28 agosto 2008

Card. Martino: "La dottrina sociale della Chiesa valorizza la dignità umana" (Osservatore Romano)


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Il cardinale Martino alla conferenza in Tanzania sulla missione in Africa

La dottrina sociale della Chiesa valorizza la dignità umana

Dar-es-Salaam, 27.

"Elaborare modalità per conferire nuovo impeto alla missione evangelizzatrice della Chiesa, inculturando la dottrina sociale nel contesto africano". Lo ha detto il cardinale e presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Renato Raffaele Martino, illustrando oggi, mercoledì 27 agosto, l'obiettivo primario della conferenza panafricana sulla missione cattolica nel continente, in corso di svolgimento in Tanzania. L'iniziativa è stata promossa dal Pontificio Consiglio e dal simposio delle Conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar (Secam) e verte sulla presentazione del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa cattolica.
In particolare, il cardinale ha parlato sul tema "Il Compendio: il suo valore e il suo significato".
La conferenza, dal titolo "Verso una nuova evangelizzazione delle società africane" è alla sua terza edizione. Il porporato ha spiegato: " Come nel caso del primo congresso continentale, svoltosi a Città del Messico, nel novembre del 2005 per il continente americano; e del secondo, tenutosi nel gennaio del 2007 a Bangkok, in Thailandia, per l'Asia, anche questo terzo incontro sarà dedicato alla presentazione del Compendio della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, pubblicato nel 2004". Dopo il continente africano, nel 2009 la presentazione avverrà per l'Europa.
All'inizio del suo intervento il porporato ha rivolto il suo pensiero, in particolare, "al servo di Dio Giovanni Paolo ii che - ha affermato - ha sostenuto con coraggio la pubblicazione del Compendio e a Papa Benedetto XVI che nella sua prima lettera enciclica Deus Caritas est parla del Compendium come lo strumento di riferimento più autorevole per ispirare l'opera volta a ottenere un ordine sociale più giusto".
In merito al tema, il cardinale ha voluto fare una connessione tra il Compendio e l'esortazione apostolica post sinodale Ecclesia in Africa del servo di Dio Giovanni Paolo ii, affermando che in quest'ultimo documento si sottolinea chiaramente l'importanza della dottrina sociale. Giovanni Paolo ii scrive: "Se l'annuncio della giustizia e della pace è parte integrante del compito di evangelizzazione, ne deriva che la promozione di questi valori dovrà anche far parte del programma pastorale di ciascuna comunità cristiana. Ecco perché insisto sulla necessità di formare tutti gli operatori pastorali in modo adeguato in vista di tale apostolato".
Il servo di Dio aggiunge: "Come corpo organizzato all'interno della comunità e della nazione, la Chiesa ha il diritto e il dovere di partecipare pienamente all'edificazione di una società giusta e pacifica con tutti i mezzi a sua disposizione. Nella misura in cui con queste sue attività contribuisce a ridurre l'ignoranza, a migliorare la salute pubblica e a favorire una maggiore partecipazione di tutti ai problemi della società in spirito di libertà e di corresponsabilità, la Chiesa crea le condizioni per il progresso della giustizia e della pace".
Per il cardinale Martino anche il Compendio pone la dottrina sociale al centro della missione ecclesiale. La Chiesa esistendo nel mondo e per il mondo, sebbene non del mondo - ha osservato il porporato - non può trascurare la sua missione di infondere la vita cristiana nel mondo. Quando la Chiesa si interessa alla promozione umana, quando proclama le norme per una nuova coesistenza in pace e giustizia, quando opera con tutte le persone di buona volontà per creare relazioni e istituzioni che siano più umane, la Chiesa "indica la strada che l'uomo deve seguire in questo mondo per entrare nel Regno di Dio. Il suo insegnamento quindi si estende a tutto l'ordine morale e, soprattutto, alla giustizia, che deve regolare le relazioni umane. Ciò è parte della predicazione del vangelo".
Secondo il presidente del Pontificio consiglio il fatto che il Compendio ponga la Dottrina sociale in seno alla missione propria della Chiesa significa, da un parte, che la dottrina sociale non deve essere considerata come qualcosa di aggiunto, come qualcosa di accidentale alla vita cristiana; e, dall'altra, che è un aiuto per comprendere in che modo essa appartiene alla comunità come suo soggetto. Il porporato infatti ha evidenziato che "il soggetto adeguato alla Dottrina sociale non è nient'altro che tutta la comunità ecclesiale".
