24 luglio 2007

La lettera del Papa alla Chiesa cinese commentata dai Vescovi della Cina


Vedi anche:

Il Papa e' arrivato ad Auronzo accolto da tremila fedeli festanti. Al termine Padre Lombardi riferira' sull'incontro con il clero

Oggi "question time" ad Auronzo con i sacerdoti di Belluno e Treviso

Il Papa in Cadore: cronaca della quindicesima giornata

SVOLTA STORICA: IL CAPO DELLA CHIESA PATRIOTTICA CINESE: ASPETTO IL PAPA A PECHINO

Lettera del Papa alla Cina: il Vaticano attende la mossa di Pechino

Lettera del Papa alla Cina: intervista a Raphaela Schmid

SPECIALE: LA LETTERA DEL PAPA ALLA CHIESA CINESE

IL BLOG "LETTERA DI PAPA RATZINGER ALLA CINA"

Il direttore di Avvenire risponde ad Enzo Bianchi: non e' un anticonformista :-)

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

Il messaggio del Papa ai giovani della GMG 2008

Lettera del Papa alla Cina: l'opinione di Introvigne e Magister

IL PAPA IN CADORE: LO SPECIALE DEL BLOG

O Mirae litterae!

di Lucas Li Jingfeng
vescovo di Feng Xiang

La mia opinione è che la Lettera del Sommo Pontefice emanata il 30 giugno è ottima nella maniera di esporre. Ha enunciato chiarissimamente la verità e non lede nessuno, né la Chiesa “pubblica”, né quella clandestina, né i comunisti, ma ha esposto diffusamente e con precisione solamente le verità della Chiesa necessarie per la presente situazione della Chiesa cinese. Le quali verità sono quelle della teologia della Chiesa e sono note a tutti coloro che si occupano di teologia. O parole stupende! Lo Spirito è davvero con il Vicario di Cristo.
Quello che è scritto nella Lettera è esattamente quello che ho pubblicamente sostenuto con forza davanti al governo per venti e più anni.
Questa lettera è utile a favorire l’unità sia per i cristiani clandestini che per quelli “pubblici”. Ma reputo che questo sia più difficile per i cristiani sotterranei che per quelli “pubblici”. Perché vi sono alcuni cristiani sotterranei troppo ostinati che persistono nelle proprie opinioni. Che Dio non voglia. Preghiamo Dio per loro.
Ho detto una volta al governo: dobbiamo in tutte le cose trovare un accordo con il mondo, ma ora questa lettera indica la via per un accordo con il mondo nelle questioni della Chiesa cattolica. Spero che il governo possa accoglierla.
Forse per molti è difficile dichiarare al governo la fede e la dottrina della Chiesa con chiarezza, umiltà e sincerità, cosa che è necessaria. Se noi esporremo sinceramente la nostra fede al governo, il governo potrà valutare bene la cosa e in qualche modo darci la sua approvazione. Preghiamo (per questo)!
Con questa lettera del Sommo Pontefice sono aboliti tutti i privilegi e le direttive pastorali precedenti, e questa lettera sarà il principio da seguire. Questa è cosa ottima per la stabilità sia della Chiesa sia dello Stato. Questa è l’unica via e la miglior, la speranza per cancellare la discordia, la confusione e la mancanza di pace che sono presenti nella Chiesa cinese.


Lucas Li Jingfeng

Lucas Li Jingfeng, 87 anni, è vescovo di Feng Xiang (Shaanxi, Cina centrale). Fino al 2003 era forse l’unica diocesi della Cina Popolare in cui tutta la vita ecclesiale era rifiorita fuori dal controllo dell’Associazione patriottica. Nel 2004 monsignor Li è stato riconosciuto come vescovo anche dal governo, senza bisogno di sottoscrivere l’adesione a tale organismo. Li è uno dei quattro vescovi cinesi che Benedetto XVI aveva convocato a Roma nel 2005 per partecipare al Sinodo dei vescovi (e che in quell’occasione non ottennero dal governo il permesso di lasciare la Cina).

