29 agosto 2008
Melloni commenta il libro di Valente sul Papa. In realtà, più che una recensione, pare una critica alla carriera universitaria del Prof. Ratzinger...
Vedi anche:
Davanti ai massacri anticristiani la tiepida laicità europea non basta. Ritornano le tematiche di Ratisbona (Fontana)
L´appello del Papa per i cristiani: "Basta attacchi alla vita umana" (Bultrini)
Rosso "malpela" "Corriere", "Unità", Fania per "Liberazione" e Valli per "Europa"
Casini: «La Chiesa surroga la politica su etica e identità» (Marroni)
India. Benedetto XVI condanna le violenze interreligiose e gli attacchi contro i cristiani nell'Orissa (Marroni)
Induisti italiani scrivono al Papa: solidarietà ai cristiani
Il 21 settembre il Papa si recherà in visita pastorale ad Albano Laziale
Il sacro e il santo nei sacramenti cristiani: "Il rito tra visibile e invisibile" (Inos Biffi per l'Osservatore Romano)
PIME: digiuno e preghiera in unione coi cristiani dell'India. Una proposta ai politici italiani (Asianews)
MEETING RIMINI: I PARLAMENTARI SI UNISCONO ALL’APPELLO DEL PAPA PER L’INDIA
Il Dalai Lama è in India per controlli medici. Potrebbe essere l'occasione giusta per dire una parola contro le violenze ai Cattolici...o sbaglio?
Se rischia la libertà religiosa. Analisi delle parole chiarissime e misurate di Benedetto XVI (Rosati)
Zio Berlicche scrive a Malacoda: "Melloni vede la Chiesa come noi" (Tempi)
Il Papa «studia» la morte di Gesù e invita a Castel Gandolfo due esegeti luterani e i suoi ex studenti (Guerriero)
"Il professor Ratzinger". Recensione del libro di Valente (Rizzi)
Dal blog di Tornielli: Il Papa e l’Orissa. E Lutero cede il posto a “Gesù di Nazaret”
Paolo e Benedetto XVI: una riflessione del Prof. Lucio Coco
Mons. Paul Hinder: Ratisbona ha riaperto il dialogo con l'Islam (Il Sussidiario)
VIOLENZE ANTI-CRISTIANE IN INDIA: RACCOLTA DI ARTICOLI
Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
Elzeviro
Il saggio di Gianni Valente su Ratzinger
SE UN PROFESSORE DIVENTA PAPA
Una lunga carriera itinerante tra diversi atenei ma senza mai insegnare a Roma
di ALBERTO MELLONI
Non è il consenso ciò che distingue un pontificato dall'altro: tutti i Papi ne hanno avuto uno, ma nessuno assomiglia all'altro. Quello di cui gode Benedetto XVI è palesemente un consenso per un intellettuale che non fa sentire la magnetica captazione della sua persona, che non impone le complesse e noiose architetture di un teologo dedito al suo opus, ma che affronta con la sua sensibilità di docente seduttore nodi di cui puntualmente scopra la «inattesa attualità».
Per questo ha fatto bene Gianni Valente a spiegare il Ratzinger Professore (San Paolo, pp. 200, € 20) in un libro che ci fa ascoltare le voci dei maestri superstiti, dei colleghi, dei discepoli di un teologo dalla carriera nervosa, che nel ventennio scarso che separa la faticosa libera docenza dall'episcopato passa da Frisinga a Monaco, da Bonn a Münster, da Tubinga a Ratisbona.
Mai a Roma, alle cui asfittiche scuole il professor Ratzinger riserva una serie di giudizi severi, non sempre attenuatisi nel tempo: la passione per le «definizioni astratte», la pretesa di «sezionare il mistero», colpevole del «soffocamento dell'aspetto cristologico» dell'ecclesiologia, incapace di cogliere l'emergere di «un nuovo paganesimo che cresce senza sosta nella Chiesa» degli anni Cinquanta, prigioniera di «ceppi » dai quali deve liberarsi, pena «la possibilità di sopravvivenza del cattolicesimo », ottusa nell'evitare le «domande» che egli invece vuole affrontare e che il Concilio – «possiamo anche parlarne come di un nuovo inizio», pagina 88 – affronta con il necessario coraggio.
