27 luglio 2007

Il Papa in Cadore: cronaca della diociottesima giornata (1)


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Sant’Orsola, subito una messa di ringraziamento

I bambini della materna cantano in coro: «Sempre col papa, fino alla morte»

di Francesco Dal Mas

VIGO DI CADORE. Nuovi particolari sull’improvvisa visita del papa alla storica ed artistica chiesa di Sant’Orsola a Vigo di Cadore, dove ieri sera don Andrea Constantini, il parroco, ha celebrato una messa di ringraziamento per lo “straordinario evento”. «Prima di entrare in chiesa», racconta il parroco, «il papa si è soffermato a guardare gli affreschi esterni ed una volta all’interno si è raccolto in preghiera sull’inginocchiatoio. Successivamente, seduto su una poltrona, ha ascoltato l’illustrazione della storia della santa ed il ciclo pittorico contenuto nella chiesa».
Sant’Orsola è la prima tappa dell’itinerario fra i tesori d’arte nelle chiese del Bellunese, ideato ancora da mons. Vincenzo Savio. In chiesa sono rimasti il papa, il segretario don Georg, il parroco don Constantini che, ripresosi dall’emozione, ha dialogato a lungo con Benedetto XVI. Il santo padre ha avuto parole di ammirazione per gli affreschi. «Sono meravigliosi», ha detto. «Non avrei mai pensato di trovare un tesoro d’arte così prezioso in un piccolo paese di montagna, molto ben conservato». Il papa è rimasto contento di sapere che viene celebrata la messa ogni lunedì e si è augurato che la chiesa non sia ridotta ad essere un museo. «Di tutti gli affreschi», riferisce ancora don Andrea, «il papa ha ammirato soprattutto la pregevole crocifissione con tutti i suoi particolari, definendola egli stesso di stile giottesco. Ha detto che neanche a Colonia ci sono affreschi così belli di Sant’Orsola».
Conversando con don Andrea, Ratzinger ha chiesto notizie sulla parrocchia. «Ha 1300 abitanti», gli è stato risposto, «è più grande di Lorenzago. La Pieve compie 800 anni nel 2008. Fino a metà dell’Ottocento era la chiesa madre di Lozzo e Lorenzago». «Da quanti anni è parroco?», gli ha chiesto il papa. «Da 8 anni, santità», gli ha risposto don Andrea. Il papa, di rimando: «Lei, pur così giovane, in pratica ha sempre fatto il parroco». «Nei primi anni ho assistito il vecchio pievano ammalato, che abbiamo portato all’incontro di Auronzo in carrozzella». «Mi ricordo, l’ho visto», ha ammesso il segretario don Georg. Di nuovo il papa: «La gente va a messa?». «Sì, abbastanza», ha risposto, quasi imbarazzato, il parroco, «più che negli altri paesi». Sempre parlando delle opere d’arte, don Andrea ha spiegato che l’altare è di tipo tedesco, ha la firma di Michele Parth. All’esterno, il caloroso saluto dei bambini della scuola materna e dei chierichetti che gli hanno cantato: “Sempre col papa, fino alla morte”. Don Andrea ha chiesto una benedizione: «Preghi per me, santità, e per la mia comunità». Il papa: «Anche voi pregate per me». (fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 27 luglio 2007


Padre Georg, il segretario, racconta la vita quotidiana del pontefice durante i 19 giorni di vacanza in Cadore

Il calore della gente delle Dolomiti

Grande contatto umano. «I più coraggiosi? Sono sempre i più piccoli»

