30 agosto 2008

La dura vita dei cristiani in Iraq

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Appello dell'arcivescovo di Baghdad dei Latini Jean Benjamin Sleiman

Aumentano in Iraq i rapimenti dei cristiani

Un appello dei cattolici al Governo per arginare la crescente ondata di rapimenti in Iraq è stato lanciato da monsignor Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini, che ha sottolineato come tutti i cristiani siano particolarmente a rischio.
Denunciando anche una certa reticenza da parte dei mezzi di comunicazione e delle autorità ad affrontare il problema, il presule ha riferito di "innumerevoli" casi di persone rapite. Il presule, che vive a Baghdad, ha descritto famiglie e amici di persone rapite che hanno invocato il suo aiuto per la loro liberazione. Parlando dalla capitale irachena l'arcivescovo Sleiman ha indicato il fenomeno come una grave emergenza: "Abbiamo più problemi, soprattutto i rapimenti".
Con il silenzio dei media sull'inquietante fenomeno, ha sottolineato, è "oltremodo necessario chiedere al Governo di prestare attenzioni a questi temi e non soltanto alla situazione politica generale".
L'arcivescovo Sleiman, il quale assiste la piccola comunità cattolica di rito latino in Iraq, ha aggiunto che il denaro è il motivo principale dei rapimenti, ma che l'estremismo religioso è stato spesso un fattore rilevante, in particolare per quanto riguarda il rapimento dei cristiani.
Nel colloquio l'arcivescovo ha ricordato come solo il 19 agosto scorso ha incontrato un cristiano il cui cognato e il figlio di questi erano stati rapiti e ritrovati morti un mese dopo. L'incontro del presule con quell'uomo era avvenuto ad appena un giorno di distanza dall'aver ricevuto la visita di una signora la quale chiedeva i soldi per pagare il riscatto di ventimila dollari richiesti per la figlia diciannovenne.
L'arcivescovo nel riconoscere che non soltanto i cristiani sono presi di mira ha tuttavia rimarcato che "essi si sentono profondamente vittime dell'ingiustizia perchè non hanno mai svolto alcun ruolo nel conflitto interno al Paese".
Il problema dei rapimenti non è limitato a Baghdad. Nel mese di luglio, secondo alcune informazioni, i cristiani nel nord dell'Iraq hanno formato delle milizie nel tentativo di migliorare la sicurezza.
L'arcivescovo Jean Benjamin Sleiman non è il solo a chiedere di agire a riguardo del problema dei sequestri di persona. Nel mese di maggio di quest'anno, Lord Carey di Clifton, ex arcivescovo di Canterbury, ha girato il video di un appello per la liberazione di cinque britannici - quattro guardie di sicurezza e un esperto di informatica - sequestrati a Baghdad un anno prima mentre il giornalista britannico Richard Bulter era stato liberato dopo due mesi di prigionia del sud-est della città irachena di Bassora.
Intanto un viaggio, quello di venti seminaristi caldei, è stato definito quasi un "miracolo" considerando i tempi difficili che la comunità irachena cristiana sta vivendo in cinque anni di guerra. Sono arrivati a Monaco di Baviera il 23 agosto dopo un lungo giro in Europa con un visto cecoslovacco e il sostegno del Patriarca caldeo, il cardinale Mar Emmanuel iii Delly.
I venti studenti iracheni del seminario maggiore caldeo di Mar Shimoun (San Pietro) di Erbil, accompagnati da tre sacerdoti - il rettore e il vice rettore del seminario, padre Bashar Warda, padre Fadi Lion, e padre Nadheer Dakko - all'inizio di agosto hanno lasciato l'Iraq alla volta di Praga da cui si sono poi recati a Roma dove hanno potuto visitare i luoghi della cristianità. Quindi si sono spostati per visitare Assisi. Un viaggio importante per gli studenti che non solo non erano mai stati in Italia ma non avevano mai neanche lasciato l'Iraq. Un viaggio che sarà ricordato nella storia del seminario caldeo anche perché è la prima volta che gli studenti trascorrono insieme un periodo all'estero. Fino a quest'anno, infatti, e da quando l'istituzione è stata trasferita da Baghdad a Erbil per motivi di sicurezza, durante le feste di Natale e Pasqua, e durante i caldissimi mesi estivi, gli studenti usavano recarsi nei villaggi del nord del Paese e nelle città per portare conforto ai cristiani e iniziare a mettere in pratica gli insegnamenti che li accompagneranno nella loro scelta di vita sacerdotale.
A giugno sembrava che il viaggio potesse saltare. Voci sempre più insistenti volevano che il gruppo si sarebbe recato invece in Australia per la Gmg ma le difficoltà trovate nell'ottenere i visti per Sydney hanno fatto pendere l'ago della bilancia per l'Europa.
A Monaco, dove hanno preso parte, nella Mariahilfkirche, alla celebrazione eucaristica, i seminaristi iracheni sono stati accolti dal sacerdote caldeo della città, padre Peter Patto e da padre Douglas Al Bazi. Circa trecento fedeli erano giunti per l'occasione da Monaco e da altre città tedesche.
La celebrazione eucaristica, salmodiata in aramaico e arabo, è iniziata con il discorso di benvenuto di Padre Peter Patto, il quale ha sottolineato l'eccezionalità dell'evento e la gioia della comunità cittadina di poter incontrare i seminaristi e pregare per il loro cammino sacerdotale.
"Bisogna avere fede e coraggio - ha detto padre Douglas Al Bazi, il quale si è detto "orgoglioso" dei giovani seminaristi - per decidere di diventare sacerdote in Iraq di questi tempi". E non c'è dubbio: lui sa di cosa parla. Lui che fu rapito e rilasciato dopo undici giorni di prigionia, che porta ancora in una gamba una scheggia, che ha corso il rischio di morire quando una bomba fu lasciata lungo il muro di cinta della sua chiesa a Baghdad. Lui che vive da sacerdote negli anni più duri della recente storia del suo Paese.

(©L'Osservatore Romano - 30 agosto 2008)

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