28 agosto 2008

India: "Povertà ed evangelici aggressivi le micce che hanno acceso la rabbia degli estremisti" (Castelletti)


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Povertà ed evangelici aggressivi le micce che hanno acceso la rabbia degli estremisti

ROSALBA CASTELLETTI

«Cristiani e indù hanno convissuto pacificamente per decenni.
Ad acuire le tensioni è stato il recente arrivo dei protestanti evangelici che dispongono di molto denaro e che hanno un atteggiamento proselitistico oserei dire aggressivo».
A parlare è lo scrittore indiano Suketu Mehta: nativo di Calcutta e cresciuto a Bombay, dopo aver vissuto per ventun anni tra Parigi e New York è ritornato nella città "signora di tutti gli estremismi" per poi disegnare un affresco della sua complessa quotidianità e dei suoi contrasti in Maximum City. Bombay città degli eccessi. A Bombay, oggi Mumbai, ha incontrato anche le incarnazioni degli "eccessi" indiani: da Ajay Lal, il poliziotto che difende la città dalla criminalità e per farlo usa anche la tortura, a Sunil che nel 1993 di giorno faceva affari con i musulmani e di notte dava loro fuoco.
Vede similitudini tra quel che sta succedendo a Orissa e le stragi del 1993 a Bombay? «I due episodi sono molto differenti, ma una somiglianza c' è. Dietro entrambi i casi c' è un fine politico. In India le violenze esplodono solo perché i politici vi vedono dietro un' opportunità. Così fu nel ' 93 a Bombay e nel 2002 nel Gujarat, così è oggi in Orissa». Quale sarebbe l'opportunità politica dietro le violenze in corso? «Indù, cristiani e maoisti mirano tutti a ottenere il consenso delle fasce più deboli. I nazionalisti indù ne hanno bisogno per rivendicare il potere perduto delle caste più alte. Per questo vedono nelle conversioni un fattore destabilizzante e fanno leva su un "induismo politico", l' Hindutva, o "paranoico" nei confronti dei cristiani per riguadagnare seguito. D' altro canto le fette della popolazione emarginate dal sistema piramidale delle caste si convertono perché nel cristianesimo vedono riconosciuti i loro diritti. Da qui il circolo vizioso di tensioni». Perché proprio a Orissa? «Grazie a un record d' investimenti esteri, a Orissa verranno costituite 70 nuove aree industriali. Si pensi al contratto da 12 miliardi di dollari con la compagnia sudcoreana Posco: è il più ingente investimento estero nel subcontinente indiano. L' 80% della popolazione però vive nei villaggi che non partecipano a questo boom economico. Non meraviglia quindi che i maoisti naxaliti e i cristiani estendano la loro influenza proprio nelle zone rurali dov' è forte il malcontento. Maoisti e cristiani sono più presenti laddove lo stato è assente. Gli indù non stanno a guardare e giocano la carta dell' estremismo. Non è un caso che l' uccisione di Lakhsmanananda sia stata rivendicata dai maoisti e che gli indù l' abbiano addossata ai cristiani». Eppure l' India ha una lunga tradizione di convivenza pacifica, come ricorda anche lei in Maximum City. «Sì, cristiani e indù hanno convissuto pacificamente per decenni. Ad acuire le tensioni è stato l' arrivo dei protestanti delle chiese evangeliche che dispongono di ingenti fondi e fanno proselitismo in maniera "aggressiva"». Gli estremisti indù li accusano persino di convertire la popolazione "corrompendola". «è una "corruzione" in senso lato. I missionari costruiscono ospedali, orfanotrofi, scuole. Accanto ai valori cristiani, offrono istruzione e cure sanitarie alle fasce della popolazione più emarginate». Come si può porre fine alle violenze? «L' India è un Paese molto democratico: abbiamo un presidente donna e un ministro della Giustizia "fuori casta". Ma alla condivisione del potere politico non è seguita quella del potere economico. L' unico modo per placare le tensioni è far partecipi del boom economico anche le classi più povere».

© Copyright Repubblica, 27 agosto 2008 consultabile online anche qui.

Caro Suketu Mehta, niente puo' giustificare la violenza estemista di questi giorni. Non cerchiamo scuse...
R.

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