LORENZAGO. Sono stati davvero tanti gli incontri casuali di Benedetto XVI durante le sue passeggiate serali. «I più coraggiosi sono i piccoli», racconta il segretario don Georg ad Andrea Tornielli. «I più grandi, sorpresi dell’incontro inaspettato, sono piuttosto timidi, non sanno cosa dire, mancano le parole. Ma non c’è mai disagio. Il Santo padre, sempre rivolge loro una parola e li saluta per rompere il ghiaccio. C’è subito un contatto umano. Non di rado a parlare sono le lacrime di emozione da parte delle persone incontrate piuttosto che le parole rimaste nella gola». Don Georg conferma che «alcune persone non sono quasi riuscite a credere di aver incontrato il papa in persona».
E come sempre accade, bambini e ragazzi offrono dei fiori raccolti nei prati, talvolta anche funghi, mirtilli, lamponi, stelle alpine. Le passeggiate preferite sono quelle su sentieri “pianeggianti” ed “ombreggiati”, cominciano col rosario e continuano con la contemplazione del paesaggio e la visita a qualche piccola cappella o santuario. Altre passeggiate vengono compiute da Ratzinger subito dopo il pranzo, prima del riposo. «Ogni giorno comincia con la santa messa, seguono il ringraziamento, il breviario e la meditazione. Poi c’è la prima colazione e dopo il Santo Padre», riferisce Georg, «si dedica alla lettura, allo studio, allo scrivere, alla meditazione. All’una c’è il pranzo e subito dopo il Papa fa una breve passeggiata nel parco attorno a casa».
Dopo il riposo, Benedetto XVI «torna ai libri, ai manoscritti, allo studio, alla preghiera, al pianoforte, ogni tanto ascolta anche un Cd con musica classica». Alle 18 la passeggiata fuori casa. Alle 19.30 la cena, poi il telegiornale e dopo un’ulteriore passeggiata, quindi il papa si ritira. Il segretario conferma la figura del papa che si sente ancora sorpreso dalla gente. «Ogni tanto», rileva, «si può sentire che il papa rimane sorpreso, persino intimidito di tanto affetto, simpatia e amore che i fedeli dimostrano nei suoi confronti. All’inizio ho condiviso questa osservazione. Poi ho potuto constatare che il papa ha imparato questo linguaggio caloroso molto bene, rispondendo con gesti semplici e miti, ma molto eloquenti. E la gente capisce subito che il papa non cerca gli applausi per sè, non vuole attirare a sè l’attenzione, ma vuole guidare i fedeli a Cristo. Questo è lo scopo vero e proprio della reazione del papa. E il cuore degli uomini lo ha capito benissimo».
E poi una domanda più impegnativa e di attualità. Il papa è preoccupato per alcune reazioni negative che hanno accolto il «Motu proprio» sull’antico messale? «Seguendo attentamente la rassegna stampa e le reazioni pubbliche al Motu proprio», è la risposta di mons. Georg, «ho notato con un po’ di sorpresa che non ci sono state reazioni veramente negative. Non mi risultano reazioni esplicitamente negative, le poche voci critiche che ho potuto sentire sono una cosa del tutto normale e accettabile nel concerto delle voci che si sono fatte udire. Anzi, ho preso atto che il testo, e la lettera del papa ai vescovi che l’accompagnava, sono stati accolti con grande comprensione e oggettività. Speriamo che la ricezione porti buoni frutti e gli esiti desiderati». (fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 27 luglio 2007


E’ l’ultimo giorno all’ombra del Cridola

Partirà in elicottero alle 17 Atteso al cimitero del Vajont

LORENZAGO. Il Cadore saluta Benedetto XVI, che dopo 19 giorni lascia Lorenzago per tornare a Roma. Forse facendo tappa al cimitero delle vittime del Vajont (ma la decisione sarà presa all’ultimo momento). Ieri sera nessuna passeggiata all’esterno del parco di Mirabello, nonostante una folla lo attendesse in centro a Lorenzago (dalle 16 a dopo le 19).
Alle 17 Ratzinger partirà in elicottero dai campi da tennis di Lorenzago verso le 17. Gli daranno l’“arrivederci” il sindaco Mario Tremonti, il presidente della Provincia Sergio Reolon, per la Regione l’assessore Oscar De Bona, Flaminio Da Deppo per la Comunità montana. Una ventina di minuti dopo i vescovi di Treviso, mons. Andrea Bruno Mazzocato (che salirà anche in elicottero), e di Belluno-Feltre, mons. Giuseppe Andrich busseranno alla porta di casa-Ratzinger per accompagnarlo al castello Mirabello, dove il papa prenderà congedo da quanti lo hanno seguito da più vicino in questa vacanza. Sono ammessi anche i giornalisti ed è molto probabile che il papa si soffermi qualche minuto con loro. Due le “curiosità”: se l’anno prossimo ritornerà a Lorenzago e quali saranno i prossimi passi verso la Cina.
Arrivederci. Per quanto riguarda le vacanze del 2008, Benedetto XVI non ha anticipato nulla. Si sa che a metà luglio sarà alla “Gmg”, in Australia, e che, pertanto, potrebbe salire sulle Dolomiti nella seconda parte del mese e nella prima di agosto. Ad Auronzo Benedetto XVI ha pronunciato un significativo “arrivederci”, ieri con i sindaci del Cadore ha dichiarato esplicitamente che queste vacanze gli sono piaciute un sacco: per i sentieri ombreggiati, i boschi, le cappelle ed i sntuari, soprattutto per il calore della gente che lo ha quasi intimidito. «Lo speriamo, a Dio piacendo», ha azzardato rispondendo al sindaco Ciotti di Pieve di Cadore. Se di vacanze pontifice si parlerà anche il prossimo anno, e queste si svolgeranno in Italia, è quasi certo che avranno sede ancora ai piedi del Cridola. Tenuto anche conto degli investimenti che un po’ tutti hanno fatto quest’anno.
«Lo aspettiamo». Tra le 16.30 e le 17 il corteo pontificio attraverserà Lorenzago. Per centinaia di cadorini sarà l’ultima occasione di salutarlo. A meno che non scendano fino ai campi da tennis, per la strada del lago, lungo la quale sono ancora appesi i cartelli di benvenuto, bandiere, nastri, fiocchi color vaticano. Ieri almeno 500 persone si erano assiepate in centro per rivedere Benedetto XVI, dopo le tre soste di mercoledì sera, al rientro da Vigo. Ma quel bagno di folla probabilmente è stato ritenuto l’ultimo, anzi, pardon il penultimo. Ieri il pontefice è rimasto in casa, ha passeggiato nel parco domestico. Per questo pomeriggio la speranza è che il corteo attraversi il paese a ritmo rallentato e che sia permesso ai cadorini di dare l’arrivederci al papa. L’affetto dev’essere maturato in misura tale che ieri, per circa 4 ore, la folla non riusciva a scollarsi dalla strada. Ad un certo momento si è sparsa la voce che arrivava don Georg, il segretario, per una visita al museo dedicato a papa Wojtyla. Giornalisti, fotografi, cameramen, i responsabili del museo, lo stesso assessore provinciale Costola, tutti in febbrile attesa. Invece niente.
Medaglie. Nell’attesa il responsabile del museo Marco D’Ambros ha mostrato, con orgoglio, la medaglia di bronzo di massimo Facchin che ricorda il soggiorno di Benedetto XVI. Fresco il conio. Facchin aveva realizzato anche le medaglie di Wojtyla. Una e l’altra, in pregiata confezione, saranno donate oggi al papa, al momento della partenza. Le medaglie si trovano al museo, insieme ad altri gadget: calendari, santini, portachiavi, e via elencando.
La carezza al gatto. Tra gli ultimi gesti molto teneri del papa è la carezza ad un gatto portato da un ragazzo a Vigo di Cadore, a margine della visita alla chiesa di Sant’Orsola. Una vacanza che il papa ricorderà. Così come non la dimenticheranno i cadorini. Da Lorenzago Ratzinger volerà in elicottero a Treviso, dove in aereo raggiungerà Roma e da qui Castel Gandolfo.

© Copyright Corriere delle Alpi, 27 luglio 2007

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