24 dicembre 2007

Il Papa presiede la Messa della Notte nella Solennità del Natale: la riflessione del cardinale Arinze (Radio Vaticana)


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Il Papa presiede la Messa della Notte nella Solennità del Natale: la riflessione del cardinale Arinze

Il mondo cristiano si appresta a celebrare la Natività di Cristo, “il grande mistero dell’amore che non finisce mai di stupirci”, come ha detto ieri il Papa all’Angelus. Benedetto XVI presiederà alle 24.00 nella Basilica di San Pietro la Messa della Notte. La celebrazione sarà trasmessa da circa 90 network televisivi di tutto il mondo. La Radio Vaticana seguirà l’evento a partire dalle 23.50. Domani alle 12.00, dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana, il Papa rivolgerà all’umanità il suo messaggio natalizio con i saluti in varie lingue e la Benedizione “Urbi et Orbi”. In questo caso saranno oltre 90 i canali televisivi a trasmettere in diretta l’evento. La nostra emittente seguirà l'avvenimento dalle 11.50. Quello di quest’anno è il terzo Natale presieduto da Benedetto XVI. Ascoltiamo in proposito il servizio di Sergio Centofanti.

(Tu scendi dalle stelle)

“Dio è così grande che può farsi piccolo. Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo. Dio è così buono da rinunciare al suo splendore divino e discendere nella stalla, affinché noi possiamo trovarlo e perché così la sua bontà tocchi anche noi, si comunichi a noi e continui ad operare per nostro tramite”.

Così il Papa aveva descritto il mistero del Natale nella Messa della Notte il 24 dicembre 2005. Mistero che si rivela ai semplici, come erano i pastori di Betlemme, persone disprezzate ma disponibili ad ascoltare:

“È questo che a Dio interessa. Egli ama tutti perché tutti sono creature sue. Ma alcune persone hanno chiuso la loro anima; il suo amore non trova presso di loro nessun accesso. Essi credono di non aver bisogno di Dio; non lo vogliono. Altri che forse moralmente sono ugualmente miseri e peccatori, almeno soffrono di questo. Essi attendono Dio. Sanno di aver bisogno della sua bontà, anche se non ne hanno un'idea precisa. Nel loro animo aperto all'attesa la luce di Dio può entrare, e con essa la sua pace. Dio cerca persone che portino e comunichino la sua pace”.

Natale – aveva sottolineato il Papa nella Messa di Mezzanotte dell’anno scorso - è diventata “la festa dei doni per imitare Dio che ha donato se stesso a noi”. Di qui l’invito del Pontefice:

“Tra i tanti doni che compriamo e riceviamo non dimentichiamo il vero dono: di donarci a vicenda qualcosa di noi stessi! Di donarci a vicenda il nostro tempo. Di aprire il nostro tempo per Dio. Così si scioglie l'agitazione. Così nasce la gioia, così si crea la festa”.

E nei banchetti festivi di questi giorni – aveva detto il Papa - ricordiamo la parola del Signore: "Quando offri un banchetto, non invitare quanti ti inviteranno a loro volta, ma invita quanti non sono invitati da nessuno e non sono in grado di invitare te":

“E questo significa, appunto, anche: Quando tu per Natale fai dei regali, non regalare qualcosa solo a quelli che, a loro volta, ti fanno regali, ma dona a coloro che non ricevono da nessuno e che non possono darti niente in cambio. Così ha agito Dio stesso: Egli ci invita al suo banchetto di nozze che non possiamo ricambiare, che possiamo solo con gioia ricevere. Imitiamolo! Amiamo Dio e, a partire da Lui, anche l’uomo, per riscoprire poi, a partire dagli uomini, Dio in modo nuovo!”

Benedetto XVI ieri all’Angelus ha esortato con forza i credenti “ad annunciare a tutti la presenza di Dio in mezzo a noi”, “dono inestimabile”, che tutti gli uomini hanno il diritto di conoscere:

“Modello impareggiabile di evangelizzazione è la Vergine Maria, che ha comunicato al mondo non un’idea, ma Gesù, Verbo incarnato. InvochiamoLa con fiducia, affinché la Chiesa annunci, anche nel nostro tempo, Cristo Salvatore. Ogni cristiano ed ogni comunità sentano la gioia di condividere con gli altri la Buona Notizia che ‘Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito … perché il mondo si salvi per mezzo di lui’ (Gv 3,16-17). E’ questo il senso autentico del Natale, che sempre dobbiamo riscoprire e intensamente vivere”.

