29 luglio 2007

Il Papa in Cadore: il bilancio di un'esperienza indimenticabile


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IL PAPA IN CADORE: LO SPECIALE DEL BLOG

Cari amici, il Corriere delle Alpi dedica oggi un ampio speciale al bilancio della vacanza del Santo Padre in Cadore. Alcuni articoli sono molto interessanti. Non mancano i luoghi comuni di cui avremmo fatto volentieri a meno, visto che non se ne puo' piu' e che e' ora di "crescere" un po' e di abbandonare gli stereotipi che puntualmente di rivelano per quello che sono: maldestri tentativi dei media di presentare il Papa con un anticipo di antipatia, che, puntualmente, si scioglie ogni volta che ci si sbarazza dei pregiudizi.
Raffaella

UN RICORDO BENEDETTO

In campo 50 operatori del Suem

Il primario Costola: «Tutto bene, non cambierei nulla»

Decine le persone soccorse durante i due Angelus

Paola Dall’Anese

BELLUNO. Un’esperienza gratificante, ma impegnativa, dove la tensione e l’attenzione sono sempre state alte e dove però non sono mancati momenti carichi di emozione. All’indomani della partenza del papa da Lorenzago, il primario del Suem di Pieve di Cadore, Angelo Costola traccia il bilancio di 19 giorni di intensa attività di prevenzione sanitaria.
Bilancio operativo. «Tutto è filato liscio, non ci sono stati intoppi, nè emergenze gravi», precisa Costola. «Il maggior numero di interventi di soccorso lo abbiamo registrato domenica 15 luglio all’Angelus per la provincia di Treviso. Trenta le persone soccorse, soprattutto bambini. Si è trattato di malori dovuti a calo di zuccheri, visto che i piccoli si erano alzati presto e non avevano fatto un’adeguata colazione». Malesseri anche in piazza a Lorenzago dove le persone soccorse sono state otto. «Si è trattato di casi che abbiamo risolto sul posto, tranne che per il fratello di papa Luciani che, vista l’età, è stata trasportato all’ospedale», precisa Costola. Per quanto riguarda poi la visita ad Auronzo di papa Benedetto XVI ai sacerdoti svoltasi a porte chiuse, «abbiamo diviso l’assistenza sia all’interno della chiesa dove c’ero io e un’infermiera, e all’esterno dove ha stazionato un’ambulanza con altri infermieri a bordo». Sette i malori ma, a parte una persona che è stata portata al pronto soccorso di Pieve di Cadore, gli altri sono tutti stati curati in loco o all’ospedale di Auronzo.
Gli operatori. Cinquanta le persone impegnate nel servizio di assistenza di cui 20 tra medici e infermieri e 30 tra i volontari di protezione civile. Uomini e donne supportati tecnicamente da tre ambulanze e da un posto medico avanzato, oltre all’elicottero, presente in caso di bisogno. «Alla fine possiamo dire che non ci sono stati problemi, e tutto è andato benissimo», sottolinea entusiastico il primario del Suem. «Personalmente sono soddisfatto e mi auguro che lo sia anche la popolazione per il lavoro che abbiamo svolto. Importante è stato l’aiuto dei volontari della protezione civile che giravano in mezzo alla gente e che erano coordinati attraverso il ponte radio fornito dal club bellunese di radioamatori. Un collegamento tra operatori sanitari e volontari fondamentale per poter intervenire immediatamente in caso di bisogno. L’organizzazione messa in piedi è stata impeccabile, tanto che non cambierei nulla, qualora il pontefice decidesse di tornare ancora a trovarci».
I due incontri col papa. Ma nel soggiorno papale, per Costola non c’è stata solo tensione. Momenti importanti sono stati i due incontri con papa Benedetto XVI. «Gli ho parlato due volte soltanto: la prima volta all’Angelus del 15 luglio e poi venerdì mattina prima che partisse. L’ho visto sereno, soddisfatto di questa permanenza in cui ha trovato, come lui stesso ha detto, “paesaggi coltivati e conservati benissimamente”. Per tutti noi è stata un’esperienza molto gratificante». Ma c’è una cosa che il primario del Suem, nella sua veste di assessore provinciale, ci tiene a sottolineare. «Quando venerdì sono andato a salutarlo, la prima cosa che mi ha detto è stato: “Bellissimo” riferendosi al pieghevole che come Provincia abbiamo fatto stampare per la sua visita e che abbiamo distribuito anche in Germania grazie alla collaborazione dei nostri gelatieri. E anche questa è stata per me una soddisfazione».
Bilancio personale. «Non è vero che papa Ratzinger è freddo e distaccato. Anzi. La cosa che mi ha colpito è la sua dolcezza e l’affabilità, qualità che ha calamitato folle di persone non solo agli Angelus, ma anche lungo le strade e i sentieri», commenta Costola. «Una cosa che non avevo mai visto neanche durante le visite di papa Giovanni Paolo II. I giudizi negativi sul papa, penso derivino dal fatto che è una persona timida, e che si possa scambiare la timidezza con la ritrosia. Ma la sua cordialità è tale che quando l’ho incontrato è come se ci conoscessimo da sempre».
Un’esperienza, quindi, indimenticabile per Angelo Costola che ora, dopo la tensione dei giorni scorsi, ha deciso di prendersi qualche giorno di riposo. «E’ stato piacevole, ma faticoso, inutile nasconderlo soprattutto per la preoccupazione che tutto andasse bene. Adesso che tutto è finito, mi prendo le mie meritate ferie».

