27 agosto 2008

Paolo e Benedetto XVI: una riflessione del Prof. Lucio Coco


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Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo la seguente riflessione del Professor Lucio Coco, che ringraziamo di cuore per la cortesia e l'attenzione.
Raffaella

Paolo e Benedetto XVI

del Prof. Lucio Coco

La celebrazione in corso dell'Anno Paolino e le udienze generali che il Santo Padre sta dedicando all'Apostolo mi danno l’occasione di inviare questa breve riflessione sulla lettura che papa Benedetto fa di san Paolo.
Nelle catechesi che ha dedicato agli apostoli Benedetto XVI legge la parabola spirituale di san Paolo a partire da una domanda molto semplice: «Come avviene l’incontro di un essere umano con Cristo?» (Catechesi 25.10.06).
La vocazione sulla via di Damasco contiene la decisiva scoperta che questa circostanza non era stata preparata, non era il risultato di un’azione umana e tanto meno «di uno sviluppo di pensieri e di riflessioni… ma il frutto di una imprevedibile grazia di Dio» (ib). Proprio questa consapevolezza, sottolinea papa Benedetto, ha importanti riflessi sull’oggi.
Essa infatti attenua la pretesa centralità dell’io e le prerogative vantate dalla soggettività di essere artefice del suo stesso destino - ed è sotto gli occhi di tutti quanto questa sia anche la grande tentazione della modernità - per rimetterla ed affidarla a un’entità più grande, che è Dio, da cui dipendiamo e che ci viene incontro con la sua grazia, la sua cháris in greco, che in latino diventa la sua caritas, il suo amore.

L’esperienza di san Paolo, dice il Santo Padre, dimostra che l’identità cristiana si costruisce proprio in questo «non cercarsi da sé» (Catechesi 8.11.06), riconoscendo l’azione della grazia di Dio nell’incontro con Cristo ma testimonia al contempo anche un’altra verità, quella di riproporre per tutta la vita questo incontro, di rinnovarlo continuamente.
Paolo non vive più per sé e per la propria giustizia, «egli, afferma Benedetto XVI, vive di Cristo e con Cristo: dando se stesso, non più cercando e costruendo se stesso» (ib). Questo è il nuovo orientamento donatoci dalla fede che Paolo con la sua esistenza, alla quale non sono mancati patimenti e sofferenze, evidenzia facendo costantemente di Cristo il centro della propria vita ed entrando nei suoi sentimenti (cfr Fil 2,5), anche se ciò, come avverte il Santo Padre nelle catechesi paoline, molto spesso significa scegliere la croce, prendere la croce proprio come ha fatto Gesù, significa nutrire quella scienza della croce - scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani (1Cor 1,23) - che non è fatta di sapere e di libri ma di dono di sé, di rinuncia a sé per amore dell’altro, di quel prossimo che costantemente dal suo scomodo punto di vista del bisogno e della indigenza continua a riflettere nel mondo l’immagine di Dio (cfr Mt 25,21-46).

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