(Adeste fideles)

Il Natale, dunque, è ormai alle porte. Ma come preparare il cuore per una festa così grande? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti:

R. – La nostra fede ci aiuta a vedere che è il Figlio di Dio, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; è sempre Dio che, in pienezza dei tempi, prende la natura umana per la nostra salvezza, che nasce a Betlemme da Maria Vergine. Tutto questo è l’arrivo del Salvatore. Il compimento di questo movimento di salvezza è la sua predizione e specialmente il mistero pasquale e quindi la sofferenza, la morte e la Resurrezione. A Natale, invece, tutto comincia e non c’è, quindi, da sorprendersi se nella celebrazione liturgica il Natale occupa un posto veramente importante. Nel nostro cuore dobbiamo prepararci per l’arrivo del Salvatore, che arriverà alla fine del mondo, ma che è in realtà già arrivato a Betlemme: questo celebriamo nel Natale, il Figlio di Dio nato come uomo.

D. - C’è il rischio che noi cristiani facciamo come gli abitanti di Betlemme che non avevano un posto per accogliere il Dio che viene?

R. – C’è questo rischio. C’è molta gente che quando si dice Natale pensa ad andare al mare se non è freddo o ad andare in montagna, magari a visitare un Museo e ad avere un bel pranzo che dura anche tre ore e fatto di 12 portate, ma anche visitare amici e stare in famiglia, scambiandosi doni. Tutto questo è certamente bello, ma non rappresenta ancora il cuore del Mistero. Dobbiamo fare posto a Gesù, non possiamo avere un Natale senza avere Gesù e quindi il contatto con Gesù nel Sacramento dell’Eucaristia, preparato da una buona confessione. La Chiesa persuade il sacerdote a celebrare la Santa Messa per ben tre volte: a mezzanotte, all’aurora e poi durante la giornata. E’ importante ricevere Gesù nel Santissimo Sacramento, ma anche fare delle Letture Sacre ed avere un riposo spirituale. Non bisogna riempire questa giornata con la fretta e il rumore. Certo è una dimensione importante del Natale, anche quella di fare visita agli amici e alla famiglia.

D. - Come annunciare e testimoniare oggi il Natale?

R. – Gesù viene a salvarci. Viene a salvarci dai nostri peccati ed ognuno di noi può fare un esame di coscienza riguardo alla propria famiglia, al proprio luogo di lavoro, al proprio quartiere e quindi alla società e valutare se c’è bisogno di un momento di riconciliazione con qualcuno, perché quello del Natale è il giusto tempo o se c’è bisogno di perdonare o di avere una maggiore armonia. Ognuno di noi oltre a fare doni a familiari e ad amici, non può e non deve dimenticare i poveri, i senzatetto, coloro che non hanno da mangiare a sufficienza o non hanno un lavoro e gli immigrati. Questo è il tempo per la solidarietà ed è nel pieno spirito del Natale. La solidarietà non è una parola vuota, ma caratterizza la carità, la carità in nome di Cristo. Natale è anche questo; Natale è testimoniare armonia ed amore agli altri e, quindi, giustizia e pace.

D. - Ancora oggi, nel Terzo Millennio, tanti cristiani vivranno il Natale nella paura e senza libertà, in una situazione di guerra o di miseria…

R. – Purtroppo sì. Il Santo Padre Benedetto XVI ci ha donato un’Enciclica, dove ci dice che siamo salvati nella speranza, la speranza che ha come centro Cristo, perché è Cristo che ci dà l’ancora della fede e in Lui impariamo a perdonare, ad accettare gli altri, a rispettare i diritti degli altri. Ognuno di noi può fare qualcosa, ovviamente tutti quanti non possiamo certo essere presidente della Repubblica o primo ministro, ma saremo certamente qualcosa di importante e di grande per la nostra famiglia, saremo certamente qualcosa dove lavoriamo. Bisogna promuovere l’accettazione degli altri, la carità e, quindi, la giustizia e la pace. Gesù Bambino in Betlemme porta la pace a tutti gli uomini di buona volontà.

D. - Un suo augurio per questo Natale…

R. – Il mio augurio a tutti gli ascoltatori e a tutti gli amici è un augurio di giustizia e di gioia che soltanto Dio ci può donare; un augurio di pace interiore che soltanto Dio ci può dare; un augurio di un tempo tranquillo e di una celebrazione di grande spessore spirituale, oltre certamente l’aspetto umano e sociale.

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