10 novembre 2007

Osservatore Romano (note di agenzia, non abbiamo il testo originale): troppi falsi negli attacchi alla Chiesa


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ICI, 'OSSERVATORE ROMANO': CONTRO CHIESA CAMPAGNA MEDIATICA
"Volontà di attaccare la sua attività sociale"


Città del Vaticano, 10 nov. (Apcom) - L''Osservatore romano' critica la "recente campagna mediatica contro i presunti privilegi ingiustamente concessi agli enti della Chiesa cattolica" e denuncia la sottostante "volontà di attaccare l'attività sociale che la Chiesa svolge in Italia".
In un articolo intitolato 'Sui presunti privilegi alla Chiesa cattolica in Italia' a firma di Patrizia Clementi il quotidiano della Santa Sede, diretto da due settimane dallo storico Jean-Marie Vian, sottolinea che la "campagna mediatica" ha preso avvio "da una nuova richiesta di informazioni al Governo italiano partita dalla Commissione europea ed è stata rafforzata dalla presentazione di un emendamento alla legge finanziaria 2008 volto a sopprimere l'esenzione Ici spettante agli immobili nei quali vengono svolte attività socialmente rilevanti".
"La polemica, creata da una lettura approssimativa della normativa e dalla malevola distorsione dei dati oggettivi - scrive il giornale della Santa Sede - dura ormai da un paio di anni e si arricchisce via via di elementi che, estranei alla questione originaria, lasciano trasparire la volontà di attaccare l'attività sociale che la Chiesa svolge in Italia attraverso i tanti enti che la compongono".
Dopo aver riepilogato i termini della questione dell'esenzione dell'Ici, l''Osservatore romano' puntualizza: "E' falso che l'esenzione sia riservata agli enti ecclesiastici: essa riguarda tutti gli enti non commerciali. E' falso che l'esenzione spetti per tutti gli immobili della Chiesa cattolica: essa è limitata a quelli utilizzati per le attività previste dalla legge. In tutti gli altri casi - librerie, ristoranti, hotel, negozi e per le abitazioni concesse in locazione - l'imposta è dovuta. La più odiosa delle accuse è quella secondo la quale l'esenzione verrebbe ottenuta inserendo una cappellina in un immobile non esente, così da farlo rientrare nel concetto di immobile destinato ad attività "non esclusivamente commerciali". È vero il contrario: una cappella all'interno del solito albergo perderebbe l'esenzione di cui, autonomamente considerata, godrebbe".
"Da ultimo - prosegue Patrizia Clementi - una precisazione circa l'esenzione spettante agli alberghi degli enti ecclesiastici. L'affermazione è falsa in quanto l'attività alberghiera non rientra tra quelle esenti. Lo sono invece gli immobili destinati alle attività 'ricettive', quelli cioè ove si svolgono attività di 'ricettività complementare o secondaria' definite da leggi nazionali e regionali e regolate, a livello di autorizzazioni amministrative, da norme che ne limitano l'accesso a determinate categorie di persone e che, spesso, richiedono la discontinuità nell'apertura: per esempio, pensionati per studenti, case di ospitalità per parenti di malati ricoverati in strutture sanitarie distanti dalla propria residenza, case per ferie, colonie e strutture simili. Se qualche albergo si comportasse come una casa per ferie - conclude il foglio vaticano - non ne conseguirebbe che l'esenzione è ingiusta, ma che è erroneamente applicata. Per questi casi i comuni dispongono dello strumento dell'accertamento, che consente loro di recuperare l'imposta evasa. E prima ancora essi dovrebbero contestare ai gestori l'esercizio di attività alberghiera con un'autorizzazione amministrativa incongrua".

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