8 settembre 2007

Il Papa in Austria: gli articoli di Repubblica e La Stampa


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Cari amici, questa volta dobbiamo ammetterlo: Maga Maghella ha indovinato i titoloni dei giornaloni, confortata anche dall'appoggio e dal sostegno di Mago Merlino, pero' i commenti dei vaticanisti, stavolta, sono abbastanza obiettivi.
Iniaziamo da Repubblica e La Stampa
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Raffaella

Vienna, il Papa ricorda la Shoah "Pentimento verso i fratelli ebrei"

Ratzinger "L´aborto e l´eutanasia non sono diritti umani"

Ratzinger attacca gli euroscettici e torna a difendere i valori cristiani: "Senza fede l´Austria non sarebbe più Austria"

Vienna, il Papa loda il "modello Europa" "Ma eutanasia e aborto non sono diritti"

MARCO POLITI

DAL NOSTRO INVIATO
VIENNA - Papa Ratzinger benedice l´Unione europea, esalta il modello sociale del Vecchio Continente come mix di «efficienza economica e giustizia sociale, pluralismo politico, tolleranza, liberalità e apertura», sprona l´Europa ad assumere un ruolo guida nella lotta per la pace e contro la povertà nel mondo e a far valere il suo «peso politico» dall´Africa al Medio Oriente.
Ma al tempo stesso il pontefice teologo esorta gli europei a «non rinnegare» le radici cristiane, a ispirarsi ai loro valori e a rifiutare aborto ed eutanasia. «L´aborto - sottolinea nel primo giorno della sua visita in Austria - non può essere un diritto umano», perché è una profonda ferita sociale. Diritto umano fondamentale è il «diritto alla vita stessa». E quindi i figli non vengano mai «considerati casi di malattia» e l´Austria non cambi legislazione depenalizzando l´aborto. Al contrario si favoriscano politiche - «per favore», soggiunge delicatamente Ratzinger - per incoraggiare i giovani a fondare famiglie e guardare ai figli come un dono. Ma soprattutto, insiste il pontefice, non si arrivi all´eutanasia che nel dibattito austriaco viene chiamata «aiuto attivo a morire». C´è da temere, ammonisce, che arrivi il momento in cui su persone anziane e gravemente malate si esercitino «pressioni sotterranee o esplicite perché chiedano la morte o se la diano da sé». La risposta giusta alle sofferenze terminali, spiega, è un amorevole accompagnamento verso la morte di cui devono farsi carico tutti nella società e non solo i volontari cristiani.
Alla Hofburg, l´antico palazzo degli imperatori d´Absburgo, Benedetto XVI è accolto dal presidente della repubblica Heinz Fischer ed parla ai rappresentanti di governo e parlamento, al corpo diplomatico e agli esponenti delle comunità religiose delineando nel suo discorso la missione dell´Europa nel XXI secolo. Se negli anni Ottanta papa Wojtyla in questa storica capitale volle incitare a superare le barriere del totalitarismo, il suo successore - dopo il crollo clamoroso della cortina di ferro nel 1989 - prende di petto gli euroscettici. Ricorda che dopo secoli di guerre fratricide il cammino dell´integrazione europea, benché non esente da critiche, è «un´opera di grande portata» e ai paesi dell´Europa orientale rammenta che l´Unione europea ha loro permesso di consolidare libertà, stato di diritto e democrazia.

Un discorso che suscita grandi applausi per il suo tono incisivo, misurato, pieno di tatto anche quando tocca i temi cruciali della difesa della vita. Certo nelle parole del Papa risuona l´allarme per un futuro scristianizzato. Non permettano gli austriaci, scandisce, che un giorno siano solo le pietre a parlare di cristianesimo nel paesaggio urbano: «Un´Austria senza viva fede cristiana non sarebbe più l´Austria!».

Però Benedetto XVI non perde di vista la dinamica storica. Nel suo passato - afferma allargando lo sguardo al Vecchio Continente - l´Europa ha registrato le strettoie ideologiche di filosofia, scienza e fede, «l´abuso di religione e ragione per fini imperialistici», la degradazione dovuta ai movimenti materialisti, la tolleranza degenerata in indifferenza per i valori, ma l´Europa ha una dote: «La capacità di autocritica che la distingue tra le culture del mondo». Ed è suo compito nella globalizzazione porre regole perché non vengano colpiti i Paesi più poveri e le persone povere dei Paesi ricchi.
Una pioggia torrenziale ha accompagnato la prima giornata di Benedetto XVI a Vienna. Ma non ha impedito che migliaia di persone entusiaste, specie giovani, lo attendessero per ore al centro. Il cardinale Schoenborn, arcivescovo della città, ha voluto che il primo atto fosse un lungo momento di preghiera collettiva in una piazza storica. E poi la visita del pontefice al memoriale delle vittime austriache della Shoah e al rabbino capo di Vienna con i maggiorenti della comunità ebraica. Già in aereo papa Ratzinger ha sottolineato la volontà di mostrare «tristezza e pentimento e amicizia con i nostri fratelli ebrei». Davanti alla folla nella piazza Am Hof il cardinale Schoenborn ha ricordato che «Pietro era ebreo, gli apostoli erano ebrei, Maria era ebrea e così suo figlio Gesù, nostro Signore». E mai bisogna dimenticarlo né rinnegarlo. Ed è tragico che a Vienna si sia manifestata una «volontà aliena da Dio» tesa a «distruggere il popolo amato da Dio». Così il pellegrinaggio è partito con il piede giusto.