Anche dopo che la crisi del 1968 ha fatto affiorare la nonchalance con la quale egli fa sue intuizioni ed ossessioni conservatrici, questa mancanza di «romanità » attira sospetti su Ratzinger in un mondo di piranha come quello universitario, nel quale le facoltà di Teologia sono inserite: a queste difficoltà Ratzinger si sottrae, dicevo, cambiando aria. Il che – Valente lo nota a più riprese – spiega il modo in cui Ratzinger farà il prefetto di curia e poi il Papa di Roma, posizioni dalle quali non si può fuggire e dove tutto diventa «pubblico».
Perché lo stile del professor Ratzinger, che cerca di trovare nelle dicotomie quel tanto di apparente che consente di superarle, facendo salvo lo scandalo della fede, non è davvero mutato; ma non è neppure mutato l'istinto a caricaturare il proprio avversario del momento (sia esso il collega Kasper, colpevole di aver colto un platonismo di fondo nel 1969 e protagonista di infiniti duelli; sia il teologo latinoamericano colpevole di usare un linguaggio marxista che a lui ricorda i sessantottini di Tubinga; sia l'essenza antimoderna dell'Islam) per far progredire la discussione senza le prudenze che per il dotto sono fronzoli.
Ma la discussione nella quale Ratzinger ama misurarsi è quella coi suoi pari, con gli allievi, con gli -ismi che vede all'opera in una realtà inerte e grigia. Per questo le discussioni di fine estate con il «circolo» di antichi allievi – lo Shülerkreis – continuano anche nel papato e quest'anno toccherà in tre giorni di lavoro il tema della Riforma luterana e della tradizione. Cose che suscitano consenso attorno a un intellettuale che così si distingue dai cosiddetti leaders, di cui la lente mediatica del secolo XXI svela tutte le mediocrità. E che consolidano uno stile da professore (in apertura del suo saggio Gianni Valente osserva per transennam
che se fosse andato alla Sapienza Benedetto XVI avrebbe visitato più università che parrocchie della sua diocesi) che fa ormai parte di ciò che il papato di Ratzinger significherà nella storia della Chiesa cattolica.
© Copyright Corriere della sera, 28 agosto 2008 consultabile online anche qui.
"Strano" articolo.
Non mi pare una recensione al libro di Valente ma una critica, molto discutibile, alla carriera universitaria del futuro Papa.
Non ho capito che cosa c'entri il fatto che Joseph Ratzinger non ha mai insegnato a Roma.
Non ne aveva alcun bisogno. Egli e' tedesco ed ha fatto il professore nelle piu' prestigiose universita' del suo Paese e dell'Europa intera.
Non aveva alcuna necessita' di approdare nella povera Italia. Semmai sono i docenti italiani che aspirano a fare il percorso inverso, cioe' approdare in Germania...chi puo'...ovviamente!
Leggo:
Anche dopo che la crisi del 1968 ha fatto affiorare la nonchalance con la quale egli fa sue intuizioni ed ossessioni conservatrici...
Ossessioni conservatrici? Melloni...Melloni...Melloni...parliamo un po' delle ossessione progressiste e moderniste...
Cose che suscitano consenso attorno a un intellettuale che così si distingue dai cosiddetti leaders, di cui la lente mediatica del secolo XXI svela tutte le mediocrità.
Questo e' giusto ma attenzione: Joseph Ratzinger e' un leader che sfugge agli specchietti per le allodole mediatici.
Per questo i fedeli lo comprendono ed i mass media non sanno piu' che pesci pigliare e tirano fuori argomenti come la "rana crocifissa" o le scarpe o la bordatura di ermellino...
...(in apertura del suo saggio Gianni Valente osserva per transennam che se fosse andato alla Sapienza Benedetto XVI avrebbe visitato più università che parrocchie della sua diocesi)
Eh si', ma il punto e' che al professor Ratzinger, docente tedesco, e' stata sbarrata la porta dell'universita' di Roma (non esattamente lo stesso livello).
