4 luglio 2008

Vian: "Il Papa ha imparato sul campo come la migliore tecnica comunicativa sia quella di prepararsi bene senza farsi impressionare dal pubblico"


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Il Papa che il prossimo 5 ottobre va in tv, sugli schermi di Raiuno , a inaugurare la lettura integrale della Bibbia, sfata la leggenda secondo la quale Benedetto XVI sia un Pontefice anti-comunicativo: per molti, cioè, l'opposto di Wojtyla.
Lo conferma al Riformista il direttore dell'Osservatore Romano Gian Maria Vian, uno che, con la comunicazione papale, ha a che fare tutti i giorni: «Benedetto XVI - spiega - sa come comunicare e vuole comunicare più di quanto si possa pensare. Certo, ha un suo stile, senz'altro diverso da quello di Wojtyla».

Qual è l'arte comunicativa di Benedetto XVI?

«I migliori comunicatori sono coloro che quando parlano non sono condizionati dal pubblico che li ascolta. Benedetto XVI, in questo senso, sa parlare davvero al cuore delle persone che ha di fronte. E per questo comunica».

Si può dire che prescinda dalla gente che lo ascolta?

«No. Dico piuttosto che ha imparato sul campo come la migliore tecnica comunicativa sia quella di preparare bene ciò che si vuole dire senza farsi impressionare dal pubblico. Non scordiamoci che ha avuto diversi "campi di allenamento": è stato professore universitario, poi vescovo diocesano, quindi prefetto della congregazione per la dottrina della fede. E sempre ha saputo comunicare».

Il pubblico, in effetti, è sempre attento. Spesso lo applaude.

«A Benedetto XVI non piacciono gli applausi. Anzi, spesso tende a spegnerli. A lui interessa mettere al centro dell'attenzione Cristo, non se stesso. Ed è per questo che la gente lo ascolta».

Come si prepara Benedetto XVI a parlare?

«Un solo dettaglio. Durante la settimana uno degli appuntamenti più importanti è la catechesi che deve tenere il mercoledì in occasione dell'udienza generale. Il martedì, come faceva Paolo VI, cerca di tenersi libero dalle udienze. Lo fa perché vuole preparare con cura il testo da leggere il giorno dopo. E in generale lavora alacremente su quanto deve dire. Con risultati eccellenti, come nel caso delle due omelie per la festa dei santi Pietro e Paolo».

Spesso però parla a braccio…

«Chi si prepara bene i discorsi è anche capace d'improvvisare. E in questo lui è molto bravo. Anche se non credo che adotti la tecnica di papa Luciani».

Quale tecnica?

«Luciani, nel suo breve pontificato, ha parlato spesso a braccio. Ma molte di queste parole non erano improvvisate. Egli, piuttosto, imparava a memoria ogni parola che voleva dire. La sua era una vera e propria recita, straordinaria».

Secondo lei a chi si ispira il Benedetto XVI comunicatore?

«Senz'altro, tra gli altri, ad Agostino. Questi, non ancora battezzato, andò a Milano per imparare da Ambrogio l'arte oratoria. E a Milano affinò le sue doti comunicative. Ma poi c'è san Paolo, che conosceva la lingua greca e la utilizzava con efficacia, e che proprio Agostino nel De Doctrina Christiana additerà come modello dell'oratore cristiano. Ma, in tempi più recenti, sono i suoi predecessori, a partire da Pio XI, ad aver curato molto la comunicazione. Basti pensare che, appena quattro giorni dopo l'entrata in vigore dei Patti Lateranensi, Pio XI affidò a Guglielmo Marconi il compito di mettere in piedi la Radio Vaticana ».

Benedetto XVI tiene ai media vaticani come Pio XI?

«Guardando all'attenzione che riserva all'Osservatore dico di sì. A noi, ad esempio, arrivò a chiedere "più foto". E intendeva foto più significative, come per esempio nella Frankfurter Allgemeine Zeitung ».

Oggi può interessare al pubblico televisivo l'ascolto dei testi sacri?

«Molto. Basti pensare che, recentemente, al festival di Spoleto, sono stati due laici come Giorgio Ferrera ed Ernesto Galli della Loggia ad aver organizzato la lettura dei vangeli in pubblico con quattro voci differenti. Inoltre, è lo stesso Papa che tiene parecchio alla spiegazione della Bibbia. Anche perché sa bene che oggi l'ignoranza delle Scritture ebraiche e cristiane è tanto dilagante quanto gravissima».

© Copyright Il Riformista, 4 luglio 2008 consultabile online anche qui.

