12 settembre 2008

Un Papa francese: il rapporto particolare fra Joseph Ratzinger e la Francia (Il Foglio)


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Un Papa francese

C’è un rapporto particolare tra Ratzinger e la Francia, parte da Sartre e arriva alla Legion d’Onore

Il vaticanista americano John Allen ha scritto sul National Catholic Reporter che Benedetto XVI è un Papa “pro-French”.
Il cardinale transalpino Jean-Louis Tauran, il francese più alto in grado in Vaticano, ha parlato ieri su Avvenire della “straordinaria predilezione di Ratzinger per la Francia”.
In effetti la biografia dell’attuale vescovo di Roma offre molti spunti che manifestano una chiara francofilia del Pontefice che domani parte per la sua prima visita all’Esagono.
Una francofilia che ha radici antiche, visto che nel libro intervista Il Sale della terra, uscito nel 1997, aveva detto di essere nato in una famiglia che apparteneva a una corrente in Bavaria che guardava più alla Francia che alla Prussia come punto di riferimento.

Una francofilia che l’allora cardinale Joseph Ratzinger esternò in maniera quasi solenne nel 1998 quando ricevette le insegne di Commendatore della Legion d’Onore.

Durante la cerimonia ospitata nell’ambasciata di Parigi presso la Santa Sede Ratzinger confessò di essere sempre stato nella sua giovinezza “un ammiratore zelante della Douce France”, e fece l’elenco dei suoi autori preferiti: i cattolici Paul Claudel, Georges Bernanos, François Mauriac e Charles Péguy; ma anche i laici Jean Anouilh e Jean-Paul Sartre. Ratzinger nell’occasione citò anche i teologi Yves Congar, Jean Danielou, Marie-Dominique Chenu e soprattutto Henri de Lubac. Alla fine il futuro Papa disse: “Mi felicito con la Francia per queste grandi personalità, ringrazio la Francia per il dono della sua cultura umanista”. E concluse con un classico: “Vive la France!”.

A quella cerimonia parteciparono numerosi cardinali e vescovi della Curia romana che poterono apprezzare come il porporato tedesco parlasse un francese limpido, privo di inflessioni teutoniche, e perfino “elegante”, come ha sottolineato sempre il cardinale Tauran. L’attuale Pontefice infatti quando venne chiamato a Roma a presiedere l’ex Sant’Uffizio non conosceva l’italiano, ma il francese, e il latino, sì.

La speciale simpatia di Ratzinger per la Francia è stata ricambiata. Prima di essere insignito della Legion d’Onore infatti Ratzinger aveva già ricevuto un prestigiosissimo riconoscimento da parte della cultura, laica, francese. Nel 1992 venne accolto, come membro associato straniero, all’Académie des Sciences morales et politiques dell’Institut de France. Subentrò nello scranno al celebre scienziato e dissidente russo Andrej Sacharov. Un altro momento forte dei contatti tra Ratzinger e la Francia è accaduto nel 2004, quando, come inviato speciale di Giovanni Paolo II, tenne a Caen una conferenza per il sessantesimo anniversario dello sbarco in Normandia degli Alleati.
E’ capitato poi che il passaggio di Ratzinger in terra francese suscitasse anche un vivace dibattito nella chiesa transalpina. Accadde nel gennaio 1983, quando Ratzinger, da appena un anno prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, tenne una Conferenza a Lione, che suscitò vibrate proteste da parte di chi vi aveva letto un duro attacco ai documenti catechistici della chiesa francese. Tanto che l’arcivescovo di Lione si vide costretto a pubblicare un comunicato per cercare di calmare le acque.

Un altro dibattito venne suscitato da una lezione che Ratzinger tenne alla Sorbona nel novembre del 1999 e che venne in parte pubblicata dal Monde.
Quella lezione infatti non piacque molto all’allora cardinale di Bordeaux Pierre Eyt, prematuramente scomparso nel 2001, che prese carta e penna e rispose con un articolo pubblicato in dicembre sulla Croix, cui Ratzinger rispose con un ulteriore articolo pubblicato sempre sulla Croix a fine anno.

L’originale disputatio tra due cardinali suscitò il plauso del Monde che scrisse: “Un cardinale che osa rispondere, per interposto giornale, ad un altro cardinale, non si era mai visto prima”.

Uno degli argomenti del contendere era che Eyt, dopo aver citato quanto affermato dal cardinale Carlo Maria Martini al precedente sinodo per l’Europa, rimproverava al suo collega di non adoperarsi per introdurre nella chiesa dei cambiamenti giuridici nei campi riguardanti il ruolo della donna nella chiesa, la disciplina del matrimonio, la pratica penitenziale, il rapporto tra la democrazia e i valori, il rapporto tra le leggi civili e la legge morale.
A questa obiezione Ratzinger rispose scrivendo che “le decisioni istituzionali del Magistero possono diventare feconde solo se si legano a una lotta seria, convinta, per una nuova evidenza delle opzioni portanti della fede”.

Infine un punto di contatto tra Ratzinger e la Francia riguarda la liturgia.

Pur non essendo mai stato un simpatizzante dei seguaci del vescovo tradizionalista francese Marcel Lefebvre, che da parte loro hanno sempre visto con sospetto le posizioni teologiche dell’attuale Pontefice, Ratzinger ha guardato sempre con simpatia quelle comunità francesi legate alla vecchia messa di san Pio V che però sono rimaste in piena comunione con Roma. Ecco spiegato quindi il legame particolare tra il cardinale Ratzinger e due abbazie tradizionaliste transalpine, quelle benedettine di Le Barroux e Fontgombault, dove l’attuale pontefice, quando vestiva la porpora, si è recato più volte e dove ha avuto modo anche di celebrare la messa secondo il rito preconciliare. Cosa che non ha mai fatto da Papa. Per ora.

© Copyright Il Foglio, 12 settembre 2008 consultabile online anche qui.

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