20 aprile 2008

Il Papa si racconta: "I miei anni da teen ager rovinati dal nazismo" (Galeazzi)


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NEL SEMINARIO DI NEW YORK DAVANTI AI GIOVANI E AI SEMINARISTI

Il Papa si racconta
"I miei anni da teen ager rovinati dal nazismo"


GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A NEW YORK

«In questo momento storico aiutatemi ad essere Papa con i miei limiti e la mia povertà spirituale. Anche il grande San Pietro era un uomo, con i suoi difetti e peccati, ma alla fine rimase la roccia della Chiesa. Vi chiedo di pregare per me, come sapete ho appena compiuto un altro anno. Il tempo vola».

Benedetto XVI, nel terzo anniversario della sua elezione, in una cattedrale di New York gremita e blindata (migliaia i «Papa-boys» rimasti fuori) affida ai vescovi la difesa della vita, «cuore della nuova evangelizzazione», e annuncia un «tempo di purificazione» nella Chiesa».

Poche ore dopo, raccontandosi davanti agli adolescenti e ai seminaristi di Yonkers, un sobborgo popolare a nord di Manhattan, ha raccontato per la prima volta la sua giovinezza sotto Hitler: «I miei anni da “teenager” sono stati rovinati dal nazismo».
Lui si trovò suo malgrado nel gorgo della guerra, combatté il nazismo a suo modo (scrivendo versi di protesta in esametri greci), mentre l'influsso nazista «penetrava nelle scuole, negli organismi civili, nella politica e addirittura nella religione prima di essere riconosciuto per quel mostro che era». Il nazismo «mise Dio al bando e così diventò inaccessibile per tutto ciò che era vero e buono». Ne derivò «l'orrore della distruzione e il terrore da cui molti sfuggirono proprio venendo in America».

I mass media Usa concordano nel ritenere «pienamente riuscita» la missione Oltreatlantico di Joseph Ratzinger, la cui limpida autocritica in cinque momenti e la toccante richiesta di perdono per lo scandalo-pedofilia hanno scaldato i cuori degli americani, come dimostra l'accoglienza trionfale in ognuna delle decine di tappe del suo viaggio.

E in piena campagna elettorale assegna implicitamente all'episcopato il compito di contrastare l'aborto, la manipolazione genetica e l'eutanasia. «La proclamazione della vita, della vita in abbondanza è testimonianza del Vangelo - afferma - La vita vera, cioè la nostra salvezza, può essere trovata solo nella riconciliazione, nella libertà e nell'amore che sono doni gratuiti di Dio. E' questo il messaggio di speranza che siamo chiamati ad annunziare e a incarnare in un mondo in cui egocentrismo, avidità, violenza e cinismo sembrano soffocare la fragile crescita della grazia nel cuore della gente». E esorta i vescovi statunitensi a non perdere di vista che in una società nella quale «la Chiesa a molti sembra essere legalista e "istituzionale", la nostra sfida più urgente è di comunicare la gioia che nasce dalla fede e l'esperienza dell'amore di Dio».

Ieri il bagno di folla in papamobile è «stato impressionante ed è andato oltre ogni previsione», osservano in nunziatura.

Tutti, «individui e gruppi», rivendicano ad alta voce in pubblico la libertà. Ma la libertà, ammonisce il Pontefice, è «un valore delicato», dunque «può essere fraintesa o usata mala così da non condurre alla felicità attesa, ma verso uno scenario buio di manipolazione in cui la comprensione del mondo viene distorta da quanti hanno un loro piano nascosto». In attesa di pregare oggi a Ground Zero e celebrare allo Yankee Stadium la messa più attesa, ieri Benedetto XVI ha incontrato il sindaco ebreo Michael Bloomberg (l'ex primo cittadino Rudolph Giuliani, pluridivorziato e convinto abortista ha ricevuto la comunione a San Patrizio). Intanto il portavoce papale, padre Federico Lombardi smentisce il progetto di giro di vite attribuito dal «New York Times» al prefetto del Sant'Uffizio, Levada e precisa che ai preti colpevoli di abusi sessuali «verranno applicate le sanzioni canoniche già in vigore».

© Copyright La Stampa, 20 aprile 2008

2 commenti:

euge ha detto...

Ennesima testimonianza di un umanità profonda!!!! Il Papa sempre definito dai più ostili in modo dispregiativo " Il Papa tedesco" sappiano una volta per tutte che anche Benedetto XVI ha dovuto fare i conti come tutti i giovani dei quel periodo storico, con la cieca pazzia e violenza di quell'ideologia totalitaria ( non la sola ovviamente), che ha portato lo scompiglio , l'odio e la guerra in tutto il mondo. Proprio in funzione di ciò vorrei che certe persone la smettessero di parlare con spregio di Benedetto XVI additandolo come " il tedesco" non è una maledizione essere tedeschi e non è colpa di nessuno se si è nati in quel paese in quella fase storica. Lui ha sofferto come hanno sofferto tanti in quel periodo e costretto ad arruolarsi come per esempio tanti in Italia, erano costretti ad assoggettarsi al regime dell'epoca ma, non per questo sicuramente si possone sgpregiare come fanno certi ben pensanti con il Papa.
Ricordiamo e ricordino lor signori queste parole prima di continuare con il loro infamante ed inammissibile linguaggio dispregiativo.

Anonimo ha detto...

Ma Giuliani, come pluridivorziato, ha commesso o no sacrilegio accostandosi alla Comunione?

Roby