Il porporato ha fatto riferimento, a tale proposito, al passo del Compendio nel quale è scritto che "la Dottrina sociale è della Chiesa perché la Chiesa è il soggetto che la elabora, la diffonde e la insegna. Essa non è prerogativa di una componente del corpo ecclesiale, ma della comunità intera: è espressione del modo in cui la Chiesa comprende la società e si pone nei confronti delle sue strutture e dei suoi mutamenti. Il passo conclude che "tutta la comunità ecclesiale, sacerdoti, religiosi e laici, concorre a costituire la dottrina sociale, la diversità di compiti, carismi e ministeri al suo interno".
Il cardinale ha ricordato che per risolvere i complessi problemi politici, economici e sociali del continente africano, il Compendio suggerisce che venga piantato nel terreno delle culture africane, un umanesimo integrale in una solidarietà che sia aperta alla trascendenza. È in tale umanesimo - secondo Martino - che possiamo trovare gli orientamenti esistenti sia idealmente sia storicamente per una nuova società e dare espressione concreta alla richieste sempre più pressanti del vangelo e del cristianesimo affinché possano dimorare nel cuore degli uomini.
Per il porporato, i principi illustrati del Compendio fungono da pilastri portanti di un edificio sociale costruito secondo l'architettura suggerita dalla Rivelazione e dalla legge naturale e, secondo la geometria di fede e ragione, che sostengono l'intera struttura. I principi della Dottrina sociale - è la considerazione del cardinale - devono quindi essere presi nel loro insieme, senza evidenziare in modo inopportuno alcuni principi a dispetto di altri e devono essere applicati in maniera permanente ai contesti concreti delle società africane.
Il cardinale, citando ancora il Compendio, ha affermato che "la Chiesa vede nell'uomo, in ogni uomo, l'immagine vivente di Dio stesso". L'evangelizzazione è dunque rivolta a "uomini e donne che nelle circostanze concrete della storia, sono il cuore e l'anima del pensiero sociale cattolico e tutta la Dottrina sociale della Chiesa, infatti, si sviluppa a partire dal principio che afferma la dignità inviolabile della persona umana".
Il presidente del Pontificio consiglio ha dichiarato in tal senso: "Annunciare Cristo è dunque rivelare all'uomo la sua dignità inalienabile, che Dio ha riscattato mediante l'incarnazione del suo unico Figlio". Ha poi aggiunto: "L'uomo non può vivere in condizioni di vita sociale, economica, culturale e politica infra-umane. Ecco il fondamento teologico delle lotta per la difesa della dignità personale, per la giustizia e la pace sociale, per la promozione umana, la liberazione e lo sviluppo integrale dell'uomo e di ogni uomo". Tenendo conto di questa dignità - ha ribadito il porporato -, lo sviluppo dei popoli, all'interno di ciascuna nazione e nelle relazioni internazionali, deve realizzarsi in maniera solidale.
L'evangelizzazione deve promuovere quelle iniziative che contribuiscono a sviluppare e a mobilitare l'uomo nella sua esistenza spirituale e materiale. Si tratta dello sviluppo - ha detto ancora il cardinale - di ogni uomo e di tutto l'uomo, preso non soltanto in modo isolato, ma anche e specialmente nel quadro di uno sviluppo solidale e armonioso di tutti i membri di una nazione e di tutti i popoli della terra.
Il principio personalista riguarda la dignità assoluta, la centralità e la inviolabilità delle persona umana considerata negli attributi umani essenziali dell'individualità e della società. Il presidente del Pontificio consiglio ha tenuto a precisare che "questo principio deve essere il soggetto, il fondamento e il fine ultimo di tutta l'azione sociale e di ogni progetto di sviluppo. E ha specificato: "Il principio personalista deve trovare espressione concreta nella promozione della dignità umana a ogni livello, contro ogni tipo di discriminazione sia essa economica, politica, linguistica, razziale, religiosa o di qualsiasi altro tipo".
In particolare, deve trovare espressione concreta nella promozione dei diritti umani fondamentali che costituiscono la base di ogni società e hanno la precedenza su qualsiasi ordine giuridico. E, di conseguenza, questi diritti devono essere considerati una realtà indispensabile per il diritto positivo, essere riconosciuti nelle loro interezza, nella prospettiva antropologica di un umanesimo integrale nella solidarietà che è aperta alla trascendenza.
Infine, l'umanesimo integrale secondo il cardinale non può essere scollegato da una retta interpretazione del principio della solidarietà. Questa "non è un sentimento di vaga compassione o di vacua angoscia per le disgrazie di così tante persone sia vicine sia lontane; ma, al contrario, si tratta di una determinazione ferma e perseverante a impegnarsi per il bene comune, ovvero per il bene di tutti e di ciascuno perché siamo tutti realmente responsabili di chiunque altro"

(©L'Osservatore Romano - 28 agosto 2008)

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