Che cosa ne pensa, caro Melloni, di questa "cacciata"? Non ce ne ha mai parlato...
Per il resto si tratta di una recesione un po' "nebulosa" per i miei poveri mezzi intellettuali.
Il grande merito del professor Ratzinger resta la sua straordinaria capacita' di farsi capire da tutti: dai semplici ai teologi.
R.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
24 commenti:
Rilevo in molti commenti di questo blog un'acrimonia, una violenza sotterranea che andrebbe prontamente emendata. Non mi riferisco a quest'ultimo commento su Melloni - peraltro bersaglio di critiche sicuramente anti-evangeliche nel modo e nella sostsanza - quanto ad un tenore sottilmente violento e inquisitorio che davvero stona in chi fa del Vangelo la propria guida. Il cattolicesimo è ricco e vario; sulle idee e le interpretazioni - fatta salva l'integrità della fede - ci si può dividere. L'importante è ricordarsi che la nostra è la religione dell'amore. Ho sentito in un convegno un giovane studioso non legato ad alcun movimento rivolgersi in modo critico ai "fratelli di CL". Ecco come si dovrebbe fare: prima di tutto riconosciamo di essere fratelli. Altrimenti il rischio che ideologie non-cristiane o anti-cristiane prendano il sopravvento su di noi diventa presente e reale.
Ottavio Seriani
Violenza sotterranea?
Ma no...qui si rilevano soltanto i sottintesi, le allusioni e spesso si smascherano le intenzioni piu' o meno nascoste.
Nessuno e' obbligato a condividerle.
Nessuna violenza, solo dialettica.
R.
a parte il linguaggio e il modo di costruire la frase che mi provocano sintomi di eczema, l'articolo è meglio di tanti altri che abbiamo letto.
A parte le ossessioni conservatrici, sic.....
Il succo , a me sembra, è la considerazione che il consenso che registra papa Benedetto è un consenso al suo essere un intellettuale. Che sia un intellettuale, e grande, si vede ed è vero. Ma non credo che tutto stia in questo fatto. Io credo che sia anche una bella persona, un credente solido e un sacerdote fedele e leale. Con un gran coraggio.
Potrei andare aaventi lodando per molto quindi la finisco qui. Io credo che chi lo apprezza non si ferma al fatto che sia intelligente e preparato, anche se non sono certo dei difetti.
Non è chiarissimo il riferimento alle università italiane, è vero.
Può darsi che intenda che il professor Ratzinger ha un po' di puzza sotto al naso e le snobba. Ma non ne sono sicura.
Le critiche si possono fare, caro Sig. Ottavio, non tiriamo fuori il Vangelo, per favore. A molti di noi il prof. Melloni non piace, soprattutto quando scrive (le sue trasmissioni telesive, per quello che mi riguarda, mi piacciono di più). Gli auguro tutto il beme di questo mondo, ma non lo apprezzo.
Il Vangelo non c'entra.
Sull'acrimonia concordo con lei. Non bisogna lasciarsi prendere dall'esasperazione, anche quando all'interlocutore vorremmo dare fraternamente una martellata in testa. Bisogna contare fino a 100 e sorridere.
Ma non riesce sempre sa? Ammettiamo i nostri limiti umani.
Quando il prof. Melloni ha scritto un articolo bruttino dando ad intendere che papa Benedetto invece di preoccuparsi della situazione internazionale, suonava svagato il pianoforte in vacanza,facendosi i fatti suoi, (tempo fa) credo fermamente che abbia perso un'ottima occasione per stare zitto.E mi fermo qui perchè potrei fare putroppo anche degli altri esempi.
Sinceramente non ho capito molto la recensione del libro di valente, ma di una cosa sono certo: il "papa teologo" sa farsi capire da tutti, dai semplici e dai complicati per la sua passione, cultura, finezza e sensibilità. Basti guardare la recente catechesi su san paolo. Non che abbia detto cose sensazionali, ma sono state parole così belle e semplici di un uomo di preghiera e studio che ha posto il suo centro in cristo ed è desideroso di testimoniare agli altri (quelli dimenticati dai media) la sua grande gioia e serenità. Marco
Come al solito gli articoli di Melloni sono fumosi e involuti. E' voluto o si tratta di un limite?
