14 novembre 2007

Bindi attacca i Paolini, il rapporto Cisf e il Family day: famiglia, no a ideologie


Vedi anche:

Comunicato stampa della Rubbettino Editore: presentazione del volume “L’esprit d’Europe”

Cdl e divorziati: duello tra Casini e Mons. Fisichella

Un'ora serale di discussione libera nel prossimo Sinodo (ottobre 2008). Si tratta di una novità assoluta decisa da Benedetto XVI

Benedetto XVI: l'evoluzione? Non esclude il Dio Creatore

Creazionismo ed Evoluzionismo: le riflessioni di Benedetto XVI durante il seminario a Castel Gandolfo

IL PAPA SARA' PRESENTE A CELEBRAZIONI 150 ANNI SANTUARIO DI LOURDES

Mons. Monari: la liturgia deve occupare un posto centrale nella forma­zione dei sacerdoti

La mancanza di rispetto per i musulmani e le disubbidienze di don Aldo

Nuovo lezionario liturgico: lo speciale di "Repubblica"

NUOVA EDIZIONE DEL LEZIONARIO LITURGICO DELLA CHIESA ITALIANA: LO SPECIALE DEL BLOG

Padre Camisasca: Rosmini e Newman occupano un posto particolare nel programma di Pontificato di Benedetto XVI

Chiesa e Ici: Sandro Magister presenta l'articolo di Patrizia Clementi per l'Osservatore Romano

Cattolici in ripresa in Brasile: dopo anni di emorragia di fedeli, si assiste ad una concreta controtendenza

PAPA: NON MANIPOLARE IL NOME DI DIO PER FINI POLITICI


L'esponente pd critica il rapporto Cisf e il Family day. Roccella: dà la priorità ai Dico

Bindi attacca i Paolini: famiglia, no a ideologie
Il ministro: pericoloso chiedere politiche solo per chi è sposato

M. Antonietta Calabrò

ROMA — Per il ministro della Famiglia, Rosy Bindi, la richiesta di politiche mirate «alla famiglia fondata sul matrimonio », come sostiene il decimo Rapporto del centro Internazionale studi sulla famiglia (Cisf), presentato ieri nella sede milanese del settimanale Famiglia Cristiana, non è altro che un pericoloso «manifesto ideologico».
«Ideologico» perché si fossilizza sulla definizione di cosa è e cosa non è una famiglia. «Pericoloso » perché bloccherebbe qualsiasi possibilità di iniziative di sostegno. Bindi, insomma, in videoconferenza da Roma, davanti al direttore editoriale don Zega e al direttore don Sciortino, ha detto a chiare lettere che secondo lei non si deve distinguere tra sposati e non sposati, rilanciando la tutela delle coppie di fatto. Soprattutto se si è «in presenza di figli che sono tutti uguali», in ogni caso «una coppia non sposata sociologicamente è una famiglia».
«Da un anno», ha fatto un esempio, «sto lavorando al costo delle tariffe perché nel conteggiare i consumi delle bollette si tenga conto del numero dei componenti di una famiglia». «Non la spunterò — ha commentato — ma se la spunto, io non mi sento di chiedere il certificato di matrimonio».
Ne è seguito se non uno scontro, uno «scambio di battute molto vivace», racconta il direttore del Cisf, Francesco Belletti. «Il fatto è — continua Belletti — che proprio la posizione della Bindi è il sintomo di perché in Italia né in quarant'anni di governi democristiani, né con Berlusconi né con Prodi si è fatto niente per la famiglia».
Il curatore del rapporto (che è edito dalle Edizioni San Paolo), Pierpaolo Donati, sociologo all'Università di Bologna, ha stilato nove criteri per riconoscere in maniera univoca cos'è una famiglia cui dare rilevanza da un punto di vista giuridico: ed è solo quella fondata sul matrimonio in base agli indici di stabilità, ruolo sociale, investimento sul futuro, fecondità/fertilità.
Le coppie di fatto, secondo il Cisf, invece mancano del «valore aggiunto » delle famiglie che si prendono un impegno sul lungo periodo e si assumono obblighi verso la società. «Le tutele — ha spiegato Donati — devono essere proporzionate alle obbligazioni assunte». Per chi si sposa c'è il regime giuridico «dei diritti doveri della famiglia », per tutti gli altri quello «dei diritti e doveri delle persone » e non servono altri riconoscimenti. «Il mondo cambia— ha ribattuto Bindi — e l'ordinamento giuridico non può ignorarlo e non può non regolarlo ».
Il ministro che pure si è dichiarata «profondamente insoddisfatta », anzi, «insoddisfattissima della Finanziaria da un punto di vista delle politiche per la famiglia», ha spiegato che sta «cercando di spuntare qualcosa» ma — ha aggiunto — «se questo manifesto lo leggesse qualcuno, sarebbe difficile far passare qualcosa ».
La Bindi si è spinta anche oltre accusando: «Dopo il Family day la situazione è peggiorata ed ora è più difficile fare politiche per la famiglia». Il rapporto Cisf, secondo lei, sarebbe «frutto del clima che si è venuto a creare nell'ultimo anno e sul quale si sono creati steccati ».

