18 luglio 2008
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Con i giovani in battello lungo la baia di Sydney
dal nostro inviato Gianluca Biccini
In un mondo stanco dell'avidità, dello sfruttamento e della divisione, dei falsi idoli e delle ipocrisie, Benedetto XVI ha chiesto ai giovani radunati a Sydney di portare la speranza offerta dal Vangelo.
Dal molo di Barangaroo, gremito di ragazzi e ragazze dei cinque continenti, nel primo grande appuntamento di questa Gmg 2008, giovedì pomeriggio, il Papa si è fatto interprete dei sentimenti che albergano nel cuore e nella mente delle nuove generazioni.
Un clima di gioia ha caratterizzato la festa di accoglienza, che ha segnato l'entrata in scena da protagonista del Pontefice nella XXIII Gmg.
Dall'inizio alla fine è stato tutto un susseguirsi di canti e di cori da stadio, di "Benedetto, Benedetto" gridato a gran voce per testimoniare un affetto autentico. E il Papa ha ricambiato questo calore, ribadendo che le preoccupazioni per la non violenza, per uno sviluppo sostenibile, per il trionfo della giustizia e della pace, sono di vitale importanza per tutta l'umanità. Ma ha anche chiarito come questo desiderio non possa essere compreso senza un'autentica riflessione sull'innata dignità di ogni vita umana.
Un discorso che è apparso rivolto non soltanto ai cattolici, ma anche a quanti sono lontani, alla ricerca di una patria spirituale. A loro il Pontefice ha lanciato l'invito a sentire la Chiesa come una "casa" accogliente, dove nessuno resta fuori, perché dal giorno di Pentecoste la Chiesa è "una e universale".
E a Sydney in queste ore si avverte la sensazione di vivere una sorta di nuova Pentecoste. Basta guardare all'affresco di bandiere, di colori, di giovani volti, di popoli che raramente hanno avuto l'opportunità di incontrarsi in precedenza. Ci sono tanti europei e tanti americani, ma non mancano le presenze dell'Asia.
E poi c'è la novità assoluta dei numerosi gruppi giunti dalle isole-Stato vicine all'Australia, la cui esistenza stessa è minacciata dall'aumento dei livelli delle acque o dagli effetti della siccità. A nome loro il Papa ha denunciato le ferite che segnano questi arcipelaghi, come l'erosione, la deforestazione, lo sperpero delle risorse minerali e marine.
Benedetto XVI dimostra di conoscere molto bene non solo tutte queste realtà, ma anche le insidie che minacciano i giovani di oggi. Per lui il cuore della questione sta nella separazione tra libertà e tolleranza, da una parte, e verità, dall'altra. Eccolo allora riconfermare che la vita di ogni individuo non è un semplice succedersi di fatti e di esperienze. Da qui l'esortazione ai giovani perché non si lascino ingannare da quanti vedono in loro dei meri "consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate". Davanti a tutto questo Cristo offre di più, anzi offre tutto. E l'esperienza mostra che proprio il discostarsi dal disegno del Creatore provoca disordine generando poveri, anziani soli e immigrati che non hanno voce. Tra questi vi sono anche gli aborigeni, che qui nella loro terra australiana pagano anni di privazioni e di sfruttamento. Per questo Benedetto XVI - che ha ricordato le sofferenze e le ingiustizie da essi sopportate per "le politiche di assimilazione" messe in atto dal Governo tra il 1910 e il 1970 - ha voluto che ad accoglierlo alla Rose Bay, da dove si è poi imbarcato per Barangaroo, fossero proprio gli anziani e i giovani di questo antico popolo.
