28 agosto 2008

Magdi Cristiano Allam: "Vengo al Meeting con il cuore pieno di gratitudine" (Il Sussidiario)


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Allam: vengo al Meeting con il cuore pieno di gratitudine

INT. Magdi Cristiano Allam

Sono passati ormai alcuni mesi dall’evento del battesimo di Magdi Allam, ora Magdi Cristiano, la notte di Pasqua in San Pietro per mano direttamente di Papa Benedetto XVI.
Fu un episodio che in un primo momento fece discutere, e non mancarono voci dubbiose su una presunta spettacolarizzazione dell’evento. A pochi mesi di distanza possiamo dire che l’impressione fu veramente sbagliata: è sotto gli occhi di tutti che il protagonista di quell’evento non aveva nulla da guadagnare in termini di immagine. I commenti malevoli erano voce di chi non aveva inteso nulla di ciò che era accaduto.

Ora Allam, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, approda al Meeting con il suo bagaglio di esperienze che gli hanno cambiato la vita, e racconta a ilsussidiario.net le sue impressioni.

Allam, partiamo dal tema del Meeting di quest’anno: cosa significa per lei essere protagonisti?

Io credo che oggi essere protagonisti corrisponda alla nostra capacità di coniugare la verità con i valori e con l’azione, di raccordare in modo organico la rappresentazione corretta della realtà con il bene comune e con l’interesse della collettività. Far sì che ciascuno di noi, in virtù di questa sintesi e di questa organicità interiore possa diventare protagonista del proprio percorso che serve per colmare una discrepanza in un mondo che riesce a globalizzare la materialità ma che è incapace di globalizzare i valori.

Vista la sua recente esperienza, in riferimento soprattutto alla sua conversione, come arriva qui al Meeting quest’anno?

Io sarò al Meeting per il quinto anno consecutivo, e per quattro anni per me ha rappresentato, come ho detto anche l’anno scorso, la casa dei valori, e il punto di riferimento di quei valori di cui noi oggi abbiamo massimamente bisogno. Il fatto di arrivarci da cristiano per me significa una manifestazione di riconoscenza e di gratitudine per una realtà straordinaria che in Italia rappresenta l’unicum per la capacità di mobilitare e formare ai valori soprattutto i giovani.

Il Meeting è un appuntamento internazionale, denominato proprio “Meeting per l’amicizia tra i popoli” a indicare il basilare interesse per i temi connessi alla pace a al dialogo: come si esplicita questo a livello di dialogo interreligioso?

Il dialogo è lo strumento necessario per favorire la pace tra i popoli. Il punto è quali sono i fondamenti del dialogo perché realizzi realmente il traguardo della pace. L’esperienza insegna che è necessario che ci siano delle basi che rappresntaino in modo oggettivo ciò che è l’essenza della nostra umanità, valori non negoziabili proprio perché ci rappresentano più di altri come persone, a partire dalla tutela della vita, della persona, e della libertà di scelta. È quindi necessario che il dialogo si fondi su queste premesse; i valori devono essere affermati, e devono essere verificati. Credo che una realtà importante come Comunione e Liberazione, di un movimento cioè che fa dell’incontro e dell’esperienza il momento centrale del proprio mondo valoriale, può contribuire a far sì che il dialogo sia lo strumento col quale instaurare veri rapporti di pace.

In questi giorni, su molti organi di stampa, si parla ancora delle religioni come di una miccia per le guerre e l’odio, in riferimento soprattutto ai fatti dell’India: qual è il suo giudizio in proposito?

È evidente che in causa non ci sono le religioni, ma le ideologie che promuovono l’odio, la violenza e la morte, e che negano i valori fondanti della nostra umanità (la vita e la persona, come detto prima). Anche in relazione ai fatti di questi giorni noi possiamo prendere atto che le religioni non sono uguali, e che non dobbiamo privarci della facoltà e direi anzi del diritto-dovere di usare la ragione e di entrare nel merito delle religioni, per capire quali sono rispettose dei diritti e dei valori non negoziabili di cui abbiamo parlato. È importante, per fare questo, affrancarci dal luogo comune che porta a relativizzare le religioni, dicendo che sono tutte uguali. Bisogna attenersi a quei valori non negoziabili che creano la certezza che la religione sia un fattore di crescita dell’umanità.

© Copyright Il Sussidiario, 28 agosto 2008

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