Ribatte Eugenia Roccella, portavoce, insieme a Savino Pezzotta del Family Day: «È vero esattamente il contrario, se si parla di famiglia è solo perché c'è stata la manifestazione di San Giovanni, la Bindi ha pensato innanzitutto ai Dico: è lei che è stata ideologica e che ha creato divisioni all'interno della sua stessa maggioranza». Continua Roccella: «Se vuole, come ha detto il ministro, un concetto di famiglia "dilatato", prenda carta e penna, trovi la maggioranza necessaria e, se le riesce, riscriva l'articolo 29 della Costituzione ».

Sulla stessa linea, Paola Soave, del Forum delle Famiglie: «E' una dichiarazione strumentale del governo a giustificazione del fatto che non vogliono occuparsi della famiglia ». «Se Bindi è insoddisfatta della Finanziaria, si dimetta » è stato l'invito di Barbara Saltamartini, responsabile delle politiche familiari di An.

© Copyright Corriere della sera, 13 novembre 2007

Sono musica per le mie orecchie le parole di Eugenia Roccella: e' inutile piangere ed accusare gli altri solo perche' hanno un'opinione diversa dalla nostra e ci rompono, per cosi' dire, le uova nel paniere...
Troppo comodo scaricare sul Family Day (che ha dato e continua a dare un gran fastidio) e sui Paolini la responsabilita' di politiche insufficienti, se non disastrose, per la famiglia.
Due soluzioni: le dimissioni se non si approva la linea di governo e/o la ricerca di una maggioranza QUALIFICATA (2/3 del Parlamento) per cambiare la Costituzione
.
Raffaella


FAMIGLIA CRISTIANA

Don Sciortino: sbaglia, si rispetti la Costituzione

Gian Guido Vecchi

MILANO

«Manifesto ideologico»?

«Che il ministro abbia detto si tratti di un manifesto, più che d'un rapporto sulla famiglia, temo sia un equivoco nato dalla mancanza di una conoscenza approfondita del lavoro. Quel rapporto non è nato all'improvviso, è il decimo e viene curato da eminenti sociologi e studiosi. La sua scientificità e serietà è fuori discussione».

Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, è tanto pacato nei toni quanto duro, durissimo nella sostanza.

«Capisco le preoccupazioni del ministro sul fatto che uno scontro ideologico possa bloccare le iniziative a sostegno della famiglia. Però, vede, nonostante tutte le sue precauzioni e la sua buona volontà, l'esito è che nel frattempo non è riuscita ad ottenere nulla più di quando il ministero della famiglia non c'era».

Sta dicendo che è come se il ministero non ci fosse?

«Beh, un governo che per la prima volta istituisce un ministero della famiglia avrebbe dovuto dare segnali molto più forti, no? La stessa Bindi, del resto, ha riconosciuto di essere completamente insoddisfatta. Già due Finanziarie non hanno fatto assolutamente nulla di ciò che si doveva. In consiglio dei ministri non è passata neppure la proposta di agevolazioni Ici per chi ha figli, le pare giusto? E invece...».

E invece?

«Il governo ha dato segnali deboli e contraddittori. Nasce un ministero per la famiglia e la prima proposta è rivolta alle convivenze, con i Dico, e non alle famiglie così come le definisce la Costituzione, cioè a oltre il novanta per cento dei casi».

Rosy Bindi ha contestato proprio il fatto che il rapporto Cisf considerasse solo le coppie sposate. «Come si fa a negare l'accesso all'asilo se i genitori non sono sposati?»

«Ma per forza, come non tener conto che i bambini sono tutti uguali e quindi vanno tutti aiutati? Non si vuole assolutamente discriminare altre convivenze, soprattutto se sono presenti figli e soprattutto nelle politiche concrete. Ci sono situazioni che il legislatore dovrà considerare, guardando ai diritti individuali».

E allora?

«E allora questo non significa passar sopra alla Costituzione. Stiamo attenti, perché finisce che ad essere discriminata è proprio la famiglia descritta dall'articolo 29: la "società naturale fondata sul matrimonio"».

Discriminata rispetto alle coppie di fatto? E in che modo?

«Ripeto, ci sono situazioni che il legislatore non può ignorare, ma è questione di diritti in presenza di doveri. Non si può mettere tutto assieme, fare confusione tra la famiglia alla quale si richiedono per legge determinati doveri e altre forme di convivenza che sembrano avere soltanto diritti. Non è giusto, diventa un torto».

Il ministro dice pure che dopo il «Family day» la situazione è peggiorata...

«Io sono convinto che fosse importante per porre all'attenzione dei politici e della società il ruolo fondamentale della famiglia. Questo Paese, senza famiglie, è destinato a morire. È un bene che non ha colore politico ma riguarda tutti. E non ha senso che gruppi minoritari bene organizzati si facciano sentire più del novanta per cento abbondante delle coppie».

© Copyright Corriere della sera, 13 novembre 2007

Nessun commento: