26 ottobre 2008
Il Papa celebra la conclusione del Sinodo dei vescovi ed annuncia il suo primo viaggio in Africa
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Il Papa annuncia il primo viaggio in Africa
"A marzo visiterò il Camerun e l'Angola"
Espresso l'auspicio che in questi giorni sia stato dato dai vescovi l'avvio "a un autentico rinnovamento nella Chiesa universale", nel rispetto però della tradizione
CITTA' DEL VATICANO
Benedetto XVI ha annunciato il suo primo viaggio in Africa: i Paesi visitati saranno Camerun e Angola.
"E' mia intenzione - ha detto nella celebrazione conclusiva del Sinodo - recarmi nel marzo prossimo in Camerun per consegnare ai rappresentanti delle Conferenze Episcopali dell'Africa l'"Instrumentum laboris" del Sinodo Speciale per l'Africa che si terrà nell'ottobre successivo a Roma". "Dal Camerun - ha aggiunto il Pontefice - proseguirò, a Dio piacendo, per l'Angola, per celebrare solennemente il 500esimo anniversario di evangelizzazione del Paese".
Un pensiero speciale per la Cina.
Ai 253 padri sinodali e a tutti i fedeli presenti nella Basilica di San Pietro, il Papa ha chiesto di pregare per la II Assemblea Speciale del Sinodo per l'Africa. Ma un pensiero è andato anche alla Cina, i cui vescovi non hanno potuto partecipare al Sinodo: nel Paese infatti la Chiesa clandestina, fedele al Papa, ha molte limitazioni.
"Rivolgo un pensiero speciale - ha detto Benedetto XVI nel corso dell'omelia - ai vescovi della Cina Continentale, che non hanno potuto essere rappresentati in questa assemblea sinodale. Desidero qui farmi interprete, e renderne grazie a Dio, del loro amore per Cristo, della loro comunione con la Chiesa universale e della loro fedeltà al Successore dell'Apostolo Pietro". Ha quindi pregato Dio "di dare ad essi gioia, forza e zelo apostolico per guidare con sapienza e con lungimiranza la comunità cattolica in Cina, a noi tanto cara".
La Chiesa si rinnovi.
Il Papa nel corso della celebrazione ha anche commentato le conclusioni del Sinodo dei vescovi, spiegando che "potrà essere l'avvio di un autentico rinnovamento nella Chiesa universale", che sgorgherà "in ogni comunità cristiana dal rinnovato ascolto della Parola di Dio, sotto l'azione dello Spirito Santo".
Ma senza rinunciare alla tradizione.
Per Benedetto XVI il "compito prioritario della Chiesa, all'inizio di questo nuovo millennio, è innanzitutto nutrirsi della Parola di Dio, per rendere efficace l'impegno della nuova evangelizzazione". Ma questo rinnovamento va perseguito senza rinunciare alla 'tradizione': "L'incontro con la Scrittura - mette in guardia il Papa - rischia di non essere un fatto di Chiesa, ma esposto al soggettivismo e all'arbitrarietà".
Dunque, ha spiegato Benedetto XVI, sintetizzando le 55 "propositiones" votate ieri, "diventa indispensabile una promozione pastorale robusta e credibile della conoscenza della Sacra Scrittura, per annunciare, celebrare e vivere la Parola nella comunità cristiana, dialogando con le culture del nostro tempo, mettendosi al servizio della verità e non delle ideologie correnti e incrementando il dialogo che Dio vuole avere con tutti gli uomini".
Appello per gli indigenti.
Nell'omelia di conclusione del Sinodo il Papa ha infine ricordato che "il prossimo è anche il cittadino che non ha difensore". Insistendo sul "comandamento dell'amore, un amore concretamente testimoniato nei rapporti tra le persone", Papa Ratzinger ha sottolineato che "devono essere rapporti di rispetto, di collaborazione, di aiuto generoso. Il prossimo da amare - ha aggiunto - è anche il forestiero, l'orfano, la vedova e l'indigente, quei cittadini cioè che non hanno nessun 'difensore'".
E per l'Iraq e l'India.
Nel corso dell'Angelus, il Papa ha invece ricordato l'Iraq e l'India, chiedendo alla comunità internazionale "sforzi per ripristinare legalità, convivenza civile e "adeguata protezione per i cittadini onesti e leali" e che le "autorità civili" abbiano "considerazione nei confronti delle minoranze". Benedetto XVI ha fatto proprio l'appello dei patriarchi d'Oriente per i cristiani d'Oriente, "vittime di intolleranze e di crudeli violenze, uccisi, minacciati, costretti alla fuga".
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