Benedetto XVI un Papa anticomunicativo? Ma quando cesseranno questi luoghi comuni buttati la' tanto perche' restino nel lettore?
Che barba che noia...che noia che barba!
Per il resto ottima intervista e soprattutto ottime risposte del direttore Vian.
Sicuramente Benedetto non adotta la tecnica di Papa Luciani.
Si vede che va a braccio come possono fare solo i grandi professori universitari: e' capace di partire da una frase scritta per fare un discorso straordinario che ingloba piu' campi e piu' autori.
E' un Papa che "possiede la materia" :-))

R.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Comunico che sul sito del Vaticano è stato reso noto il Messale del viaggio a Sidney di BXVI e il programma ufficiale del viaggio in francia. Marco

Anonimo ha detto...

Molto bella questa intervista! Grande il direttore dell'Osservatore romano! Marco

Anonimo ha detto...

giovanni paolo ii non era un papa comunicatore ma un papa mediatico ossia uno che sapeva usare i media ammiccando e preparando la scena giorni prima.
se vi ricordate nessuno dei suoi grandi gesti(la storia dirà se erano grandi o solo mediatici)è nato con l'improvvisazione ma con la preparazione.
in questo navarro era bravo:preparava con cura la scena e i giornalisti ci cascavano.
wojtyla non improvvisava nulla menchemeno le catechesi e le omelie preparate da altri.
leggete il libro di melloni su benedetto xvi.
c'è scritto chiaramente che il predecessore scriveva ben poco.
il suo successo è stato decretato dai media che lui sapeva usare alla perfezione.
non ci facciano ridere e non parlino perciò di papa comunicatore.
a ratzinger i media gossippari non interessano.
ciò che ha da dire lo dice direttamente anche a rischio personale.
lui è un comunicatore anche se non mediatico.
questa è la differenza,abissale secondo me.

Anonimo ha detto...

Io non ho seguito molto il pontificato di GPII, ma so che sapeva dire cose molto penetranti e importanti. Forse non erano scritte da lui personalmente, ma da lui pensate. In effetti non mi spiego come facesse a scrivere tutti i discorsi prima di un viaggio di 2 settimane fitto di incontri e impegni. Il suo desiderio era di incontrare tutti e avere una parola per tutti, mentre Benedetto XVI vuole essere lui in persona a scrivere (e sappiamo che gran parte delle cose le scrive di persona, stile inconfondibile) e avere meno incontri. Credo che siano importanti entrambi gli aspetti, se GPII ha avuto il merito di riportare a tanti la possibilità di pensare a cristo, ora Benedetto XVI deve aiutare tutti ad avere una fede sensata e forte. Insomma sono complementari come andiamo ripetendo in questo blog. Non ci sarebbe BXVI senza GPII. Non a caso erano grandi amici seppur per tanti cose diversi. Marco

euge ha detto...

Caro Marco, quello che dici è vero. In effetti ognuno era complementere dell'altro ed è per questo che GPII non ha mai lasciato andare il suo amico Card. Ratzinger e lo ha tenuto vicino a se fino alla fine. Benedetto XVI ha un modo tutto suo di porsi ma, come abbiamo sempre detto, le sue parole, la sua chiarezza così diretta, ti fanno riflettere ed è per questo che per tanti risulta indigesto quasi un nemico giurato. Oggi, chiunque sia capace di portare le persone alla riflessione all'uso del cervello senza condizionamenti è pericoloso; la massa è più facile da incantare....... ma, se nella massa già uno o due cominciano a chiedersi il perchè di molte cose ecco che qualcosa non funziona più ed allora si attacca con ogni mezzo, colui che riesce a far muore i neuroni. Per il resto ho sempre sostenuto e ne sono convinta, che di GPII è passata un'immagine prettamente mediatica direi quasi teatrale, perchè in quel momento storico doveva passare quel messaggio. Ma, se come abbiamo sempre sostenuto, andiamo a leggere con attenzione le sue Encicliche ed i suoi discorsi, ci accorgiamo che sono gli stessi concetti di Benedetto XVI perchè è evidente che ogni Papa nel moemto storico in cui è vissuto, è sempre e dico sempre andato avanti, sulla base di quei valori non negoziabili, che poi formano l'insegnamento della religione cristiana.
Benedetto XVI ha scelto, di scriversi i suoi discorsi e di prendere su di se, la responsabilità di ciò che dice; non ama gli intermediari e non è un problema per lui, se sostenere la Verità comporta essere attaccati oppure ignorati da certa stampa. Quello che conta per lui, è arrivare al cuore ed alla mente di chi lo ascolta e nella sua immensa semplicità e fermezza, ottiene questo risultato senza bisogno di clamori.

Anonimo ha detto...

non ci sarebbe stato gp2 senza il cardinale ratzinger.

euge ha detto...

Per Anonimo:

Hai ragione! Peccato che qualcuno ancora non vuole accettare questo elemento così evidente. :-))