27 dicembre 2007

Natale di terrore per i cristiani nello Stato indiano dell'Orissa (Osservatore Romano)


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Natale di terrore per i cristiani nello Stato indiano dell'Orissa

NEW DELHI, 27.

"Le violenze a tutto campo in Orissa nel giorno di Natale sono una macchia vergognosa nell'India democratica e laica": è il commento del vescovo di Balasore, Thomas Thiruthalil, sugli scontri scatenati il 24 e 25 dicembre - ma disordini si sono avuti anche ieri e oggi - dall'organizzazione fondamentalista Vishva hindu parishad (Vhp) che ha lanciato un'offensiva contro i cristiani nella provincia di Kandhamal, nello Stato centro-orientale indiano dell'Orissa. Secondo il Global council of indian churches (Gcic), "trecento abitazioni di cristiani sono state bruciate e tre fedeli sono morti in un incendio a Barakamal". I radicali del Vhp avrebbero, fra l'altro, tentato di uccidere il pastore Bikay Charan Sethi a Bamunigam: gli hanno gettato addosso una bottiglia molotov e ora è ricoverato in ospedale con ustioni sul 50% del corpo. A Phringia una chiesa cattolica è stata danneggiata da una bomba mentre il pastore protestante, Junas Digal, è stato rasato a zero, trascinato in un tempio e costretto ad inginocchiarsi davanti alle divinità indù.
Si parla di tre morti, di decine di feriti (alcuni gravi), di diciotto fra chiese e cappelle date alle fiamme, di quattro conventi, otto ostelli, un orfanotrofio e quindici negozi distrutti, di ferrovie e autostrade bloccate per ore. La polizia ha decretato il coprifuoco in molti villaggi ma non riesce ancora a controllare la situazione.
La scintilla è scaturita lunedì scorso a Bramunigam di Phulbani quando Swami Lakhananda Sarswati, ottantenne leader locale del Vhp, insieme alle sue guardie del corpo, ha visitato una zona cristiana dove i fedeli avevano issato delle tende per la celebrazione del Natale, tende distrutte in precedenza da 300 membri del Vishva hindu parishad. Il litigio che ne è seguito, definito dai media - riferisce Asia News - come "un attacco a Swami Lakhananda Sarswati", ha provocato una giornata di "sciopero" nazionale dell'Orissa indetto dallo stesso Vhp. Molti suoi membri, nel distretto di Phulbani, con armi da fuoco hanno attaccato le chiese, proibito ai cristiani di celebrare il Natale e sparato su alcuni fedeli.
Gli attivisti del Vhp accusano le chiese cristiane di proselitismo e usano la violenza per bloccare le conversioni al cristianesimo. Proprio il 25 dicembre i fondamentalisti hanno celebrato il "ritorno" di 187 cristiani all'induismo: con una cerimonia a Chikita, nel distretto di Sundergarth (Orissa), 103 uomini e 84 donne hanno festeggiato la "riconversione" ricevendo immagini di divinità indù.
Le ultime violenze sono state consumate nella notte fra mercoledì 26 e giovedì 27: una casa dei Missionari della Carità è stata attaccata dai fondamentalisti indù a Kandhamal; le suore e il sacerdote della missione sono fuggiti nascondendosi nella foresta circostante.
Nel distretto di Phulbani vi sono circa 100.000 cristiani su una popolazione di 650.000 persone. L'Orissa è uno Stato dove il fondamentalismo nazionalista indù è molto forte. Dal 1967 vige il Freedom of religion act (Ofra) con la quale il Governo ha attuato una serie soffocante di leggi anti-conversione. Il clima di intolleranza ha provocato anche delle vittime. Nel 1999 il missionario australiano Graham Staines e i suoi due figli sono stati uccisi e bruciati nella loro auto. Assassinato, sempre nel '99, anche un sacerdote cattolico, padre Arul Doss. L'Orissa è governato da una coalizione formata da un partito regionale e dal Bharatiya janata party (Bjp), il Partito del popolo indiano, pro-indù. Il Bjp è considerato il braccio politico dei gruppi fondamentalisti che vogliono fare dell'India uno Stato teocratico induista.
"In Orissa - spiega monsignor Thiruthalil - i cristiani sono una minoranza e in larga parte poveri ed emarginati. La Chiesa è accusata continuamente di fare conversioni e proprio Swami Lakhananda Sarswati, all'origine delle ultime violenze, è un leader del movimento anti-conversioni". L'Ofra, sotto l'apparente scopo di proteggere le persone dalle conversioni forzate, è divenuto in realtà un meccanismo legislativo per frenare gli individui nella libertà religiosa e di pensiero.
"È triste - continua il vescovo di Balasore - che i missionari cristiani e il loro servizio generoso siano fatti oggetto di violenza dalla popolazione che essi stessi servono". La Chiesa in India, infatti, con i suoi servizi sociali, educativi e sanitari, è aperta a gente di ogni casta e fede e molti membri della comunità indù godono di tali servizi.
Monsignor Thiruthalil non ha perso la speranza: "La Chiesa che cresce nell'amore e nell'unità - afferma - ha la sua base nella fede segnata dalla sofferenza e dalla persecuzione". E definisce l'enciclica di Benedetto XVI, Spe Salvi, "un messaggio profetico per noi sacerdoti, religiosi, religiose e laici che lavoriamo in tali difficili circostanze in Orissa. Alla luce di questa persecuzione - conclude il vescovo - noi siamo rafforzati. La nascita di Cristo, l'Umile, riconosciuto da persone emarginate, quali erano i pastori, è la realtà che viviamo qui in Orissa".

(©L'Osservatore Romano - 27-28 dicembre 2007)

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