16 aprile 2008

Benedetto XVI, il diplomatico dell'asse Europa-America (Uboldi per "Il Tempo")


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Il punto di RAFFAELLO UBOLDI

Il diplomatico dell'asse Europa-America

Il pontefice Benedetto XVI da ieri negli Stati Uniti è stato da cardinale forse il più stretto collaboratore di Karol Wojtyla, si sostiene addirittura, seppure a mezza voce in Vaticano, che alcune delle Encicliche di Giovanni Paolo II portino, sul piano teologico, l'impronta di Joseph Ratzinger.

Non vogliamo addentrarci oltre nei "si dice", di certo vi è che il Papa che ha messo piede nel Nuovo Mondo non è uomo di rottura col precedente pontificato, pur avendo il compito di aggiornare al tempo presente una Chiesa che, per sopravvivere, vivere, e prosperare (scelga ognuno l'ipotesi che più gli aggrada), non può semplicemente adagiarsi su quello che è stato l'impatto carismatico del suo predecessore.
Con Karol Wojtyla c'era da fronteggiare un regno che a giusta ragione si poteva definire l'impero del Male, il comunismo al potere nel centro moscovita, con la sua coorte di paesi satelliti e di sciocchi estimatori.

Ora che quell'impero è crollato, rivelando al mondo tutte le sue debolezze, le pecche, i delitti, il potere più virtuale che reale che gli era proprio, altre sono le sfide della Chiesa, ed è fondamentale, più che importante, che Benedetto XVI spieghi ai fedeli, ai governanti di oggi e di domani (per la fine dell'anno gli Stati Uniti avranno un nuovo presidente), alle folle d'Oltreoceano come intende affrontarle; e l'impressione è che troverà orecchie attente in una America in genere molto reattiva.

La perversa versione dell'Islam che si chiama terrorismo, di sicuro avrà la sua parte negli incontri, nei colloqui, nei bagni di folla di Papa Ratzinger.

E già sappiamo che il problema vuole governarlo - ci si scusi l'espressione parlando di un pontefice - in modo "laico", nessuna Crociata cioè, ma fermo su quei principi che fanno del cristianesimo una dottrina più di altre attraente, se non dominante.

Una Chiesa alla ricerca di nuovi adepti, e fuor di dubbio l'America, quella del nord, come quella del sud, può rappresentare un serbatoio dal quale attingere, pur con la dovuta attenzione all'equilibrio da mantenersi fra "latinos" e "yankees", nel seno di una comunità universale. Una Chiesa alla ricerca di un più preciso rigore al suo interno (e come sappiamo gli interventi, durissimi, di Benedetto XVI nel richiamare all'ordine quella parte, seppure minoritaria, del clero statunitense che si era discostata da certi canoni di costume, hanno sollevato il plauso convinto dell'opinione pubblica nord-americana).
E siccome il pontefice regnante è anche un fine diplomatico, si può dare per scontato che negli incontri alla Casa Bianca e altrove si parlerà dei rapporti America-Europa, con gli uni che non possono fare a meno degli altri. Un programma di viaggio come si vede molto nutrito, per un pontefice che sta guadagnandosi, in misura sempre maggiore, l'attenzione del mondo.

© Copyright Il Tempo, 16 aprile 2008 consultabile online anche qui.

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