8 maggio 2008
Impegno ecumenico e dialogo con l'islam al centro del discorso del Papa alla Chiesa greco-melchita (Radio Vaticana)
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Impegno ecumenico e dialogo con l'islam al centro del discorso del Papa alla Chiesa greco-melchita
Oltre 300 pellegrini della Chiesa greco-melchita cattolica, guidati dal patriarca di Antiochia in Siria, Gregorios III Laham e da 14 vescovi al seguito sono giunti stamane in Vaticano per incontrare il Papa. Sono arrivati da diversi Paesi del Medio Oriente e da altre regioni della diaspora. Benedetto XVI li ha riuniti nella Sala Clementina, dopo l’udienza al Patriarca, e la foto ricordo con i presuli nella Sala dei Papi. Il servizio di Roberta Gisotti:
Una chiesa vitale, quella greco-melchita, “malgrado le difficoltà della situazione sociale e politica” della regione mediorientale, ha sottolineato Benedetto XVI, richiamando la prossima apertura dell’Anno dedicato a San Paolo, che proprio sulla via di Damasco - sede del Patriarcato greco-melchita – “ha vissuto l’evento che ha trasformato la sua esistenza e che ha aperto le porte del Cristianesimo a tutte le Nazioni”. Nell’incoraggiare un rinnovato “dinamismo evangelico”, assicurando “unità” fra le comunità ed il “buon funzionamento degli affari ecclesiali” tra le Chiese patriarcali, il Papa ha raccomandato di riferirsi” al Sinodo dei vescovi che riveste un ruolo d’“importanza fondamentale”.
Ha lodato quindi il Santo Padre l’attività ecumenica della Chiesa greco-melchita e le “relazioni fraterne” stabilite con i fratelli ortodossi:
"Nous devons donc faire tout notre possible pour abattre les murs de division… "
“Dobbiamo fare tutto il nostro possibile – ha ribadito il Papa - per abbattere i muri di divisone e di sfiducia” che ci impediscono di realizzare l’unità. “Soprattutto non possiamo perdere di vista che la ricerca dell’unità –ha aggiunto - è un compito che concerne non solamente una Chiesa particolare ma la Chiesa tutta intera”.
Così anche apprezzamento, ha espresso Benedetto XVI, per le “buone relazioni” che la Chiesa greco-melchita intrattiene con i musulmani e con i responsabili delle loro istituzioni, sforzandosi di risolvere i problemi “in uno spirito di dialogo fraterno, sincero e obiettivo”, ricercando la “comprensione mutua”, promuovendo e difendendo insieme, “per il beneficio di tutti, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”.
Da parte sua, il Patriarca Gregorios III - nel suo saluto al Papa - ha sottolineato la particolarità del ruolo dei cristiani orientali arabi che vivendo in un mondo a maggioranza musulmana hanno al riguardo una missione esclusiva soprattutto in Libano e Siria. E così anche che la comunione con la Chiesa di Roma non li separa dalla loro realtà ecclesiale ortodossa.
Non ha mancato infine il Papa di riferirsi al “contesto agitato e talvolta drammatico del Medio Oriente”, dove la Chiesa si è trovata di fronte a situazioni dove la politica gioca un ruolo che non è indifferente alla sua vita:
“Il est donc important qu’elle maintienne des contacts avec les Autorités politiques… "
E’ dunque importante – ha osservato Benedetto XVI – che la Chiesa "mantenga contatti con le autorità politiche, le istituzioni e i diversi partiti. Tuttavia – ha aggiunto - non spetta al clero d’impegnarsi nella vita politica. Questo resta un fatto dei laici. Ma la Chiesa – ha concluso - deve proporre a tutti la luce del Vangelo, affinché tutti s’impegnino a servire il bene comune e affinché la giustizia prevalga sempre, perché il cammino della pace possa infine aprirsi davanti ai popoli di questa regione".
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