© Copyright Corriere delle Alpi, 29 luglio 2007


Il vescovo Mazzocato: «Ha sentito davvero l’affetto della gente»

TREVISO. «Il santo padre ha sentito in Cadore veramente l’affetto della gente. Me lo ha confidato lui stesso, venerdì pomeriggio, lasciando Lorenzago». Lo ha affermato il vescovo di Treviso, mons. Andrea Bruno Mazzocato, tracciando con i giornalisti un bilancio del soggiorno pontificio a Lorenzago.
«Il papa e il suo seguito sono rimasti soddisfatti di questa vacanza», ha confermato il vescovo, «anche per il tono di semplicità, di familiarità, e soprattutto di discrezione che l’ha caratterizzata e che gli ha consentito un effettivo riposo».
Mazzocato ha ribadito di aver invitato Benedetto XVI a ritornare. «A Dio piacendo» gli ha risposto Ratzinger, facendo capire di aver apprezzato sia la casa, che l’ambiente circostante, i boschi ed i sentieri del Cadore.
«Tutte premesse», ha sottolineato Mazzocato, «per un possibile ritorno, ma se ne saprà qualcosa di più la prossima primavera». Il vescovo ha ringraziato per la «felicissima collaborazione» con la Diocesi di Belluno-Feltre, il Comune di Lorenzago ed i Comuni del Cadore, la Regione, i Forestali ed altri numerosi enti.
«Benedetto XVI mi ha molto colpito», ha concluso Mazzocato, «per l’immediatezza e la familiarità del rapporto che riesce a stabilire con chi gli sta davanti. Ti guarda negli occhi e ti fa sentire di essere veramente ascoltato. Al tempo stesso, seppur in tratti come questi di amabilità, ha confermato tutta la sua profondità intellettuale».
Mazzocato ha rivelato ai giornalisti di aver sbirciato tra le carte che Benedetto XVI teneva sul tavolo durante il dialogo con i 450 preti ad Auronzo. «Siccome gli avevamo anticipato le domande, pensavamo che leggesse gli appunti delle risposte preparate. Invece il testo che aveva davanti era quello delle domande. Quindi il santo padre è andato veramente a braccio. Ed è stato di una lucidità davvero invidiabile».
Alla domanda posta dai giornalisti sulle condizioni di salute del pontefice, il vescovo ha risposto: «Sì, sta benino». (fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 29 luglio 2007

Il silenzio e' una virtu' che andrebbe esercitata da tutti, anche dai Vescovi...non e' vero?
R.