Inoltre, devo segnalare un errore ortografico. Si scrive Schülerkreis
non Shülerkreis. Da un professore mi attenderei un minimo di attenzione in più.
Alessia
Cito:
"Sull'acrimonia concordo con lei. Non bisogna lasciarsi prendere dall'esasperazione, anche quando all'interlocutore vorremmo dare fraternamente una martellata in testa."
Ecco cosa intendo per violenza sotterranea, cara Raffaella, e si ricordi che la dialettica è il primo passo verso la violenza.
Il mondo cattolico - del quale anch'io credo di fare parte, se me lo consentite - ha riflettuto troppo poco sui cedimenti alle ideologie violente che hanno attraversato la storia dell'umanità. Mantenendo lo schema apologetico-manicheo, dominante anche in questo blog ("noi siamo i buoni, i veri e i giusti, gli altri sono i cattivi e, se siamo virtuosi, non diamo loro martellate in testa") la chiesa cattolica continuerà in eterno a generare violenza pro o contra è, nel mio ragionamento, un dettaglio.
Quando mi si scrive "e adesso non tiriamo fuori il Vangelo" con quale autorità lo si scrive? Facciamo come i gesuiti e pensiamo: "Cristo cosa avrebbe fatto al mio posto?". Cristo avrebbe scritto un post che avrebbe voluto dare una martellata fraterna a un fratello?
Rieleggete invece tutti il mio post precedente e quello attuale: c'è qualcosa di non cristiano in essi?
Quanta mancanza di umiltà in questi strenui - e violenti, sottilmente, subdolamente violenti - post apologetici.
Pregate molto, con animo contrito, e la verità v'illuminerà le menti.
Ottavio Seriani
Leggo:
"Pregate molto, con animo contrito, e la verità v'illuminerà le menti".
Avrei preferito leggere il verbo "Preghiamo" e non "Pregate".
Nessuno vuole imporre nulla a nessuno e, d'altra parte, non si puo' pretendere che prendiamo per oro colato tutto cio' che sentiamo e leggiamo.
R.
Sig. Ottavio, lei manca completamente di senso dell'umorismo e dell'ironia. La mia era una battuta, un paradosso non una violenza sotterranea strisciante. Certo anch'io ho bisogno di pregare per illuminarmi (qui non ironizzo), come tutti del resto. Ma resto dell'idea, mi scusi, alla mia veneranda età, che un sorriso e una battuta non fanno del male a nessuno.
A volte è più difficile sorridere che piangere , ma uno sforzo in tal senso mi sembra che permetta di prendere il mondo e la vita con maggiore elasticità e apertura mentale.
Anche per sdrammatizzarlo un po', il mondo.
Cordiali saluti.
Due osservazioni:
Quando Melloni parla di nonchalance con la quale Joseph Ratzinger avrebbe fatto sue le intuizioni ed ossessioni conservatrici...a parte quello che hai già detto tu Raffaella...direi anche che la parola "nonchalance" è particolarmente inadatta e direi anche sprezzante, vorrebbe dire che con leggerezza, facilità, superficialità , Rtazinger avrebbe girato la sua veste e cambiato opinione, immagino al contrario quanto grande siano state la sua delusione, la sua sofferenza, tutto salvo della nonchalance.
Mi sembra in seguito, nella conclusione, leggere, in maniera strisciante, l`insinuazione di un Papa più professore che Pastore.
Benedetto XVI cumula in maniera armoniosa e direi efficace le due qualità, ci guida con mano sicura, si rivolge sempre alle nostre menti in maniera che i suoi messaggi risveglino le nostre coscienze assopite E le sue parole arrivano sempre anche direttamente al nostro cuore.
Benedetto XVI è pastore E maestro.
Conosco personalmente Alberto Melloni e, benché spesso non sia in accordo con lui, la vera e propria campagna d'odio settario che questo blog opera nei suoi confronti mi pare come minimo poco educata. Forse se qualcuno di voi conoscesse anche le terribilie sofferenze personali che ha dovuto affrontare, il piglio sarebbe un po' meno tagliente e avvelenato.
