10 novembre 2007
Curzio Maltese: I dubbi di Giovanni Paolo XXIII...
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Grazie a Mariateresa possiamo leggere il seguente "strillone" di Korazym.
Vi prego di perdonarmi ma nemmeno io mi ero accorta dello scivolone di Maltese...e' un brutto segno ;-))
I dubbi di Giovanni Paolo XXIII...
di Redazione
Talvolta solamente refusi di stampa, qualche altra veri e propri indizi della solenne ignoranza che vige nel nostro paese in materia religiosa: Bibbia conosciuta per sentito dire, Vangeli poco letti, equivoci e luoghi comuni che trionfano.
L’ultimo scivolone è finito sulle pagine di Repubblica nella giornata di sabato: la nuova puntata della ormai celebre e contestatissima “inchiesta” del quotidiano romano sui “soldi della Chiesa” – a firma di Curzio Maltese – ha affrontato il tema del turismo religioso, un business con innumerevoli mete di pellegrinaggio e “conventi a 5 stelle” che vale la bellezza di 5 milioni di euro all’anno.
Sul contenuto di quell’articolo, come dei precedenti, ognuno si farà un suo giudizio, preferibilmente senza scandalizzarsi troppo dell’esistenza di un turismo religioso e riuscendo a scindere le varie questioni sul tappeto, dalle esenzioni Ici (oggetto di un articolo anche sull’Osservatore Romano) ai contributi statali per la valorizzazione di antichi percorsi come la via Francigena, che un loro intrinseco valore culturale e storico lo hanno indipendentemente dal loro significato spirituale.
Lo scivolone finito sulla pagine di Repubblica riguarda un altro aspetto. Nella parte finale dell’articolo, proprio a proposito di antichi cammini riportati alla luce, si legge: “Visto il successo, l'Opera romana pellegrinaggi ha deciso di rilanciare anche altri pellegrinaggi: il Cammino di Sigerico, da Milano a Roma; la Via dell'Est, che da Venezia attraversa Romagna e Umbria; l'antico cammino del Sud da Roma a Otranto. L'ultimo con un passaggio d'obbligo al santuario di San Giovanni Rotondo, il cui boom turistico ha messo di gran lunga in secondo piano le recenti rivelazioni sui dubbi di Giovanni Paolo XXIII a proposito della santità di Padre Pio, i suoi rapporti con le fedeli e l'origine reale delle stimmate”.
Già, “i dubbi di Giovanni Paolo XXIII”. Refuso di stampa, naturalmente, mero errore materiale: impossibile credere che qualcuno confonda papa Roncalli con papa Wojtyla, o che semplicemente non si sappia che prima di arrivare ad un “ventitreesimo”, di Giovanni Paolo ne dovranno passare ancora venti, e – va da sé – sarà ben difficile che questo accada nel breve volgere di questo nostro passaggio terreno…
Ma, errori di stampa a parte, questo fatto ci ricorda la cattiva abitudine, tipica del modo odierno di fare informazione, di trattare le “cose di Chiesa” senza quel supplemento di rigore e competenza che richiederebbe il districarsi nei complicati meandri ecclesiastici. Quando si parla di Chiesa, di cristianesimo, di religione, una marea di inesattezze e imprecisioni piombano sul lettore medio, che davvero non sa più di che stupirsi.
Quante volte sulle pagine dei giornali il "dogma dell'infallibilità pontificia" è stato attribuito al Concilio Vaticano II, o perfino al Concilio di Trento? E quante volte illustri opinionisti hanno fatto un solenne minestrone con Immacolata Concezione, concepimento verginale di Gesù e Assunzione della Vergine Maria? Quante volte Pio IX è diventato Pio XII, quante volte Paolo VI ha "inaugurato" il Concilio Vaticano II e quante volte Giovanni XXIII lo ha chiuso? E’ successo che un illustre settimanale presentasse la Gaudium et Spes, costituzione pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo, datata 7 dicembre 1965, come una enciclica di Giovanni Paolo II, ed è successo che al papa polacco fossero attribuite coraggiose prese di posizione che non facevano in verità nient’altro che ribadire convincimenti fermi anche dei suoi predecessori.
Solo innocenti errori? Sono piccole papere? In parte si. Ma anche il segno evidente di una profonda verità: che di cattolicesimo e di fede, di ragione e di morale, di stato laico e di pensiero religioso si discute oggi con un pressapochismo da far paura. Tutti bravi, tutti esperti, tutti perfetti, salvo poi sentire che i sacramenti sono quattro e gli evangelisti sette, i comandamenti dodici e le tribù di Israele dieci, e che il papa è infallibile, naturalmente, sempre e comunque. Manco fosse Superman.
Ma del resto, non sono solo i cronisti a “peccare” di ignoranza, e il recente sondaggio pubblicato da Famiglia Cristiana la dice davvero lunga, in questo senso. In un contesto in cui la maggioranza degli italiani si dice "credente" (68%) ma solo il 17% si dichiara "praticante", i quattro Vangeli sono stati letti per intero dal 16% degli italiani, mentre il 69% non li ha mai neppure toccati, e comunque per quasi un italiano su tre (30%) i Vangeli sono "tutti uguali". Non ci si stupisca se poi, anche sui mezzi di comunicazione, va in onda la sagra dell'approssimazione.
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1 commento:
no, cara , non è un brutto segno. E' che ormai ne leggiamo tante eda tanto tempo che abbiamo gli occhi strabici. Non ne possiamo più.Del resto, tempo fa venne fuori la notizia, non so se vera o una bufala, che un parlamentare aveva risposto alla domanda "chi è il papa regnante?" con "Bonifacio XVI".
Speriamo di non ingrullirci tutti.
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