bossi. «Grazie a tutti coloro che si sono adoperati per la sua liberazione. Siamo contenti».
Ore 11.10. Transita il patriarca Angelo Scola, diretto al castello Mirabello.
Ore 11.12. Il vicepresidente del Veneto Luca Zaia si presenta a padre Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. «Gli ho detto che la Regione è onorata di avere il papa come suo ospite. E che gli rinnoviamo l’invito».
Ore 11.20. Applausi per Maffeo Ducoli, vescovo emerito di Belluno-Feltre.
Ore 11.30. Concerto di campane a mano per un quarto d’ora, in attesa del papa. Telecamere e obiettivi puntati verso i giovani che, cuffia in testa, sembrano quasi saltellare tra un bronzo e l’altro. Poco dopo arriva l’auto con i cardinali Scola e Zen e con Bagnasco.
Ore 11.45. E’ atteso il papa. Ritarda. Si saprà più tardi che un uomo sospetto, con valigetta, è stato perquisito.
Ore 11.51. Ecco il papa, entra con l’auto fino davanti alla chiesa. «No, no», grida la gente in piazza. «E’ una vergogna, ce lo dovevano lasciar vedere»Sulla parete di una casa compare un grande striscione “Benedetto, Cesarolo ti ama”.
Ore 11.53. Il papa s’inginocchia in chiesa, a pregare davanti all’altare, dopo aver salutato alcuni bambini. Fa un inchino davanti alla Sindone. Esce e scoppia l’applauso.
Ore 11.54. Benedetto XVI si ferma a stringere calorosamente le mani a padre Venanzio.
Ore 12. Benvenuto commosso del vescovo Andrich, quindi l’Angelus del Papa, interrotto da 15 applausi.
© Copyright Corriere delle Alpi, 23 luglio 2007
Ma e' il Papa o un divo del rock? Bah!
Il malore di Edoardo Luciani
Collassa per il caldo e l’emozione, dimesso poco dopo
LORENZAGO. Edoardo Luciani è tornato nella sua casa di Canale d’Agordo ieri pomeriggio, dimesso dall’ospedale di Pieve di Cadore alle 15.30. Era stato ricoverato due ore prima, attorno alle 13.30, in seguito ad un malore che lo aveva colpito appena dopo la fine dell’Angelus. Edoardo Luciani si è accasciato mentre stava salutando le tante persone che lo applaudivano e gli volevano stringere la mano. Stava per rispondere alle domande dei giornalisti quando il caldo e l’emozione hanno avuto il sopravvento. Luciani, che ha 90 anni, è stato subito soccorso dal personale del Suem - 118 che era presente in forze e che aveva attrezzato un ospedale da campo poco lontano dalla piazza.
Cosa è accaduto lo spiega il primario del Suem Angelo Costola, che è rimasto vicino ad Edoardo Luciani per tutto il tempo: «Tutta colpa del caldo e dell’emozione. Ha avuto un forte calo di pressione e un lieve collasso». A soccorrere per prima Luciani è stata la figlia che lo aveva accompagnato a Lorenzago.
Sotto la tenda dell’ospedale Edoardo Luciani è rimasto per una mezz’ora. Gli è stata fatta una flebo di liquidi ed è stato subito sottoposto ad un tracciato per verificare lo stato di salute del cuore. «Tutto in regola», ha spiegato Costola. Per precauzione comunque è stato portato in ambulanza all’ospedale di Pieve di Cadore, da dove, ristabilito, è stato dimesso alle 15.30 ed è tornato a casa.
Una giornata molto emozionante, quella di Luciani, ieri a Lorenzago. Prima di tutto gli applausi che lo hanno accolto quando è arrivato sulla piazza. Il suo volto è conosciuto e i pochi che non sapevano chi era lo hanno scoperto subito. Ha assistito alla messa, poi all’attesa dell’arrivo del Papa, poi all’Angelus. Quasi tre ore sotto il sole che batteva forte. E poi l’emozione. Prima il vescovo di Belluno Giuseppe Andrich, lo ha presentato dal palco al Papa. Poi Ratzinger stesso lo ha salutato dicendo: «Sono molto lieto che sia presente il signor Edoardo Luciani, fratello del Servo di Dio Giovanni Paolo I: a lui rivolgo un particolare saluto, dal mio cuore con grande gioia. Grazie per la sua presenza». E di Albino Luciani ha detto: «Era un mio grande amico». Alla fine dell’Angelus nel lungo corteo di persone che sono salite a salutare il pontefice c’era anche lui, Luciani, con la figlia. Pia Luciani dopo ha raccontato: «Il Papa ci ha detto di essere stato molto vicino a mio zio e di farne spesso memoria». Poi l’anziano fratello di Giovanni Paolo I è sceso nella piazza e ha cominciato a salutare le tante persone che lo chiamavano da dietro le transenne. Pochi minuti, poi il malore. Per fortuna tutto si è risolto nel giro di poche ore, a testimonianza della tempra del «maestro» Edoardo Luciani. (ma.co.)
© Copyright Corriere delle Alpi, 23 luglio 2007
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