Il Signore perdoni questa protervia di crcistiani che si credono più bravi degli altri.
Elio Antonio Mantegani
P.S. Se questo post non verrà pubblicato, la vostra cattiveria diventerà evidente e sarà opportunamente segnalata alle autorità religiose competenti.
Premessa: è l'ultimo che invio.
Cito:
"Avrei preferito leggere il verbo "Preghiamo" e non "Pregate"."
No cara Raffaella, l'unica risposta davvero umile sarebbe stata: "Grazie Ottavio, pregheremo assieme a te per quello che ci dici, che illumina con chiarezza evangelica, i limiti e le ocntaminazioni ideologiche profonde e radicate del nostro presunto cattolicesimo puro". Nella tua risposta c'è ancora molto orgoglio, molta violenza, molta voglia di controbattere. Capiscimi bene: io non voglio che tu acconsenta a quello che dico; sottolineo solo che una risposta che avesse davvero capito la profondità e il livello interiore sul quale si collocano le mie parole avrebbe dovuto rispondere come ti ho proposto. Ora tu mi dirai: ma da dove trovi questa tua sicurezza? E' la domanda che hanno fatto a Gesù... e se io fossi quel Gesù che tu di ci di amare?
Ottavio Seriani
Noto con dispiacere che il mio ultimo post non è stato pubblicato: forse perché mette in crisi alcune ostentate certezze?
[Se la risposta sarà nuovamente ironica e difensiva, vuol dire che le cose stano esattamente come sostengo]
Ottavio Seriani
Per Ottavio.
I post di questo blog sono moderati e, mi scusi, non posso essere davanti al pc 24 ore su 24.
I post non offensivi vengono pubbblicati ma, spesso, occorre un po' di pazienza visto che non ho il dono dell'ubiquita'.
Per Elio.
Autorita' religiosa competente? Wao!
Oh la la signor Mantegani, ma sa che lei quasi quasi ci fa paura ?
Addirittura una denuncia alle autorità religiose competenti, ma si rende conto del ridicolo delle sue parole ?
E così dunque Melloni sarebbe al disopra delle critiche, e dove è passato il diritto di esprimere liberamente la nostra opinione, la nostra libera opinione sarebbe "odio settario" ?
Lei confonde le critiche alle opinioni di Melloni e gli attacchi alla sua persona.
Come altri io critico e contesto, sovente, le prese di posizioni di Melloni, sono raramente d`accordo con lui, e lo esprimo, come Melloni non si priva di contestare e criticare, chi non la pensa come lui, e di farlo sovente in termini offensivi e poco rispettosi, potremmo fare la lista dei suoi giudizi o pregiudizi su Benedetto XVI, ma è inutile.
Il suo è odio settario?
Non lo penso, esprime pubblicamente la sua opinione e si espone pubblicamente alla critica.
È così che funziona la libertà d`espressione in una democrazia.
""Avrei preferito leggere il verbo "Preghiamo" e non "Pregate"."
No cara Raffaella, l'unica risposta davvero umile sarebbe stata: "Grazie Ottavio, pregheremo assieme a te per quello che ci dici, che illumina con chiarezza evangelica, i limiti e le ocntaminazioni ideologiche profonde e radicate del nostro presunto cattolicesimo puro". Nella tua risposta c'è ancora molto orgoglio, molta violenza, molta voglia di controbattere. Capiscimi bene: io non voglio che tu acconsenta a quello che dico; sottolineo solo che una risposta che avesse davvero capito la profondità e il livello interiore sul quale si collocano le mie parole avrebbe dovuto rispondere come ti ho proposto. Ora tu mi dirai: ma da dove trovi questa tua sicurezza? E' la domanda che hanno fatto a Gesù... e se io fossi quel Gesù che tu di ci di amare?"
Ottavio Seriani
O ancora...
"Quanta mancanza di umiltà in questi strenui - e violenti, sottilmente, subdolamente violenti - post apologetici.
