11 novembre 2007

Dal Papa un appello per un mondo solidale


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Benedetto XVI all'Angelus: il mondo ha bisogno di una solidarietà condivisa e globale per vivere in pace. Appello del Papa per il Libano: il nuovo capo di Stato sia espressione di tutti i cittadini

Creare un “modello mondiale di autentica solidarietà” per dare dignità all’uomo e dunque avere pace e giustizia nel mondo. L’antico e celebre gesto di carità di San Martino di Tours, celebrato oggi dalla Chiesa, ha fornito a Benedetto XVI lo spunto per ricordare all’Angelus l’importanza della solidarietà. Il Papa l’ha invocata, insieme con la tutela dell’ambiente, per l’odierna Giornata del Ringraziamento e l’ha invocata anche - insieme con la “passione per il bene comune” - in favore dei libanesi che si apprestano al delicato passaggio isituzionale dell’elezione del nuovo capo dello Stato. Il servizio di Alessandro De Carolis:

La solidarietà è una chiave risolutiva che apre le porte del cuore. Estesa e condivisa su scala mondiale, contribusice a sciogliere i nodi in politica, se declinata nel senso del rifiuto di partigianerie senza scupoli. Favorisce la giustizia nella distribuzione dei beni naturali, disinnescando la violenza di chi è schiacciato dalla miseria. Allarga l’orizzonte di chi trae frutti dalla terra, insegnandogli a rispettarla prima ancora che a sfruttarla. C’è tutto questo nel cuore di Benedetto XVI, che il Papa comunica alle migliaia di fedeli che a mezzogiorno lo vedono apparire alla finestra del suo studio che affaccia su Piazza San Pietro. Il suo primo appello dopo la preghiera mariana è per il Libano. L’Assemblea nazionale, ha osservato Benedetto XVI, “sarà chiamata prossimamente a eleggere il nuovo capo dello Stato”. E “come dimostrano le numerose iniziative di questi giorni", ha aggiunto:

“Si tratta di un passaggio cruciale, dal quale dipende la stessa sopravvivenza del Libano e delle sue istituzioni. Faccio mie le preoccupazioni espresse recentemente dal Patriarca maronita, Sua Beatitudine il Cardinale Nasrallah Sfeir, e il suo auspicio affinché nel nuovo Presidente possano riconoscersi tutti i Libanesi. Supplichiamo insieme Nostra Signora del Libano, perché ispiri a tutte le parti interessate il necessario distacco dagli interessi personali e una vera passione per il bene comune”.

Un’analoga passione fu quella che 1700 anni fa spinse un soldato dell’antica Pannonia, Martino, a intendere e vivere in modo fuori del comune la propria carriera militare. Fu il cristianesimo, ha ricordato il Papa, a renderlo “rispettoso e comprensivo verso tutti”, a trattare il suo inserviente “come un fratello”, a “evitare i divertimenti volgari”. E a spingerlo a quel gesto - offrire la metà del proprio mantello a un povero intirizzito - che lo ha reso uno dei Santi “più venerati d’Europa”. Quel gesto, ha affermato il Papa, ha una sua precisa logica:

“E’ la logica della condivisione, con cui si esprime in modo autentico l’amore per il prossimo. Ci aiuti san Martino a comprendere che soltanto attraverso un comune impegno di condivisione, è possibile rispondere alla grande sfida del nostro tempo: quella cioè di costruire un mondo di pace e di giustizia, in cui ogni uomo possa vivere con dignità. Questo può avvenire se prevale un modello mondiale di autentica solidarietà, in grado di assicurare a tutti gli abitanti del pianeta il cibo, l’acqua, le cure mediche necessarie, ma anche il lavoro e le risorse energetiche, come pure i beni culturali, il sapere scientifico e tecnologico”.

E il cibo e l’acqua sono le risorse basilari prodotte dalla terra, oggi al centro della Giornata del ringraziamento celebrata in Italia sul tema “Custodi di un territorio amato e servito”. Anche in questo caso, il Papa ha invitato a un atteggiamento di rispetto:

“Ai nostri giorni, infatti, gli agricoltori sono non soltanto produttori di beni essenziali, ma anche custodi dell’ambiente naturale e del suo patrimonio culturale. Perciò, mentre rendiamo grazie a Dio per i doni del creato, preghiamo perché i lavoratori della terra possano vivere e operare in serenità e prosperità e prendersi cura dell’ambiente, per il bene di tutti”.

Tra i saluti del dopo Angelus, Benedetto XVI ha ricordato in italiano e spagnolo la Beatificazione di Zeffirino Namuncurá, il giovane indio Salesiano che morì in odore di santità all’età di 18 anni e che alle 11, ora locale, sarà elevato agli onori degli altari dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Quindi, il Papa ha incoraggiato i partecipanti al convegno della Confederazione italiana dei Consultori familiari, di ispirazione cristiana, “a proseguire nella preziosa opera che da 30 anni svolgono a servizio delle famiglie”.

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Il Papa sulla Giornata del Ringraziamento: gli agricoltori sono custodi dell'ambiente e del suo patrimonio culturale. A Lecce, le celebrazioni della Chiesa italiana

“La Terra non è un luogo da saccheggiare, ma un giardino da custodire”: lo affermano i vescovi italiani per l’odierna Giornata nazionale del Ringraziamento, ricordata all'Angelus da Benedetto XVI. Le celebrazioni principali dell’evento si sono svolte a Lecce, in Puglia e sono culminate in mattinata con la Liturgia Eucaristica presieduta in Cattedrale dall’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi. Nel messaggio annuale, la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro ha invitato le comunità cristiane a rendere grazie al Signore per i doni del Creato, ma anche ad interrogarsi sulla destinazione di tali beni. Massimiliano Menichetti.

