22 ottobre 2008

Giovanni Maria Vian: "Se la Parola torna poliglotta" (Osservatore Romano)


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SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO (5-26 OTTOBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

La Bibbia tra lingue ed edizioni critiche sulla frontiera della filologia

Se la Parola torna poliglotta

I doni dell'American Bible Society e della Deutsche Bibelgesellschaft ai partecipanti ai lavori sinodali

Ogni giorno che passa i lavori sinodali fanno sempre più percepire l'importanza dell'assemblea e del tema che vi si sta discutendo, grazie anche alle innovazioni - in particolare, le interventiones liberae - introdotte già nel 2005 da Benedetto XVI, il presidente del Sinodo dei vescovi che vi sta partecipando molto attivamente. E i frutti saranno certamente positivi.
Tra questi vi è l'iniziativa, intelligente e rilevante dal punto di vista culturale e simbolico, delle due maggiori società bibliche che munificamente hanno realizzato e donato ai partecipanti al sinodo sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa una nuova Bibbia poliglotta, insieme alle più diffuse edizioni critiche del testo sacro. Dimostrando implicitamente, una volta di più, l'incidenza delle Scritture ebraiche e cristiane nella storia del pensiero, ma anche nello stesso mondo di oggi, che pure nelle società occidentali è largamente secolarizzato.
Singolare appare soprattutto la Biblia polyglotta Synodi De Verbo Dei occasione exarata (pp. [18] + 3161) pubblicata dall'American Bible Society. Il volume, realizzato tipograficamente in Brasile, presenta, per i libri veterotestamentari, il testo ebraico (e aramaico), quello greco dei Settanta e il latino della Volgata secondo le più recenti edizioni critiche, accompagnato - e questa è una novità nella storia plurisecolare delle Bibbie poliglotte - da due traduzioni moderne: l'inglese della Revised Standard Version e quello spagnolo della Biblia de Jerusalén. Il risultato è una pagina suddivisa, proprio al modo delle antiche splendide edizioni, in cinque parti, mentre ovviamente il Nuovo Testamento è quadrilingue; tutto con il corredo di una succinta annotazione in inglese e spagnolo.
Alla nuova Bibbia poliglotta si aggiunge una speciale presentazione delle più diffuse edizioni critiche, offerta dalla benemerita Deutsche Bibelgesellschaft, che le ha promosse, le sostiene e le diffonde: la Biblia Hebraica Stuttgartensia, nata dalla storica edizione di Rudolf Kittel (1906-1909), poi rifatta da Karl Elliger e Wilhelm Rudolph e ora giunta alla quinta corretta a cura di Adrien Schenker (1997); la classica Septuaginta di Alfred Rahlfs, da poco rinnovata da Robert Hanhart (2006), e infine il celeberrimo Novum Testamentum Graece di Nestle-Aland, il cosiddetto testo standard che nella sua ventisettesima edizione del 1993 - nel 2006 giunto alla nona ristampa corretta, dal 2001 con l'apporto di una ventina di nuovi papiri - riunisce quello messo a punto nel 1898 da Eberhard Nestle, continuato dal figlio Erwin e poi da Kurt Aland con l'edizione pubblicata nel 1966 dalle United Bible Societies (The Greek New Testament) e curata da un comitato di studiosi per la prima volta appartenenti alle principali confessioni cristiane, in certo modo ricomponendo la bipartizione storica degli studi testuali biblici di area britannica e di area tedesca.
Basta soltanto la sommarissima enumerazione di titoli e nomi per mostrare l'immenso sforzo che dagli inizi dell'età moderna ha fatto della critica testuale biblica la vera frontiera della filologia, con contributi fondamentali per la storia della cultura. Tra questi, vi è la stupefacente epopea delle Bibbie poliglotte. A partire dalla prima, la Complutense - voluta dall'arcivescovo di Toledo Francisco Ximénez de Cisneros e stampata tra il 1514 e il 1517 ad Alcalá de Henares (Complutum) - che include la parafrasi aramaica del Targum di Onkelos. Seguirono la Regia, di Benito Arias Montano, impressa splendidamente in otto volumi da Christophe Plantin ad Anversa (1569-1573, con l'aggiunta del siriaco per il Nuovo Testamento), poi la parigina in dieci enormi volumi (1629-1645, che includeva le versioni samaritana e araba), e infine quella in sei realizzata tra il 1653 e il 1657 da Brian Walton a Londra che comprese anche le traduzioni in etiopico e persiano (e resta utilissima). Ora, dopo tre secoli e mezzo, una Bibbia poliglotta ritorna. Quasi simbolicamente, perché la Parola di Dio sia sempre più letta e studiata.

g. m. v.

(©L'Osservatore Romano - 19 ottobre 2008)

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