Pregate molto, con animo contrito, e la verità v'illuminerà le menti."
Chi manca di umiltà?
Raffaella, ma cosa sta succedendo? Apro il blog dopo varie ore, leggo e rimango a dir poco allibita. E' mai possibile che il legittimo e civile dissenso espresso nei confronti delle posizioni dello studioso Melloni e non dell'uomo, possa venir a tal punto equivocato? E la minaccia, poi ... mi domando cosa c'entri il ricorso all'autorità religiosa.
A meno che non si tratti di uno scherzo di pessimo gusto...
In ogni caso, sarei felice se una tale levata di scudi si verificasse anche di fronte alle critiche che troppo spesso piovono sulle larghe spalle del Santo Padre.
Alessia
Ciao Alessia, auspico anche io che la prossima volta si levino altrettanti scudi a difesa della liberta' di parola del Papa, ma, purtroppo, temo che assisteremo agli stessi silenzi gia' "ascoltati" a gennaio, prima della cacciata del Papa dalla Sapienza. Dopo ci furono varie voci, ma stonate :-)
L'autorita' religiosa competente (nella persona di chi?) non ha mai imbavagliato nessuno, nonostante le tante dicerie che si sentono in giro...
Persino il ranocchio e' rimasto al suo posto con buona pace dei media che gia' urlavano alla censura...
R.
Ciao Raffaella ti segnalo:
DA GIOVANE ERO "PIU' SEVERO"
Nel corso della suo soggiorno a Bressanone papa Benedetto ha incontrato i sacerdoti di quella diocesi. Come ormai tradizione il Papa ha risposto, a braccio, ad alcune domande. Particolarmente interessante quella rivolta da don Paolo Rizzi sull'amministrazione dei sacramenti. «Quando ero più giovane ero piuttosto severo - ha risposto il Papa -. Dicevo: i sacramenti sono i sacramenti della fede, e quindi dove la fede non c'è, dove non c'è prassi di fede, anche il sacramento non può essere conferito. E poi ho sempre discusso quando ero arcivescovo di Monaco con i miei parroci: anche qui vi erano due fazioni, una severa e una larga. E anch'io nel corso dei tempi ho capito che dobbiamo seguire piuttosto l'esempio del Signore, che era molto aperto anche con le persone ai margini dell'Israele di quel tempo, era un Signore della misericordia, troppo aperto - secondo molte autorità ufficiali - con i peccatori, accogliendoli o lasciandosi accogliere da loro nelle loro cene, attraendoli a sé nella sua comunione.
Quindi io direi sostanzialmente che i sacramenti sono naturalmente sacramenti della fede: dove non ci fosse nessun elemento di fede, dove la prima comunione fosse soltanto una festa con un grande pranzo, bei vestiti, bei doni, allora non sarebbe più un sacramento della fede. Ma, dall'altra parte, se possiamo vedere ancora una piccola fiamma di desiderio della comunione nella Chiesa, un desiderio anche di questi bambini che vogliono entrare in comunione con Gesù, mi sembra che sia giusto essere piuttosto larghi. Naturalmente, certo, deve essere un aspetto della nostra catechesi far capire che la comunione, la prima comunione, non è un fatto "puntuale", ma esige una continuità di amicizia con Gesù, un cammino con Gesù. Io so che i bambini spesso avrebbero intenzione e desiderio di andare la domenica a messa, ma i genitori non ren dono possibile questo desiderio. Se vediamo che i bambini lo vogliono, che hanno il desiderio di andare, mi sembra sia quasi un sacramento di desiderio, il "voto" di una partecipazione alla messa domenicale... Direi quindi che, nel contesto della catechesi dei bambini, sempre il lavoro con i genitori è molto importante. E proprio questa è una delle occasioni di incontrarsi con i genitori, rendendo presente la vita della fede anche agli adulti, perché dai bambini - mi sembra - possono reimparare loro stessi la fede e capire che questa grande solennità ha senso soltanto, ed è vera ed autentica soltanto, se si realizza nel contesto di un cammino con Gesù, nel contesto di una vita di fede».
