30 agosto 2008

Incurante delle derive indù, Pannella marcia contro Roma (Ferrari)


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Incurante delle derive indù Pannella marcia contro Roma

GIORGIO FERRARI

«Noi radicali – diceva ieri a Bruxelles Emma Bonino – possiamo definirci anticlericali ma allo stesso tempo religiosi.
Abbiamo cioè un’attenzione spiccata per la religiosità ma crediamo fermamente nell’anticlericalismo: non vogliamo che ci siano affermazioni totalizzanti di qualunque religione sugli affari pubblici di un Paese».
«La Rivoluzione francese – rimbecca il professor Raoul Vaneigem – ha ucciso Dio, ma non ci ha liberati del suo cadavere». «È o non è succube della Chiesa cattolica il governo socialista di Zapatero? È o non è la Chiesa il vero quarto potere dello Stato?», si domanda lo spagnolo Juan José Tamayo.
Sono alcuni degli spunti – talvolta urticanti, per lo più risaputi – emersi durante i tre giorni del dibattito andato in scena al Parlamento europeo di Bruxelles sul tema (leggete bene) «Laicità e religioni di fronte alla violenza fondamentalista». Dove dibattito sinceramente ne abbiamo udito poco, mentre faceva gran mostra di sé il proposito di dare battaglia nel nome di una laicità minacciata dalla cappa oscura della religione.

Promotori, come s’immagina, radicali italiani e liberali inglesi. Sul palco, fra gli altri, il capogruppo europeo Graham Watson e i nostri – si fa per dire – Marco Pannella e Emma Bonino.

Alla perdurante 'intifada' radicale nei confronti della Chiesa cattolica abbiamo da tempo fatto l’abitudine. Nel loro ostinato inseguire un’irraggiungibile purezza laica, il radicalismo di questi vecchi (politicamente) militanti ricorda più le intransigenze di Saint Just e di Robespierre che l’utopia di Gandhi, tanto da fabbricare strada facendo bizzarri ossimori (l’anticlericale devoto), fantasiose triadi hegeliane (credenti, non credenti, diversamente credenti), parallelismi incomunicabili («L’uomo nuovo dovrà essere al 100 per cento laico e al 100 per cento religioso», come dice il professor Lucio Vero Tarca).

In filigrana emerge da questo simposio battagliero e un po’ guascone, capace di gettare il cuore al di là dello steccato incurante di certe cadute di stile o di certi scivoloni storici, l’ansia che pervade l’uomo d’oggi, assediato e disumanizzato dalle società divoranti e materialiste – come taluni hanno a denti stretti riconosciuto – ma la cui battaglia finale sembra ridursi nell’assalto scontato al clericalismo imperante, una carica di cavalleria come rischia di simulare l’inutile sacrificio dei dragoni polacchi di fronte ai carri armati di Hitler.

Accecati dai fondamentalismi – fra i quali inscrivono a pieno titolo anche la Chiesa di Roma – i radicali italiani e i sedicenti liberali europei si lanciano contro i mulini a vento delle religioni sapendo di battersi con un avversario duro a morire.

Né li soccorre il senso del ridicolo quando per bocca di Marco Pannella annunciano che intendono celebrare a Londra l’anniversario del 20 settembre, data storica per l’Italia con la breccia di Porta Pia, elevando, come dice l’anziano leader radicale, «quella data di liberazione a data europea di libertà dalla Chiesa, un’autentica festa di liberazione laica, come il 25 aprile lo è stato per il fascismo». Una ricorrenza, si badi, che i promotori del convegno intendono celebrare d’ora in poi con solennità continentale.

Non fossero quasi innocui, verrebbe da ricordare a questi ex ragazzi terribili come sia facile giocare con il fuoco. In altre plaghe – in India, per esempio, ma forse non occorre andare così lontano – l’intolleranza anticristiana mostra il suo lato più feroce. L’intolleranza quella vera, non quella da salotto. E per fortuna che la nostra è e rimane da salotto. Siamo o non siamo gli eredi della commedia dell’arte?

Chi meglio di Pannella può saperlo?

© Copyright Avvenire, 30 agosto 2008

Mi viene solo da sorridere con molta amarezza.
Per i Cristiani niente scioperi della fame, niente marcia in Piazza San Pietro, niente sit-in in Piazza Pio XII.
Eh...che cosa vogliamo farci?
In fondo siamo forse il Tibet che, pur nella sofferenza, gode della solidarieta' di media, sportivi, attori ed attorucoli e dei radicali?

R.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Perchè i radicali celebrano l'anniversario della breccia di Porta Pia non il 1951, anno dell'invasione cinese del Tibet? Dopotutto anche i Cinesi giustificarono la loro invasione come la laicizzazione di una teocrazia. E se il Tibet fosse libero, come vorrebbero i radicali, non sarebbe de facto governato da un capo religioso e da una casta di monaci? Insomma, la laicità del vicino è sempre più laica...