17 agosto 2007
Messa tridentina: due rabbini scrivono al Papa e la Giansoldati sottolinea...
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Messa in latino, appello da Israele
di FRANCA GIANSOLDATI
APPELLO a Papa Ratzinger dei due Rabbini Capo di Israele. Yona Metzger e Shlomo Amar, a capo delle comunità ashkenazita e sefardita, autorità spirituali indiscusse all’interno del mondo ebraico, un paio di settimane fa hanno rotto ogni indugio. Presa carta e penna hanno chiesto a Benedetto XVI di togliere dalla preghiera contenuta nella messa in latino riportata in auge col Motu Proprio Summorum Pontificem, la conversione degli ebrei. La preghiera in questione aveva sollevato sin dall’inizio non poche proteste da parte delle comunità ebraiche. Altri rabbini (anche italiani) lo scorso mese avevano espresso «preoccupazione» per la presenza, nel messale in vigore fino al 1962, dell’invocazione «per la conversione degli ebrei» a Gesù Cristo. Nel testo della missiva che i Rabbini israeliani hanno redatto in lingua inglese si cita la Nostra Aetate e si pone l’accento sullo spirito conciliare, vento di novità che aprì la Chiesa al mondo dando rinnovato impulso al rapporto di collaborazione tra le due fedi. Le autorità d’Oltretevere di fronte all’alzata di scudi si sono dette non pregiudizialmente contrarie ad apportare al testo preconciliare la modifica voluta dagli ebrei. Lo scorso 18 luglio, da Lorenzago di Cadore, il cardinale Tarcisio Bertone interpellato in materia aveva parlato chiaro, mostrandosi più che possibilista. «Si potrebbe studiare», aveva detto, l’eliminazione della preghiera per la conversione, disponendo che si preghi sempre «secondo la formula di Paolo VI». Il Segretario di Stato aveva poi aggiunto: «questo si può decidere, e risolverebbe tutti i problemi». Qualche giorno dopo padre Federico Lombardi, davanti alle reazioni ebraiche, era tornato sull’argomento rassicurando che il messale latino del 1962, liberalizzato da Papa Ratzinger col Motu Proprio, non va affatto inteso come un «testo immodificabile o eterno». Va da sé che la preghiera della discordia potrebbe tranquillamente essere sostituita con una formula meno aggressiva, recependo dunque i desiderata ebraici. «E’ nelle intenzioni del Papa non considerare il messale latino in una sorta di fissità definitiva». Le eventuali modifiche dovrebbero essere messe a punto dalla Commissione Teologica Ecclesia Dei e, successivamente, approvate per decreto dal pontefice. Il casus belli è un effetto collaterale del ripristino della messa in latino preconciliare, dato che è tornata ad avere cittadinanza nella liturgia la preghiera del Venerdì Santo già emendata da Papa Roncalli nel 1962. Prima delle correzioni roncalliane quella preghiera risalente al VII secolo recitava: «Preghiamo anche per i perfidi giudei, perché il Signore nostro Dio tolga il velo dai loro cuori in modo che possano conoscere il nostro Signore Gesù Cristo. Dio onnipotente ed eterno, che non scacci dalla tua misericordia neanche la perfidia giudaica, ascolta le nostre preci, che ti rivolgiamo per l’accecamento di quel popolo, affinché riconosciuta la verità della tua luce, che è il Cristo, sia sottratto dalle sue tenebre». Versione che già dalla Pasqua del 1959 venne opportunamente rivista da Giovanni XXIII che provvide a cancellare ogni riferimento alla «perfidia giudaica». Le variazioni furono recepite nel messale del 1962 anche se restò in vigore la preghiera per la conversione. Solo nel messale post-conciliare autorizzato da Papa Montini nel 1970 la preghiera fu radicalmente cambiata: «Preghiamo per gli ebrei. Il Signore nostro Dio che li scelse primi tra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola, li aiuti a progredire sempre nell’amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza». La speranza dei Rabbini Capo israeliani è di poter presto vedere accolta la loro supplica e sanato il vulnus. Nel settembre di due anni fa erano entrambi stati ricevuti a Castel Gandolfo da Benedetto XVI per celebrare i 40 anni della Nostra Aetate. La visita fu definita da ambo le parti «un ulteriore passo verso il processo di costruzione di relazioni religiose più profonde tra cattolici ed ebrei».
© Copyright Il Messaggero, 17 agosto 2007
Prima Genova (Don Farinella), poi Israele...mi chiedo se Franca Giansoldati non trovi alcuno favorevole al motu proprio :-)
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4 commenti:
Beh oramai abbiamo capito a quale legno si scalda Franca Giansoldati. Il legno della controversa, della critica, dell`agressività, della ricerca dello scoop, se possibile tendente a screditare Papa Benedetto. Un`agressività alla quale non ci aveva abituato Orazio Petrosillo, ma è comprensibile,,,non è facile succedere a un maestro, allora ci si distingue come si può. Apparentemente Giansoldati ha scelto di distinguersi in maniera franca ...e radicale.
Basta saperlo, noi lettori abbiamo la chiave di lettura dei suoi articoli.
Già Luisa hai ragione e poi adesso con questo spauracchio della Messa Tridentina si sta esagerando!!!!!!!!!!!!!!!
Quante provocazione e quante sciocche inutili prese di posizione!!!!!!!!!!
Non ho parole
Eugenia
Come mai solo la Radio Vaticana sta dicendo che la chiesa si sta mobilitando per raccogliere fondi per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto in Perù?????????????
Mi riferisco all'articolo della Franca Giansoldati pubblicato su Il Messaggero di oggi 13 settembre e sempre più rimpiango Orazio Petrosillo. La Giansoldati dovrebbe andare qualche volta a Messa la domenica a Santa Maria Maggiore: la Messa solenne delle ore 10, normalmente celebrata dal cardinale, è in latino (salvo le letture, il Vangelo e l'omelia), la Basilica è sempre stracolma di credenti non italiani: ebbene tutti recitano il Padre Nostro in latino, qualche eccezione forse c'è. e mi dispiace dirlo, da parte di alcuni italiani.
La Giansoldati era presente anche lei al pellegrinaggio del Santo Padre in Austria, ma penso che lo fosse solamente fisicamente, perchè dai suoi "resoconti" mi sembra che non abbia capito proprio nulla di quel pellegrinaggio.
Ciao Liliana e grazie del contributo :-)
La Giansoldati non e' molto obiettiva quando si tratta di parlare di Papa Benedetto...peccato!
Ho evitato di inserire alcuni dei suoi articoli sul viaggio in Austria perche' in tutto e per tutto simili a quelli di Politi.
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