L'Azione, 31 agosto 2008
Care Raffaella ed Alessia auspico anch'io che avvenga una levata di scudi contro le critiche che ormai quasi giornalmente piovono sul nostro Pontefice...... ma, temo che la nostra speranza possa perdersi nella notte dei tempi.
SUBDOLA ACRIMONIA ANCHE UN PO STRISCIANTE SBUCA SEMPRE DALLA PENNA DI MELLONI, si avverte benissimo l'avversione verso un Pontefice di tale grandezza nonchè teologo,che certo alla Sapienza sarebbe stato nel suo elemento,ma guardacaso ci può andare un guitto come Fo.Poi pochi blog mi sembrano corretti ed equilibrati come questo è possibile un contradditorio,la discussione pensarla diversamente? O dobbiamo tutti uniformarci?
Incredibile! Una donna intelligente e coraggiosa “s’inventa” – per amore della Chiesa di Cristo e del Pastore suo vicario – una zona franca di conoscenza e di dibattito, ospitando contributi di varia ispirazione, privilegiando opinioni cattoliche di ogni derivazione e sensibilità, e proponendoli alla libera discussione di chiunque voglia intervenire (accettando, come è ovvio, le regole della buona educazione); ed ecco, inopinatamente, svegliarsi un paio di signori bravi e coscienziosi che entrano in casa sua e vogliono subito dettare in prima persona regole e regolette: il grande Melloni (che da parte sua si arroga il diritto di criticare chi vuole e come vuole) non può essere criticato: anzi, chi parla di lui non deve nemmeno covare un retropensiero men che rispettoso, anche non espresso: nei suoi confronti bisogna misurare pensieri, parole, opere e omissioni. E se la “padrona di casa” esprime qualche perplessità, ebbene, stia attenta perché una denuncia all’autorità costituita non gliela leva nessuno!
Sono frastornato. Non riesco nemmeno ad arrabbiarmi. Per distrarmi un po’ vado a dare una scorsa a un gran bel libro di diversi anni fa, scritto da Fruttero e Lucentini, dal titolo “La prevalenza del cretino”. (Sono strani certi accostamenti di idee, vero?).
Col permesso degli angioletti custodi di Alberto Melloni, vorrei fare una piccola osservazione su una delle opinioni da lui espresse nell’elzeviro qui sopra. Mons. Ratzinger, all’altezza del mitico Sessantotto, avrebbe fatto sue intuizioni e “ossessioni” (!) conservatrici, e – si badi bene – lo avrebbe fatto addirittura con (elegante piroetta: oplà!) “nonchalance”. (Applausi degli angioletti).
Sfugge, probabilmente, a Melloni che un preoccupato ripensamento su quel che stava avvenendo nella Chiesa in quei difficili anni post-conciliari riguardava, oltre che il prof. Ratzinger, fior di studiosi e vescovi importanti, compreso quello di Roma, Paolo VI.
Il signor Melloni dimentica che nel 1966 un gruppo nutrito di teologi olandesi prova a fare – con un’azione di forza – quello che i cattolici modernisti non erano riusciti a realizzare durante il Concilio: viene pubblicato, con enorme clamore, un “Catechismo” che, a giudizio del Pontefice, butta a mare il depositum fidei, determinando uno scandalo micidiale nel popolo cristiano, soprattutto quando – con la copertura esplicita della maggioranza dei vescovi olandesi – ci si rifiuta di apportare le correzioni richieste dalla Chiesa di Roma. Si giunge a un passo dallo scisma, evitato solo dalla sofferta accondiscendenza del Sommo Pontefice, avviato da quel momento in poi al lungo martirio dei suoi ultimi anni di vita. Gli effetti di quell’azione “coraggiosa” si son visti e si vedono tuttora: l’Olanda è infatti notoriamente – vero Melloni? – la punta di diamante della rinascita del Cattolicesimo in Europa e nel mondo.
In quegli anni, in cui – secondo l’espressione di Paolo VI – il fumo di Satana trovava il modo di penetrare nella Chiesa del postConcilio, che facevano i “maestri della scuola bolognese”: allargavano le crepe?
Posta un commento