© Copyright Trenta Giorni


È finita la confusione

di Petrus Feng Xinmao
vescovo coadiutore di Hengshui

Siamo tutti contentissimi di aver letto la Lettera di sua santità Benedetto XVI ai cattolici cinesi. Dal suo sguardo sulla storia recente della comunità cattolica cinese si vede quanto siamo amati dal Papa e da tutta la Chiesa universale. E questo ci consola.
In Cina la Lettera sta circolando liberamente. Nella mia diocesi l’abbiamo scaricata da internet, l’abbiamo fotocopiata e distribuita a tutti i sacerdoti e le comunità religiose, che hanno cominciato a studiarla insieme. L’abbiamo letta insieme anche nell’ultimo incontro mensile che ho avuto coi preti della diocesi. E ogni parroco ha fatto centinaia di fotocopie per distribuirle in parrocchia. Io la leggo e la commento nelle omelie che tengo nelle parrocchie, durante le visite pastorali.
Naturalmente i contenuti toccano vari aspetti. La parte più importante è quella con le direttive per la vita cristiana in Cina. Per lunghi anni c’è stata confusione sull’atteggiamento da tenere davanti allo Stato e davanti alle scelte delle cosiddette comunità clandestine. In passato erano state concesse delle facoltà speciali alla Chiesa cinese, in particolare alle comunità sotterranee. Adesso la nuova Lettera le ha revocate. Adesso dobbiamo seguire questo nuovo documento, che è di grande aiuto per la Chiesa cinese.
La Lettera papale spiega bene che la clandestinità non è la condizione ordinaria per la comunità cristiana. La cosa normale è che le comunità cristiane siano riconosciute dallo Stato e sia permesso loro di confessare e praticare liberamente la propria fede.
Alcuni cristiani clandestini sono confusi. Pensano che se tu sei riconosciuto o registrato presso gli organismi dello Stato non sei in comunione col Papa. La Lettera del Papa ha realmente chiarito questo punto. I cristiani seguono le leggi. Se la legge dello Stato chiede ai cristiani una qualche forma di registrazione civile, noi ci registriamo, e questo non è contro la fede o la dottrina. Il Papa ha detto a quei cristiani ancora un poco confusi che possono frequentare le messe che si celebrano nelle chiese “aperte”. Vedremo se saranno obbedienti al Papa a parole o con i fatti.
Nella mia diocesi, ad esempio, i cosiddetti clandestini sono molto pochi. E per la verità non ci sarebbe più alcuna ragione di scegliere la via “sotterranea” per vivere la propria fede. Potrebbero venire a messa tranquillamente nelle chiese aperte: lì ci sono parroci che ho nominato io; e io, a mia volta, sono stato scelto come vescovo dal Papa. Loro lo sanno. Alcuni leader sotterranei hanno anche assistito alla mia ordinazione sacerdotale. Ma sono abituati da tanti anni ad agire così, e forse non gli va di cambiare abitudine.
Non so se il governo sarà contento della Lettera come lo siamo noi. Ci sono alcune questioni toccate dalla Lettera, come il ruolo dell’Associazione patriottica, sulle quali il punto di vista del governo è diverso da quello espresso dal Papa. Secondo lui, sono i vescovi che devono guidare la Chiesa.
Forse è possibile trovare una nuova funzione per l’Associazione patriottica. E comunque occorre tener presente che già adesso il ruolo e l’influenza esercitati dall’Associazione patriottica variano da diocesi a diocesi. Nella nostra diocesi c’è solo un cristiano che prende lo stipendio come responsabile locale dell’Associazione patriottica. Ma non si può dire che si mostri invadente nelle cose della Chiesa. Quando l’Associazione patriottica organizza gli incontri a livello statale o regionale lui a volte nemmeno ci va. Ogni tanto mi fa una telefonata. Mi dà qualche consiglio. E tutto finisce lì.


Petrus Feng Xinmao

Petrus Feng Xinmao, 44 anni, vescovo coadiutore di Hengshui, nella provincia dell’Hebei, è stato il primo dei nuovi vescovi quarantenni riconosciuti dal governo e ordinati solo dopo che la loro nomina papale era stata resa di pubblico dominio. Il 6 gennaio 2004, giorno della sua ordinazione episcopale, la liturgia è iniziata nella piccola chiesa della cittadina, dove il prete più anziano della diocesi ha anche letto i documenti che attestano la nomina papale del nuovo vescovo. Poi, per non deludere i fedeli che non erano riusciti a trovar posto nella chiesa, clero e fedeli hanno attraversato la piazza, e la liturgia di consacrazione è proseguita nella sala grande della locale Casa del popolo.

© Copyright Trenta Giorni

Nessun commento: