30 luglio 2007
Ancora su Martini e la Messa tridentina (e Melloni applaude)
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I dubbi del cardinale: un solo linguaggio per l’adesione al mistero
di FRANCA GIANSOLDATI
CITTA’ DEL VATICANO - Il cardinale Carlo Maria Martini torna a farsi sentire. Stavolta per farsi portavoce, suo malgrado, dei tormenti che agitano il mondo cattolico da quando è stata liberalizzata la messa in latino. L’influente gesuita che diede filo da torcere all’allora cardinale Ratzinger durante il conclave, riflette sul Motu Proprio Summorum Pontificum sollevando dubbi e mettendo qualche paletto: «Io non celebrerò la messa con l’antico rito». Come spesso è uso fare ha affidato il suo pensiero al supplemento domenicale del Sole24ore argomentando che pur sentendosi intimamente legato alla lingua di Cicerone, non intende affatto alimentare azioni liturgiche dal vago sapore anti-conciliare. Per tre motivi. Primo, scrive Martini, perchè il Concilio è stato «un bel passo in avanti per la comprensione della liturgia». Secondo, perchè col rito antico non si può non risentire di «quel senso di chiuso che emanava dall’insieme di quel tipo di vita cristiana così come allora si vedeva, dove il fedele a fatica trovava quel respiro di libertà e di responsabilità da vivere in prima persona di cui parla San Paolo». Terzo, precisa, «pur ammirando l’immensa benevolenza del Papa che vuole permettere a ciascuno di lodare Dio con forme antiche e nuove, come vescovo ho visto l’importanza di una comunione anche nelle forme di preghiera liturgica che esprima in un solo linguaggio l’adesione di tutti al mistero altissimo». Considerazioni dotte e articolate, esposte garbatamente ma dalle quali non è difficile intravedere una netta presa di posizione sull’argomento. Quella dell’ex arcivescovo di Milano è una voce tutt’altro che isolata benchè i diffusi mal di pancia causati dal Motu Proprio si siano finora palesati con critiche a mezza voce, quasi mai apertamente. Salvo pochi casi. In Italia hanno espresso pubblicamente perplessità Luca Brandolini, vescovo di Sora, il priore di Bose, Enzo Bianchi, lo storico del Concilio, Alberto Melloni, il vescovo di Pisa, Alessandro Plotti. A loro si sono aggiunti esponenti stranieri, altrettanto preoccupati per il rischio di spaccature tra fedeli. Dalla Germania il cardinale Lehmann e il vescovo di Wuezburg, Hofmann; dalla Svizzera il presidente della conferenza episcopale Koch; dalla Francia il cardinale Ricard e il vescovo di Angouleme. Non tanti ma è sufficiente parlare a tu per tu con teologi e sacerdoti per capire che i crucci finora espressi da pochi costituiscono un fenomeno ben più esteso di quanto non appaia. Prima dell’indulto - annunciato il 7 luglio anche se entrerà in vigore a settembre - erano molti i membri dell’episcopato che si rifiutavano di concedere il permesso ai tradizionalisti di celebrare la messa col rito antico. Col Motu Proprio, invece, il permesso per la messa in latino è diventata una mera formalità dato che i vescovi hanno l’obbligo di concedere il via libera ai fedeli. In caso di eventuali controversie il contenzioso finisce dritto dritto in Vaticano, davanti alla commissione Ecclesia Dei.
Lo storico Melloni ha commentato amaro: «Penso che l’intervento di Martini debba fare riflettere. Se una personalità del suo calibro ha deciso di dare voce alle perplessità dentro la Chiesa, vuol dire che in gioco non è tanto la messa in latino, ma qualcosa di più grande». «Il latino - ha aggiunto - di per sè non è mai stato un problema, piuttosto è il clima che si sta instaurando, e cioè che la Chiesa sembra sempre più una specie di Parlamento nel senso che le leggi e i provvedimenti che il Papa fa esprimono solo quello che la maggioranza vuole. Tutti gli altri vengono tacitati e subiscono. Ciò crea enormi difficoltà».
© Copyright Il Messaggero, 30 luglio 2007
Purtroppo devo constatare che la Giansoldati aspira a diventare la Politi in gonnella. E' un po' che la osservo (dal viaggio in Brasile) e cio' che leggo mi lascia molto perplessa.
Innanzitutto basta con questa storia del cardinale Martini determinante per l'elezione di Papa Ratzinger. Chi lo dice? E siamo sicuri che in Conclave l'ex arcivescovo di Milano godesse di una stima equivalente ai voti necessari per bloccare un'elezione? Suvvia...non scherziamo!
Per quanto riguarda Martini, non aggiungo nemmeno una parola perche' ho gia' detto tutto nel precedente post.
Prego solo Sua Eminenza di non complimentarsi con Benedetto XVI. La cosa suona un po' ironica...
Melloni...Melloni...Melloni: ecco il primo che e' saltato subito sul carro martiniano e c'e' da scommettere che citera' sempre il porporato quando si trattera' di attaccare il Papa, salvo poi attaccarsi alla veste del Papa quando qualcuno critica l'opera sul Concilio. Credo che il cardinale abbia tenuto conto del fatto che le sue esternazioni potessero mettere in difficolta' il Santo Padre, ma e' andato avanti per la sua strada.
Ricordo a Melloni che la Chiesa non e' una democrazia parlamentare.
R.
No del cardinale al motu proprio di Benedetto XVI: "sento il ritorno di un senso di chiuso nella vita cristiana"
Martini: "Non celebrerò la messa in latino"
Il caso
LUCA SAITTA
CITTÀ DEL VATICANO - Per lui, ormai, la messa in latino ha più che altro il sapore evocativo della memoria, degli anni della giovinezza e dei suoi primi studi da sacerdote. Ma ritornare a celebrarla adesso, questo no. Il cardinale emerito di Milano, Carlo Maria Martini, sceglie di voltare definitivamente le spalle all´antico rito, liberalizzato da papa Benedetto XVI nel motu proprio "Summarum Pontificum" che entrerà in vigore il prossimo 14 settembre.
Il cardinale, in un suo intervento sul supplemento domenicale de "Il Sole 24 Ore", non critica apertamente la scelta di Ratzinger, del quale «ammira la volontà ecumenica a venire incontro a tutti».
Ma la presa di distanza dal pontefice - che ha ripristinato la modalità di celebrazione precedente la riforma del Concilio Vaticano II del 1970 - è palpabile.
«L´antico rito è stato quello della mia prima comunione, delle incipienti esperienze di chierichetto, della mia ordinazione sacerdotale» ricorda Martini, quasi con nostalgia. Ma sono tre i motivi per i quali il cardinale, alla fine, dice di no ad una liturgia pure da lui praticata nel corso di 35 anni di vita.
Per prima cosa, il ritorno ai vecchi riti rappresenterebbe per Martini l´allontanamento da quell´apertura sociale voluta 37 anni fa da Paolo VI che, per tanti fedeli, «ha costituito una fonte di ringiovanimento interiore e di nutrimento spirituale», nonché «un bel passo avanti per la comprensione della liturgia e della sua capacità di nutrirci della Parola di Dio, offerte in misura molto più abbondante rispetto a prima».
Ancora, Martini non nega il timore del ritorno di un sapore un po´ asfittico nell´esperienza delle fede: «Non posso non risentire quel senso di chiuso che emanava dall´insieme di quel tipo di vita cristiana così come allora si viveva, dove il fedele con fatica trovava quel respiro di libertà e di responsabilità da vivere in prima persona di cui parla san Paolo». Infine, il cardinale si sente chiamato in causa anche come pastore che ha compreso «l´importanza di una comunione anche nelle forme di preghiera liturgica che esprima in un solo linguaggio l´adesione di tutti al mistero altissimo».
© Copyright Repubblica, 30 luglio 2007
Che bei frutti...
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8 commenti:
Vade retro Martini!!!
Finalmente Melloni ammette che i progressisti sono una minoranza, "infima".
Eh, cara Raffaella,la Giansoldati politeggia, ma non arriva a tali livelli,eh, bisogna allenarsi, che diamine. L'articolo è penosamente costruito in ginocchio, verso Melloni. Vi segnalo il paradosso: "le leggi e i provvedimenti che il Papa fa esprimono solo quello che la maggioranza vuole". E' fantastico, vi immaginate il ragionamento contrario come suonerebbe "le leggi e i provvedimenti che il Papa fa esprimono solo quello che la minoranza vuole". Mah...
Anche perchè accontentare maggioranza e minoranza insieme è un'impresa che nemmeno il Santo Padre può portare a termine.
E chi può riuscirci? Amenochè non si attribuisca alle minoranze un ruolo quasi maieutico, come diceva Socrate. Ma non siamo proprio a questo livello qui. Eh, no...
Ma non amareggiamoci.
Non è certo finito qui il lavoro di proselitismo, nientaffatto difficile di Melloni, non deve certo sudare o implorare per farsi pubblicare sui giornali, lui e vari vescovi e cardinali, magari con la zanetta. Avete notato l'età media dei critici? E' una cosa che mi fa pensare.
Approfitto dell'occasione per salutare i cari amici del blog, tutti e intendo tutti, vado in vacanza con la mia famiglia, non vado fuori dalla civiltà, ma quasi , abbiamo sempre fatto così, e questa è un'occasione per ritemprarsi nelle forze e fisicamente.
Vi abbraccio tutti e, in particolare, te Raffaella. Pregherò nel mio cuore per Papa Benedetto,anche in queste vacanze e per tutti noi.
Ci risentiamo alla fine di agosto.Mi mancherete.
Ciao Mariateresa, buone vacanze a te ed alla tua famiglia :-))
Ci mancherai moltissimo, ti aspettiamo al tuo ritorno!
Raffaella
Lo spirito santo ha scelto il successore di Pietro,la smetta Martini di fare da controaltare al Papa,si metta l'anima in pace e faccia un esame di coscienza,buone vacanze a tutti voi,Paola
Cara Raffaella, lo scenario che si va delineando circa la questione della messa tridentina, mi pare inquitante e soprattutto, mi lascia senza parole!!!!!!!!!!!! Vescovi che si oppongono che fanno ostruzionismo al Papa con la complicità perversa di certa stampa e di certi giornalisti vaticanisti.........ma, ci rendiamo conto??????????? Io non ho mai visto una cosa del genere vescovi, preti e addirittura qualche cardinale di cui non faccio nome tanto si sa benissimo chi è che sono ostili e contrastano il Papa ma ci rendiamo conto??????? Ma questi signori si sono dimenticati della promessa fatta nella loro ordinazione????? Io non ho parole............. solo di una cosa mi rendo conto e purtroppo questo mi rattrista profondamente che il cattivo concetto che avevo di certe eminenze grigie della chiesa non solo mi è rimasto ma, si va ulteriormente rafforzando e dico senza vergogna che se non ci fosse Benedetto XVI, non so se il mio cammino di fede che grazie a lui, ho ripreso, mi porterebbe lontano se dovessi prendere queste persone ad esempio!!!!!!!!!!!!
E' proprio vero Benedetto XVI ha i primi ed i più acerrimi nemici proprio in casa sua!!!!!!!!!!!!!!
VERGOGNA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Eugenia - SEMPRE CON BENEDETTO XVI
Ricevo da una newsletter cui sono iscritto, la segnalazione della partecipazione del prof. Alberto Melloni, il 13 aprile 2007, a Rimini, al meeting annuale del Grande Oriente d’Italia. Questo è il link alla pagina cui ascoltarne l'audio http://www.radioradicale.it/soggetti/alberto-melloni.
Quanto segue è parte del testo dell'email, io non potendo al momento ascoltare la registrazione non ne garantisco la fedeltà, chiedo quindi prima di pubblicare questo commento di verificarne l'attendibilità.
Alla fine c'è stato spazio anche per una bacchettata contro le «sconcertanti ingerenze da parte di un certo cattolicesimo» che, a dire di Melloni, oggi minaccia la laicità e la polis pluralista della modernità.
Insomma è valsa la pena di sorbirsi questa mezz'ora di ascolto anche solo per rafforzarmi nell'idea che il povero Melloni ha problemi seri con la sua identità tanto proclamata di cattolico e per scoprire – con una certa sorpresa – che l'erede di Giuseppe Alberigo non esita a esibirsi come membro della fratellanza massonica.
Beh, a buon intenditor poche parole.
Di seguito presento alcuni dati su Alberto Melloni. È utile leggerseli per capire meglio la portata di quanto detto sopra.
Un caro saluto. "
Ciao Charette, non ho riscontrato nella registrazione le parole che mi hai chiesto di controllare (e che non ho pubblicato). Tuttavia alcune affermazioni di Melloni dovrebbero far riflettere: il professore esimio parla di cattolicismo, di papismo, di ingerenza...insomma le solite cose!
Alcune espressioni sono pero' molto sprezzanti come quella per cui i preti parlano del matrimonio laico senza praticarlo...etc...
E' lo stesso contesto in cui Melloni e' finito che fa riflettere!
Raffaella
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