© Copyright Repubblica, 8 settembre 2007

Veramente complimenti a Politi: sicuramente e' l'articolo piu' bello e completo che abbia letto finora! Quando ci vuole...:-)
R.


LE DUE «GRANDI PREOCCUPAZIONI» DEL PONTEFICE, CHE RICHIAMA ANCHE LE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA

“Non spingete gli anziani all’eutanasia”

Il primo appuntamento al sacrario eretto per commemorare lo sterminio degli ebrei

MARCO TOSATTI

INVIATO A VIENNA
L'aborto non è un diritto umano: Benedetto XVI parla all'Europa, e richiama il Vecchio Continente ai suoi doveri nei confronti del mondo e della civiltà: le radici cristiane, che non sono una memoria storica, ma «una componente dinamica della nostra civiltà per il cammino nel terzo millennio». Papa Ratzinger è giunto nel Paese che forse considera più vicino al suo cuore, dopo la natia Baviera, e ha incontrato il Presidente e il corpo diplomatico accreditato presso il governo, e le numerose istituzioni internazionali. Un discorso molto forte nei toni, che viene solo qualche giorno dopo le dichiarazioni del cardinale Ruini relative alla legge 194. La sensibilità della Chiesa su questo tema, mai sopita, sta evidentemente diventando più esplicita. Ma nelle parole di Benedetto XVI di ieri è possibile cogliere una polemica implicita con quanti considerano l'aborto un diritto; una sconfessione alla radice dell'ideologia alla base di molte leggi che lo autorizzano.
È in Europa che è nata l'idea dei «diritti umani», ha detto Benedetto XVI, e «il diritto umano fondamentale, il presupposto per tutti gli altri diritti, è il diritto alla vita stessa. Ciò vale per la vita dal concepimento sino alla sua fine naturale. L’aborto, di conseguenza, non può essere un diritto umano - è il suo contrario. È una "profonda ferita sociale", come sottolineava senza stancarsi il nostro defunto confratello cardinale Franz König». Ma non è «un interesse specificamente ecclesiale» che spinge il Papa a parlare: «Ci facciamo piuttosto avvocati di una richiesta profondamente umana e ci sentiamo portavoce dei nascituri che non hanno voce», anche senza negare «i problemi e i conflitti di molte donne».
L'appello è diretto ai politici: «Non permettano che i figli vengano considerati come casi di malattia né che la qualifica di ingiustizia attribuita dal vostro (quello austriaco, ndr) ordinamento giuridico all’aborto venga di fatto abolita». E insieme il Papa esorta i politici a «fare tutto il possibile per rendere i Paesi europei di nuovo più aperti ad accogliere i bambini. Incoraggiate i giovani, che con il matrimonio fondano nuove famiglie, a divenire madri e padri!». La seconda preoccupazione del Papa è «il dibattito sul cosiddetto "attivo aiuto a morire". C’è da temere che un giorno possa essere esercitata una pressione non dichiarata o anche esplicita sulle persone gravemente malate o anziane, perché chiedano la morte o se la diano da sé». Ci vuole un’attenzione amorevole, l’accompagnamento verso la morte, «in particolare anche con l’aiuto della medicina palliativa - e non un "attivo aiuto a morire"».
E' un viaggio breve; in realtà un pellegrinaggio al santuario di Mariazell, reso quasi inavvicinabile, in queste ore, dal maltempo: neve, forte vento e pioggia alluvionale. A Vienna però il primo appuntamento di Benedetto XVI è stato a «Judenplatz», al sacrario eretto per commemorare le decine di migliaia di ebrei austriaci uccisi dai nazisti. Ne ha parlato durante il viaggio in aereo, sottolineando che questo gesto serve a «mostrare la nostra tristezza e il nostro pentimento, e l'amicizia con i nostri fratelli ebrei per andare avanti in questa grande unione che Dio ha creato con il suo popolo». Il «pentimento» era probabilmente riferito a un episodio di alcuni secoli fa, in cui molti ebrei vennero uccisi per essersi rifiutati di abiurare la loro fede. Il cardinale Christoph Schoenborn ha commentato, salutando il Papa all'arrivo: «Pietro era un ebreo, gli apostoli erano ebrei, Maria era una ebrea, e Gesù, suo figlio, il nostro Signore, lo è attraverso di lei», e ha esortato la Chiesa a «non dimenticare le sue radici». Schoenborn ha parlato di «volontà senza Dio di sterminare un popolo cui andò il primo amore di Dio»; e Benedetto XVI ha affermato che «anche oggi abbiamo bisogno di Dio. La vita senza un orientamento, senza Dio, non riesce, rimane vuota. E senza una guida: «Il relativismo relativizza tutto, e alla fine bene e male non sono più distinguibili».

© Copyright La Stampa, 8 settembre 2007

3 commenti:

mariateresa ha detto...

uè, non è la prima volta che Politi è il più bravo. Comincio a preoccuparmi. Beh, Raffaella, ne sono contenta.

Anonimo ha detto...

Raffaella, cosa dici, dobbiamo preoccuparci? Non è che per caso Politi si stia convertendo? ...
Alby

Anonimo ha detto...

:-))
Politi e' un ottimo giornalista nel senso che scrive bene e spesso e' lui che centra i punti chiave dei discorsi del Papa.
Il piu' delle volte li interpreta in chiave POLITIca :-)) e mi fa arrabbiare, pero' quando si mantiene obiettivo e' uno dei migliori...