29 agosto 2008

Mons. Mamberti al Meeting di Rimini: combattere la cristianofobia come l'antisemitismo e l'islamofobia (Radio Vaticana)


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Mons. Mamberti al Meeting di Rimini: combattere la cristianofobia come l'antisemitismo e l'islamofobia

La Santa Sede si batte per la libertà religiosa che viene violata in diversi luoghi del mondo. E’ il cuore del’intervento del segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti oggi al Meeting di Rimini.

La cristianofobia, ha ricordato mons. Mamberti, va affrontata con la stessa determinazione con cui si combattono l’antisemitismo e l’islamofobia. Cristianofobia che consiste nella disinformazione di cui sono vittima, nella discriminazione a causa di provvedimenti legislativi e nella persecuzione.

Per mons. Mamberti bisogna aiutare i profughi cristiani iracheni e, nei Paesi europei dove si trovano come immigrati irregolari, normalizzarne lo status. E dall’America Latina provengono le due esperienze che ieri hanno conquistato la platea del Meeting. Il servizio della nostra inviata a Rimini, Debora Donnini.


Le recenti violenze verso i cristiani in India, ma anche la situazione in Iraq: qui prima del 2003 c’era circa un milione di cristiani, oggi ne sono rimasti la metà. Gli altri sono fuggiti in diversi paesi del Medio Oriente. Solo nel 2007, 21 i missionari uccisi in molte zone del mondo. Fatti ricordati da mons. Mamberti che ribadisce il forte impegno di Benedetto XVI perché la libertà religiosa sia rispettata, così come quello di Giovanni Paolo II che ha ricordato come essa sia il fondamento di ogni altro diritto, compreso quello alla vita. Compito precipuo, dunque, della diplomazia vaticana - afferma il presule - è quello di tutelarla:

"La natura religiosa della Santa Sede e la sua vocazione universale fanno sì che la sua diplomazia non determini le proprie priorità sulla base di interessi economici o politici e che non abbia ambizioni geopolitiche. Le priorità strategiche della diplomazia pontificia sono anzitutto l'assicurazione di condizioni favorevoli all'esercizio della missione propria della Chiesa cattolica in quanto tale, ma anche alla vita di fede dei suoi membri e quindi al libero esercizio dei loro diritti umani e delle loro fondamentali libertà".

Passata, dunque, in rassegna l’attività della Santa Sede all’ONU e presso altre istituzioni internazionali per difendere questo diritto, nella sua dimensione pubblica e privata. Ma la libertà religiosa, ricorda infine il segretario per i Rapporti con gli Stati, non ha solo una funzione sociale, il suo centro è quello di tenere vivo il senso di Dio e il riferimento alla trascendenza.

Ieri, protagonista al Meeting l’incontro sull’America Latina. Fare asili e scuole per i bambini delle favelas brasiliane così come accogliere i malati terminali del Paraguay. Sono state raccontate storie diverse dall’infermiera Rosetta Brambilla e da don Aldo Trento, ma con un denominatore comune: la profonda convinzione che quello che la gente, sana o malata, ricca o povera, cerca è una compagnia, qualcuno che ti prenda per mano e ti faccia sentire amato. E’ questa esperienza che spinge Rosetta ad andare in Brasile. A Belo Horizonte grazie alla sua instancabile opera vengono costruiti 4 asili, 3 doposcuola, un centro di formazione al lavoro. 1.150 bambini ritrovano la speranza. Ci si può piegare, afferma dunque Rosetta, anche alle circostanze non volute, più difficili, perché tutto nasce da uno sguardo:
"Le opere negli asili che abbiamo, secondo me sono questo sguardo di Dio visibile".

Don Aldo si sente amato quando nell’89, in preda ad una depressione, don Giussani lo manda in Paraguay. Qui comincia a raccogliere per le strade moribondi e abbandonati e li porta nell’ospedale per malati terminali. La sua vita cambia e capisce che anche la malattia è una grazia perché ti spoglia di tutto e ti permette di amare.

Dunque, stamani, mons. Mamberti ha rinnovato l’appello a contrastare con coraggio gli attacchi anticristiani. E proprio sulle persecuzioni contro le comunità cristiane, a partire da quanto accade in questi giorni in India, si è soffermato il vicepresidente del Parlamento Europeo, Mario Mauro, intervenuto al Meeting di Rimini ed intervistato per noi da Luca Collodi:

R. – Di persecuzione anticristiana dobbiamo onestamente parlare e direi che in tempi recenti, ci sono arrivate anche le istituzioni europee riconoscendo quanto sto dicendo adesso, avendo votato, nel novembre scorso, una risoluzione che, per l’appunto dice che si tratta di persecuzione. Cosa vuol dire persecuzione? Vuol dire che non ci sono interessi economico-geopolitici tali da giustificare uno scontro con le comunità cristiane. Quindi, lo scontro con le comunità cristiane, non avviene perché i cristiani sono i più ricchi, i più forti, i più potenti, ma si perseguita i cristiani perché sono cristiani, li si uccide perché pur essendo inermi, uomini, donne, bambini o vecchi, sono quell’alterità e quella diversità che fa a pezzi il gioco delle caste e ridà un livello di dignità all’esperienza dell’umano che non si tollera e per questo li si uccide. I nemici oggi dell’esperienza di verità del cristianesimo, sono riconducibili a due grandi filoni: i fondamentalismi, segnatamente quelli di matrice islamista od anche indù, in cui si prende Dio, appunto, come pretesto per un progetto di potere, e dall’altro lato i secolarismi di tipo relativista che vogliono incidere sull’esperienza della fede come ad esempio la legge in discussione in Spagna che, sostanzialmente, vorrebbe consentire, a chi non è d’accordo con i dogmi della dottrina cattolica, di potersi rivolgere ai tribunali civili per poter far andare le cose come si vuole. Una assurdità.

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1 commento:

euge ha detto...

Credo che purtroppo ciò non accadrà mai si usano sempre due pesi e due misure nel condannare questi tre esempi di intolleranza!