Con canti tradizionali in dialetto locale e nelle varie lingue delle popolazioni native dell'Oceania, e con una danza realizzata appositamente per lui, gli hanno tributato il loro benvenuto di uomini fieri delle proprie origini. Per loro il Papa è un ospite che viene non come nemico o colonizzatore, ma come amico, come padre spirituale, come ha spiegato Uncle Allen Maden, anziano "custode della regione". Poi, a bordo della nave "Sydney 2000" (come già è avvenuto alla Gmg 2005 di Colonia lungo il Reno) Benedetto XVI ha attraversato le acque della baia della metropoli. Lungo il percorso il Papa, che ha preso posto a prua sulla terrazza del secondo ponte, è stato accompagnato da sedici giovani, quattro dei quali australiani in rappresentanza delle diverse componenti del variegato popolo di questo Paese: aborigeni, marina militare, immigrati vietnamiti e discendenti dei primi europei. Ciascuno di loro ha spiegato al Pontefice la storia e il significato degli splendidi siti che a mano a mano si presentavano ai suoi occhi. E un tuffo ideale nella singolare storia di tutta l'Oceania è stato fatto dal Papa anche nel suo discorso, quando ha rievocato quei pionieri - sacerdoti, suore e frati - che giunsero dall'Europa, tenaci costruttori di gran parte dell'eredità sociale e spirituale di queste genti: tra questi, la beata Mary McKillop (1842-1909) e il beato Peter To Rot (1912-1945), giovane padre di famiglia martire nell'odierna Papua Nuova Guinea.
Dopo circa tre quarti d'ora di navigazione la "Sydney 2000" - scortata da una flottiglia di altre quindi imbarcazioni con un totale di un migliaio di giovani a bordo - ha raggiunto il molo che porta il nome della moglie di un antico capo aborigeno. Al momento dell'attracco ha dato il benvenuto al Papa una guardia d'onore composta da quarantatré aborigeni che lo hanno salutato nella lingua nativa. Dopo un lungo giro in papamobile sul lato destro di Barangaroo, Benedetto XVI ha preso posto sul palco per ascoltare le parole di saluto rivoltegli dal cardinale Pell e dall'arcivescovo Wilson. Quindi la suggestiva processione del libro dei Vangeli, in una canoa tipica delle Isole Tokelau, ha preceduto la lettura del vangelo di Matteo (20, 25-28) e le invocazioni allo Spirito Santo - al centro del tema della XXIII Gmg - in inglese, russo, tedesco e spagnolo. Dopo aver pronunciato il suo discorso Benedetto XVI si è congedato e in papamobile ha attraversato la parte sinistra del molo di Barangaroo. Il suo saluto si è esteso anche a quanti hanno seguito la festa di accoglienza attraverso i maxischermi collocati in vari punti della città. Rientrando verso la Cathedral House, la vettura papale ha costeggiato l'Opera House e i polmoni verdi del Royal botanic gardens e del Domain.
Si è così conclusa con un grande bagno di folla la prima giornata di Benedetto XVI a Sydney, durante la quale ha anche visitato il santuario della beata Mary MacKillop, una delle figure eminenti della storia di questo Paese.
A metà mattinata - come già prima di lui avevano fatto Paolo VI e Giovanni Paolo II - il Papa si è recato nel convento dove è sepolta la fondatrice delle suore di San Giuseppe del Sacro Cuore. Accompagnato dal suo seguito, il Pontefice è stato accolto dalla superiora generale, suor Anne Derwin. Quindi ha pregato dinanzi alla tomba, su cui è inciso il nome religioso della fondatrice - madre Maria della Croce - e ha benedetto le suore presenti. Tra loro anche la ventiquattrenne di Sydney Anne Marie Gallagher (la stessa età che aveva la MacKillop quando nel 1866 fondò la sua Congregazione) che ha emesso i voti lo scorso 25 maggio. A ricordo della visita il Papa ha donato una piccola statua di san Giuseppe e le religiose hanno ricambiato con un busto bronzeo della beata.
"Non si può vedere gente bisognosa e non fare niente": questa la sintesi di una vita interamente dedicata ai poveri, che fa di Mary MacKillop uno dei personaggi più amati in Australia, soprattutto tra i giovani. Proprio in questi giorni, infatti, la prima beata del grande Paese è stata onorata con una speciale moneta da un dollaro, in cui è raffigurata nell'atto di guidare le future generazioni.
(©L'Osservatore Romano - 18 luglio 2008)
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