12 novembre 2007

La preoccupazione del cardinale Martini: l'Europa si chiude come una fortezza


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Cari amici, leggiamo una interessante riflessione del cardinale Martini da Gerusalemme a proposito del difficile rapporto fra i cittadini europei e gli immigrati:

MESSAGGIO DA GERUSALEMME

Il cardinal Martini: l'Europa si chiude come una fortezza

P. F.

MILANO — È allarmato perché «l'Europa si sta chiudendo su se stessa come una fortezza». Riconosce, certo, che magari «ha pure dei buoni motivi per farlo perché i pericoli e le preoccupazioni ci sono». Ma avverte: «Se continuerà così finirà male». È il cardinale Carlo Maria Martini, da Gerusalemme, a lanciare questo monito insieme con il suo saluto — sotto forma di video — per la giornata della Caritas Ambrosiana celebrata ieri a Milano. L'avvertimento del cardinale arriva, neanche a farlo apposta, mentre le ultime polemiche sul tema integrazione — dalla questione romena alla vicenda dei musulmani ospitati a pregare in chiesa — si sovrappongono all'anniversario del famoso convegno in cui, già nell'85, Martini propugnava la necessità del Farsi prossimo:
«Penso che le difficoltà siano ancora oggi le stesse. Ma quella prevalente oggi è la paura: paura del diverso, di colui da cui possono venire anche cose drammatiche, ma che va esorcizzata attraverso la conoscenza». Per questo, aggiunge, oggi più che mai «è necessario non demordere dal servizio politico della carità: ma occorre farlo con intelligenza, sforzandosi di superare paure e obiezioni», concentrandosi sugli «aspetti positivi che pure sono moltissimi» e che rendono il cardinale, per quanto «pessimista nel realismo», anche «ottimista nella speranza».

© Copyright Corriere della sera, 11 novembre 2007

A proposito del parroco che concedeva locali parrocchiali ai fedeli musulmani, leggiamo:


Treviso, ogni venerdì l'oratorio veniva aperto ai musulmani. Don Aldo: obbedisco, ma troverò una soluzione

Islamici in parrocchia, il vescovo impone l'alt al parroco

Fe. Ba.

TREVISO — Il vescovo di Treviso sfratta le preghiere musulmane dalla parrocchia. Monsignor Andrea Bruno Mazzocato, alla guida della Diocesi trevigiana, ha deciso di porre fine alla singolare convivenza fra Bibbia e Corano che avveniva ormai da tre anni ogni venerdì nei locali della Parrocchia di Santa Maria Assunta di Paderno di Ponzano Veneto (Treviso).
Nel piccolo paese veneto dove ha sede l'impero Benetton, i cittadini ormai erano abituati all'accoglienza settimanale. Ogni venerdì, a pregare Allah in alcune stanze dell'oratorio, si riunivano anche duecento persone. Don Aldo Danieli, parroco di Paderno, aveva deciso di concedere ai musulmani della zona i suoi spazi. «Per me sono tutti figli di Dio — ha spiegato il sacerdote —, poi è meglio un musulmano che prega piuttosto di un cristiano che bestemmia». Il vescovo sapeva e tollerava, tanto che in occasione della fine della festa del Ramadan aveva persino inviato un messaggio d'auguri nella quale parlava di vicinanza spirituale con il mondo musulmano. Eppure, dopo che la moschea- parrocchia di Paderno è diventata un caso nazionale e che il vicegovernatore leghista del Veneto Luca Zaia si è appellato a monsignor Mazzocato per «chiarire la posizione del parroco», qualcosa è cambiato.
Ieri mattina c'è stato il faccia a faccia fra il sacerdote e il vescovo. Un incontro amichevole, un dialogo «fraterno e cordiale», ha spiegato il vicario generale della diocesi di Treviso, monsignor Corrado Pizziolo. Prima di tutto, la precisazione. «Mai la chiesa parrocchiale è stata data alla comunità islamica per incontri di preghiera», afferma Pizziolo.
«Don Aldo ha ribadito la sua obbedienza al vescovo e la piena disponibilità a trovare una soluzione al problema», spiega una nota della Diocesi. Per il magistero della Chiesa, l'unica soluzione possibile è che i locali non vengano più concessi ai musulmani. Esistono infatti direttive precise emanate dal Pontificio Consiglio del 2004, dalla Cei e infine dalla Diocesi di Treviso: spiegano che chiese ed ambienti parrocchiali non possono essere utilizzati come luoghi di preghiera da culti diversi da quello cattolico. I musulmani insomma non possono pregare neppure in oratorio, come avveniva a Paderno di Ponzano. «Stiamo trovando una soluzione — conferma don Aldo — ma non dico quale, certo è che Luca Zaia può dormire sonni tranquilli anche se i musulmani verranno qui a pregare per altre due settimane».

© Copyright Corriere della sera, 11 novembre 2007

2 commenti:

francesco ha detto...

"Per il magistero della Chiesa, l'unica soluzione possibile è che i locali non vengano più concessi ai musulmani"... come se il magistero della Chiesa si occupasse di queste "stupidaggini"... semmai la disciplina della Chiesa...
cmq la questione è seria...
anche io preferisco un musulmano che prega con sincerità il suo dio, che un cristiano che non vive la sua fede... e penso che riuscire ad essere casa di preghiera per tutti possa essere una buona cosa per tutte le parrocchie... il vero laccio è negli accordi concordatari che destinano gli edifici della parrocchia a uso di culto cristiano... la soluzione? assegnare qualche locale non pastorale della parrocchia in affitto ad un'associazione di fedeli musulmani...
certo è che questi politici della lega sono davvero contro la Chiesa... a parole la difendono, nei fatti le privano di essere Chiesa... che dramma nella nostra nazione!

Luisa ha detto...

Finalmente dopo TRE anni il vescovo ha avuto il"coraggio" tutto relativo di prendere la sola decisione che si imponeva e che avrebbe dovuto prendere immediatamente.
In virtù di quel meraviglioso relativismo si arriva a dire :" preferisco dei musulmani che pregano a dei cattolici che non pregano",è conoscere ben male la religione musulmana .
Spero che il vecchio parroco rifletterà non solo sul come trovare un locale a quelle persone ma anche e spero sopratutto come ridare vita a quell`oratorio che faceva muffa e ragnatele prima dell`arrivo di quella comunità,spero anche che i fedeli cattolici del luogo lo aiuteranno e si impegneranno in questo senso.