A Castel Gandolfo prepara libri e impegni

CITTA’ DEL VATICANO. Dai paesaggi spettacolari delle Dolomiti al panorama più familiare di Castel Gandolfo: qui Papa Ratzinger, rientrato ieri da Lorenzago, trascorrerà la maggior parte dei prossimi due mesi, alternando giornate di riposo, lettura, studio, a impegni pubblici e a tre viaggi: a Loreto ai primi di settembre, in Austria dal 7 al 9 settembre e a Velletri il 23 settembre. «Ho trascorso vacanze bellissime nella terra delle Dolomiti, ma adesso sono felice di essere di nuovo qui a Castel Gandolfo, che per me è una seconda patria», ha confidato al suo ritorno il pontefice, che da ieri ha ripreso il ritmo ben collaudato della vita in villa sul lago di Albano. Oggi all’Angelus delle 12, saluterà ufficialmente la gente del borgo, che già venerdì sera gli ha tributato un’accoglienza festosa. Il 9 agosto circa 5 mila giovani pellegrini spagnoli invaderanno le stradine di Castel Gandolfo e si affolleranno nel cortile pontificio.

© Copyright Corriere delle Alpi, 29 luglio 2007


I primi ad arrivare sono i giapponesi

Al castello di Mirabello hanno fotografato i lavori di smantellamento

Lorenzago, il giorno dopo Se ne vanno i giornalisti ma anche polizia e gendarmeria del Vaticano «Trasloca» anche il pianoforte Ecco ora per ora la cronaca della prima giornata «senza papa»

FRANCESCO DAL MAS

LORENZAGO. Malinconia, a Lorenzago, il giorno dopo. Si smobilita. In casa del papa e in paese. E al castello di Mirabello salgono i primi “turisti”. Mai immaginereste chi sono. I giapponesi, naturalmente. Fotografano a manetta la casa di papa Benedetto in un momento particolare. Sei robusti uomini stanno traslocando il pianoforte a mezza coda. Rientra a Mirano.
Ma andiamo con ordine.
Ore 7.10. «Meglio di così non poteva andare», commenta l’edicolante, Ermagora Costola, ai clienti che si presentano per il giornale. «Speriamo di aver voltato le spalle al deserto».
Ore 8.30. In piazza Calvi si materializzano gli ultimi gipponi dei carabinieri. Se ne vanno anche i militari dell’Arma, con i loro bagagliai. Dal castello Mirabello prendono il largo gli uomini della gendarmeria vaticana e quelli dell’ispettorato di polizia italiano presso il Vaticano.
Ore 9.00. Gli ultimi giornalisti partono per Roma. Solo le fotografe delle agenzie internazionali prendono tempo: per l’ultimo caffè al bar del municipio. Il loro collega Galazka, reduce dal libro su Lorenzago, si fionda direttamente in Polonia. «Ho dodici ore di viaggio, ma sono particolarmente soddisfatto», ammette. Grazie tante. L’altra sera, quando il papa ha posato per lui sul ponte del lago di Domegge, si è sentito chiedere da Ratzinger: «Perché ha fatto arrabbiare il sindaco?».
Ore 9.30. Ed ecco il sindaco Mario Tremonti sistemare in municipio il trittico di medaglie ricevuto personalmente da Benedetto XVI. «Queste sono per il Comune. Ma quest’altra», indica Tremonti, «è personale. Il gesto», aggiunge, «mi ha commosso». Fino alla conversione?, proviamo a chiedere. «Chissà».
Ore 10.00. Il parroco, don Sergio De Martin, è ancora frastornato. «Il santo padre mi ha riservato parole troppo gentili. Anch’io, comunque, l’ho invitato».
Ore 10.20. Marco D’Ambros rilascia l’ultima intervista, a “mamma Rai”, sul museo Wojtyla. Si lascia sfuggire che non gli dispiacerebbe avere la sedia del “tabià” di Lino Fontanive sulla quale si sono seduti sia Wojtyla che Ratzinger. Ovviamente da esporre in museo. «Ma, sinceramente, sarei ancora più onorato se il forestale di Danta che ha scolpito sul legno la Madonna davanti alla quale ha pregato Benedetto XVI ci rendesse disponibile quella statua per il periodo di apertura del museo stesso».
Ore 11.00 D’Ambros e altri sei operai sono al castello Mirabello. Devono portare a valle il pianoforte del papa. Un’operazione delicatissima, perché lo strumento è pesante e un po’ imgombrante. Si trova nello studio al primo piano. «Qui tutto profuma del santo padre», commentano fra loro gli improvvisati facchini. In casa c’è una coppia che sistema le vettovaglie usate dalla famiglia pontificia. Il nuovo caminetto, alla destra dell’ingresso, ha le ceneri dell’uso che ne è stato fatto, probabilmente con il papa presente. In camera il suo letto è perfettamente in ordine. Lo studio è altrettanto in ordine. Una scrivania antica (si trovava in seminario a Treviso), due poltrone, il portapenne, il telefono, un impianto stereofonico. Nella cappella è acceso il lumino che sta a certificare la presenza del Santissimo. Domani arriverà il vescovo di Treviso, mons. Andrea Bruno Mazzocato, con la mamma ed alcuni familiari. La casa riprenderà vita. «Lei ha una mamma ancora in forma», gli ha detto il papa, salutandola nei giorni scorsi.
Ore 12.00. Termina l’operazione-pianoforte. Il proprietario, un villeggiante di Lorenzago, è rimasto in paese. Si “consola” con le parole che gli ha rivolto Ratzinger al commiato. «La ringrazio. Ho usato molto il suo pianoforte. Suona davvero bene».
Ore 12.15. Sciamano gli ultimi pellegrini, turisti compresi, arrivati al castello Mirabello per sbirciare la casa del papa. La protezione verrà tolta domani. Si tratta di pannelli di rete elettrosaldata, progettati per poter essere riutilizzati, magari l’anno prossimo. La gendarmeria vaticana se n’è andata con tutti i veicoli e la strumentazione, autoambulanza compresa. Il parco della villa tornerà libero. I Forestali toglieranno i gazebi più importanti, lasceranno la staccionata e le panche. Resterà, probabilmente, anche il capitello della madonna, ma senza la statua.
Ore 12.40. Ecco in paese i primi villeggianti d’agosto. Si guardano in giro, un po’ sorpresi, perché nonostante il papa se ne sia andato, non una bandiera è stata levata. Anzi, qualcuna sì. E’ il ricordo dei giornalisti romani.
Ore 13.00. Arriva la conferma che uno dei vescovi del papa, l’emerito di Treviso mons. Magnani, sarà quest’oggi a Pian dei Buoi, dove per tre settimane si è atteso Benedetto XVI. Presiederà il tradizionale pellegrinaggio annuale. Il suo segretario, don Bernardo, si siede a pranzo, al Mirabello, tirando un sospiro di sollievo. Soddisfatto perché ha amministrato le vacanze del papa ed “il principale” è rimasto più che soddisfatto. Tanto che l’altro ieri, a pranzo, hanno condiviso polenta e capriolo, un bell’esemplare offerto dai Forestali.

© Copyright Corriere delle Alpi, 29 luglio 2007

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Carini questi pensierini, però se Dal Mas si fosse fatto aiutare un pochino dalla signora maestra, forse avrebbe meritato un voto più alto…!!!

Anonimo ha detto...

Caro Gianpaolo...:-))
E non ho ancora inserito il gustoso editoriale pieno di luoghi comuni eehehheheh
Tieniti pronto :-)

Anonimo ha detto...

Meglio tardi che mai... speriamo di non sentire più certe cose il prossimo anno. Comunque io penso che le tante opinioni negative sulla figura del papa che provengono dai media vengono via via smentite dal papa stesso in ogni luogo in cui va, il suo sguardo dolce e la sua grande umanità si possono facilmente osservare grazie alle immagini che qualche volta fanno vedere. Buona domenica a tutti! Marco