Ringraziare Dio per doni della Terra, impegnarsi a lottare per sconfiggere la fame nel mondo, la sete adoperarsi affinché le generazioni future possano godere delle meraviglie del creato e non vivere in un mondo inquinato e depredato. Si può riassumere così il senso del tema scelto per quest’anno per la giornata nazionale del ringraziamento “Custodi di un territorio amato e servito”. Nel Messaggio per la Giornata, reso noto l’11 luglio di quest’anno, i vescovi hanno rimarcato che “Occorre il coraggio di promuovere stili di vita, modelli di produzione e consumo improntati al rispetto del creato e alle reali esigenze di progresso sostenibile” e la forza di “riscoprire la sobrietà, che estirpi dal cuore dell’uomo la brama di possedere”. Mons. Paolo Tarchi direttore dell'Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro:

R. – Il messaggio riprende un passaggio molto forte, efficace, di Papa Benedetto XVI nel discorso svolto al corpo diplomatico nel gennaio scorso, dove parlava di scandalo della fame che tende ad aggravarsi, inaccettabile in un mondo che dispone di molti beni e di molte conoscenze. I vescovi rilanciano questo grido d’allarme. E’ chiaro che si impone sempre di più un processo di riflessione culturale che metta giustizia dentro un mondo che vede una parte del pianeta – il 20 per cento – che usufruisce dell’80 per cento delle risorse del mondo. E’ necessaria una riflessione molto seria e che si cambi questo modello di sviluppo che privilegia alcuni, ma penalizza la stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta.

D. – Si riferisce anche al cambiamento delle politiche economiche dei vari Paesi?

R. – Io credo che una riflessione su uno sviluppo sostenibile, anche da un punto di vista economico, debba porsi seriamente. Pensiamo ad alcuni programmi che non sono stati realizzati, come quello della riduzione della povertà del 50 per cento nel 2015 e gli otto punti del “Millennium Goals”. C’è, quindi, un ritardo della comunità internazionale, che attraverso questo messaggio dei vescovi al mondo rurale, in qualche modo, viene ripreso e riproposto come un’emergenza, un’esigenza, che poi va ad incrociare anche altre esigenze: la mobilità, l’immigrazione e tutta una serie di problemi nuovi con cui oggi il nostro Paese si deve confrontare.

I vescovi dunque ribadiscono la necessità di non abusare della terra di evitare l’inutile, il superfluo, l’effimero a vantaggio della redistribuzione delle risorse, ma cosa significa questa giornata per chi trae dalla terra il sostentamento quotidiano? Sergio Marini presidente di Coldiretti:

R. – Per noi ha un significato storico, perchè è dal 1951 che abbiamo avviato questa giornata. E’ un momento chiaramente di ringraziamento per l’annata agraria, che l’11 novembre si chiude, ed anche un auspicio rispetto all’annata che sta cominciando. Naturalmente è anche qualcosa di più. Per cui vogliamo sensibilizzare non solo il sistema delle imprese, ma anche i cittadini, perchè trovino un momento per confrontarsi sui grandi temi che oggi riguardano il mondo agricolo e l’umanità nel suo complesso: i temi della tutela dell’ambiente, i temi della fame, della sicurezza alimentare, quindi i grandi temi del mondo che, comunque, in tutta Italia, riproponiamo nella giornata del ringraziamento.

D. – I vescovi ribadiscono: la terra non è un luogo da saccheggiare, ma un giardino da custodire...

R. – Questo è anche nel nostro pensiero, nel nostro modo di fare. Noi rappresentiamo soprattutto le imprese familiari, imprese che hanno molto a cuore il mantenimento del territorio, dell’ambiente, della fertilità dei suoli. La terra è sicuramente un dono di Dio che ci viene messo a disposizione per soddisfare i nostri bisogni, ma anche con l’obiettivo forte di arricchirlo, pensando a quelle che sono poi le generazioni future. Rispetto a questo bisogna dire che bisogna fare ancora molta strada nel mondo, perchè non tutti la pensano così.

D. – Vi incontrate a livello internazionale con altri produttori per promuovere un’agricoltura rispettosa del Creato?

R. – Noi abbiamo contatti con moltissime realtà internazionali e su questi temi cerchiamo anche di mettere in piedi delle iniziative. Per esempio, la nostra azione per un’agricoltura identitaria, legata al territorio, dove ogni territorio del mondo possa esprimere ed esaltare le sue potenzialità, è una politica, un’impostazione che stiamo portando avanti insieme ad altri. Questi ragionamenti non li facciamo da soli, ma cerchiamo di allargarli e di farne partecipi tutte le popolazioni, non solo europee, ma anche mondiali, soprattutto dell’Africa e dell’Asia.

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1 commento:

euge ha detto...

Grande come ogni domenica del resto l'appello del nostro Pontefice. Anche se il tempo non era dei migliori anche oggi Piazza S. Pietro era gremita. Vorrei sottolineare, non sò se anche voi lo avete notato ma, alle spalle del palazzo apostolico, durante il discorso del Papa, contro il cielo plumbeo era venuto fuori un leggerissimo arcobaleno.............
Sono andata a controllare nelle foto del sito dell'osservatore Romano ( perchè credevo di aver visto male )ed invece è proprio così !!!!!!!!!!!
Eugenia