27 dicembre 2007
Finalmente cade il tabù: i giornali parlano della persecuzione dei Cristiani nei Paesi a maggioranza indù e buddista!
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GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
«I cristiani vengono torturati anche oggi», lancia l’allarme Benedetto XVI a poche ore dal Natale di sangue nella regione indiana dell’Orissa dove gli estremisti hindu hanno ucciso un fedele e bruciato sei chiese in una furiosa caccia al cattolico. Nell’Angelus dedicato a Santo Stefano, primo martire cristiano, Ratzinger ha ricordato le persecuzioni che tuttora subiscono «missionari, vescovi, religiosi, religiose e laici» in tante parti del mondo: «A volte si soffre e si muore anche per la comunione con la Chiesa universale e la fedeltà al Papa».
Un riferimento implicito anche ai cattolici in Cina, Paese con cui il Vaticano sta cercando di migliorare i rapporti, ma anche a quelle nazioni dell’Ue cattofobica, dove un fedele del Papa non può diventare capo di Stato (Inghilterra, Olanda, Grecia, Danimarca, Svezia, Norvegia).
«Dalla prima persecuzione a Gerusalemme a quelle degli imperatori romani, fino alle schiere dei martiri dei nostri tempi, non di rado giungono notizie di discepoli di Cristo e apostoli del Vangelo privati della libertà o impediti nell’esercitarla - afferma Benedetto XVI - preghiamo il Signore perché ci insegni ad amare anche i nostri nemici».
A Natale, nei 63 saluti nelle lingue nazionali (tra cui la novità del guaranì, l’idioma degli indios dell’Amazzonia), il Pontefice si era rivolto con particolare intensità all’Italia, chiedendole di testimoniare i «valori della vita, della famiglia, dell’amore e della pace» e di preservare il proprio patrimonio cristiano.
È di un morto e 24 feriti il bilancio dell’assalto alle chiese nello Stato centro-orientale indiano dell’Orissa. Centinaia di attivisti del partito fondamentalista hindu Vishwa Hindu Parishad (Vhp) hanno inscenato scioperi, blocchi e proteste contro i festeggiamenti di Natale, soprattutto nei distretti di Phulbani e Kandhamala, dove i cristiani sono la maggioranza.
«In alcuni Stati indiani la concezione castale della fede e l’intolleranza religiosa producono gravi esplosioni di violenza, impedendo la coesistenza pacifica fra religioni e gruppi etnici - spiega il cardinale Achille Silvestrini, che da prefetto delle Chiese Orientali ha visitato le comunità cattoliche dell’India -. I cristiani in India rappresentano solo il 2,3% della popolazione; di questi, l’1,8% fa parte della Chiesa cattolica. E per l’effetto emulazione si moltiplicano gli atti di violenza contro cristiani accusati di far proselitismo».
Nonostante siano una piccola minoranza, i cristiani garantiscono il 20% dell’educazione primaria di tutto il Paese, il 10% dei programmi di alfabetizzazione e di sanità pubblica, il 25% della cura degli orfani e delle vedove e il 30% della cura di disabili, lebbrosi e malati di Aids. La quasi totalità di coloro che usufruiscono di queste istituzioni sono fedeli di altre religioni.
Il «martirio planetario» richiamato da Benedetto XVI ha numeri sconvolgenti: 45 milioni di cristiani uccisi nel ‘900 per la loro fede. Nella Russia Sovietica, tra il 1917 e 1925, scomparvero nel nulla 200 mila cattolici. Attualmente, secondo gli studi della «World Christian Encyclopedia», ogni anno sono 160 mila i martiri cristiani: un trend in crescita ininterrotta da almeno due decenni.
E l’Onu, osservano in Vaticano, non fa nulla e tace per non scontentare i Paesi asiatici nei quali la persecuzione anti-cristiana è più forte.
In realtà fanno poco gli stessi stessi Stati cattolici (Italia inclusa), anche se a parole sono ricchi di elogi per il Papa.
Spesso sono i fedeli laici a morire, più vulnerabili del prete o del vescovo, come in Myanmar (ex Birmania), dove il governo militare cerca di abolire il cristianesimo e ha dotato le forze dell’ordine di un «vademecum» per perseguitare i cristiani. In Curia fanno notare che sembra un adattamento del «Mein Kampf» di Hitler.
Intanto la persecuzione che subiscono i cristiani nei Paesi a maggioranza hindu e buddista fa impallidire le già inenarrabili angherie che subiscono nelle terre dell’Islam, compresi i «moderati» Marocco, Turchia, Egitto, Tunisia.
© Copyright La Stampa, 27 dicembre 2007
Grazie a Galeazzi per questo importantissimo articolo.
E poi qualcuno si permette di dare lezioncine di diplomazia al Papa quando, a ragione, difende i Cattolici perseguitati!
Chissa' come mai si tace sulle persecuzioni che i Cristiani subiscono nei Paesi a maggioranza indù e, soprattutto, buddista.
E' forse politicamente scorretto? E perche' nessuno parla della persecuzione contro i Cristiani in Birmania? E' sconveniente?
Per fortuna qualcuno ha il coraggio di parlare a voce alta, nel silenzio (ormai consueto) dell'ONU.
R.
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3 commenti:
buongiorno a tutti.
Sottoscrivo ogni tua parola, cara Raffaella.Chi naviga in rete e segue le agenzie religiose come Asianews sa cosa succede ai cristiani nel mondo ogni giorno.
Che ci sia un tabu da parte di un certo mondo ideologico o laicista non stupisce, ma che ci siano cattolici che si riempono tutti i giorni la bocca di critiche, puntualizzazioni, rilievi alla Chiesa, che tacciono su queste cose come se fossero brustolini di ordinaria amministrazione è una faccenda che mi amareggia molto. Provate a leggere riviste come Adista e vedrete: neanche una parola, i perseguitati esistono solo se si può ricamare sulla persecuzione una bella sovrastruttura ideologica e sempre di quella parte politica. Ecco una qualche riflessione su questo io spero che questi fratelli la facciano in nome della compassione, da loro così spesso evocata, e della giustizia.
Buongiorno, cara Mariateresa :-)
Purtroppo l'ideologia, spesso, produce salumi da piazzare sugli occhi...
per Adista gli unici cattolici degni di nota sono quelli ritenuti perseguitati dalla Chiesa ufficiale
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