18 gennaio 2008
Certo non annullata, quell'assenza è stata riempita (Cardia per "Avvenire")
Vedi anche:
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Sapienza,"nuovo invito per Papa"
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Uomini adatti alla fuga davanti al Papa dialogante. Solo un occhio offuscato può descrivere l’Italia in preda a falangi oscurantiste vaticane
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Quel professore e Papa della ragione, a disposizione del suo tempo (Giuliano Ferrara)
Massimo Cacciari: "Non cattivi maestri alla Sapienza solo un gruppo di cretini" (Repubblica)
Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede! (il discorso che il Papa non pronuncera' alla Sapienza)
IL PAPA E L'OSCURANTISMO INTOLLERANTE DEI LAICISTI UNIVERSITARI: LO SPECIALE DEL BLOG
CATTEDRA DIVENTATA PIÙ ALTA
CERTO NON ANNULLATA, QUELL’ASSENZA È STATA RIEMPITA
CARLO CARDIA
Non si poteva dubitarne, eppure quanto accaduto a Roma ha riempito il cuore e la mente di uomini e donne di tutto il mondo. Non solo per l’applauso liberatore che ha accolto la lettura del discorso del Papa, che pure è risuonato come espressione di un affetto senza confini, ma per i contenuti di quel discorso che ha parlato di fede e di ragione, facendoli intrecciare come in un dialogo che sorvola i secoli e guarda con amore e dedizione alla fatica dell’uomo per raggiungere la verità.
Ad essere precisi, la giornata del Papa è cominciata mercoledì pomeriggio nell’udienza nella Sala Nervi, quando giovani e meno giovani hanno abbracciato il pontefice inneggiando alla libertà. Alla libertà che era stata violata, ma che loro e la Chiesa intendono garantire e assicurare in Italia e ovunque. In quel coro c’era il discrimine tra chi è impegnato a favore dei diritti di tutti e chi aveva voluto negare al Papa il diritto di parlare liberamente e serenamente, come fa sempre.
Alla Sapienza è accaduto qualcosa di più. L’assenza del Papa ha amareggiato e umiliato Roma e l’Italia intera.
Ma alla Sapienza essa è stata riempita dalle parole che gli altri hanno detto sul Papa, e dalle parole dell’intervento pontificio. Attraverso quelle parole, così tipiche del suo magistero, Benedetto XVI si è rivolto alla coscienza di ciascuno di noi, è riuscito a trasmettere concetti e pensieri, sentimenti e suggestioni, che non potranno più essere oscurati. Chi parlava era un papa, e un teologo, ma per tutto il tempo dell’intervento la sua è stata la cattedra della fede e della ragione. Della ragione che dialoga con la fede, e della fede che incoraggia la ragione ad andare avanti. Per lunghi secoli della storia cristiana, filosofia e teologia si sono sviluppate insieme ponendo i capisaldi della cultura occidentale, e dell’umanesimo cristiano che si è poi diffuso in ogni latitudine.
Quando c’è stata separazione tra filosofia e teologia, ha ricordato il Papa, non si è trattato di una separazione totale e definitiva, ma di un passaggio necessario per la ricerca di una autonomia necessaria ad entrambe, per avviare un nuovo dialogo sviluppatosi lungo la modernità.
Il Papa non ha smentito la propria capacità critica, e autocritica, quando ha ricordato che molte cose dette dai teologi nel corso della storia si sono dimostrate false. E ciò perché il cammino e l’evoluzione dell’uomo è fatto di luci e di ombre, di traguardi e di sconfitte. Ma ha aggiunto che la storia dell’umanità intera sta lì anche a dimostrare quanto la fede cristiana abbia illuminato gli uomini, abbia introdotto il principio di eguaglianza, abbia aperto l’orizzonte della solidarietà e della carità per gli uomini e i popoli, e annunciato la speranza di una salvezza che supera i confini della materia.
Tutto ciò è prova della verità della fede cristiana nel suo nucleo essenziale, perché il cristianesimo si è confrontato con la ragione, ha alimentato e vivificato la storia umana.
Benedetto XVI non ha chiesto alla ragione di cessare la sua critica, anzi le critiche della ragione possono migliorare la fede e la religione. Ma ha invitato gli uomini a mettere la ragione al servizio della verità. La verità non è mai cristallizzata in un sistema di pensiero, anche perché essa si svela agli uomini in modo progressivo, ma ciò che costruisce è solido e non effimero. La ragione porta il suo contributo originale quando procede, va avanti, tenendo conto di ciò che nella storia del pensiero, da Socrate a Tommaso, ai filosofi della modernità, è stato intuito, elaborato e costruito. Ma, ha ricordato il Papa nel punto più alto dell’intervento, la verità non è mai pura teoria, anche perché il semplice sapere rende tristi, ma coincide con la ricerca e la conoscenza del bene. Quel bene che i popoli della Terra, a cominciare da quanti soffrono e attendono aiuto e sollievo, chiedono e reclamano con sempre maggior forza. Quando il sapere è finalizzato all’agire per il bene degli altri è un sapere più grande, convince e attira l’uomo. A quel punto non si sente più lontano dalla fede.
Si parlerà e si discuterà a lungo delle parole del Papa pronunciate dalla cattedra sulla quale ragione e fede stanno insieme nutrendosi a vicenda.
Oggi possiamo dire che quella volontà di censura che credeva di offendere e umiliare si è nei fatti rimpicciolita, si è nascosta, ed è scomparsa. Il Papa, che fisicamente ha dovuto essere assente, è stato più presente che mai, perché munito soltanto della forza della parola, di una parola che ha proposto e pregato perché ragione e fede dialoghino e si uniscano per il bene dell’uomo.
© Copyright Avvenire, 18 gennaio 2008
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6 commenti:
I DIKTAT DELLA COMUNITA EBRAICA SULLA LIBERTA DI RICERCA STORICA NELLE UNIVERSITA-
P.S
IL PAPA NON HA BISOGNO DI ESSERE GUSTIFICATO SU CIO CHE AFFERMA SU GALILEO--
L'UOMO è IL CENTRO DELL'UNIVERSO!
WWW.RE.ILCANNOCCHIALE.IT
P.S
SE ASCOLTI BENE L'INTERVISTA DEL RAV DI SEGNI NON ERA AFFATTO FELICE DELL'INTERVENTO DEL PAPA ALL'UNIVERSITA-
WWW.RE.ILCANNOCCHIALE.IT
Cara Raffaella, sono arrivata in ritardo ma oggi, com'era prevedibile, il solito augias su rai3 ha intervistato Dario Fo sull'argomento. Sono esterefatta dalle falsità oggettive che ho sentito. A parte i giudizi che puoi ben immaginare (Papa oscurantista che predica bene e razzola male, ecc.) ad un certo punto ha detto che ha "imposto la lingua latina" e che "neanche Gesù parlava il latino". Se abbiamo dato dei cretini ai 67 come definire un Nobel del genere? Che non legge, non sa e neppure si preoccupa di verificare? Poi farneticava sulle suore che non hanno neanche il diritto alla pensione, e castronerie del genere. Non oso pensare cosa avrà detto prima che io mi collegassi.
Siamo al colmo. Tanto più che in modo sottile qualcuno vuol far passare l'idea che non c'erano pericoli e il Papa poteva andare benissimo.E poi sull'intervista a Scalfari sulla quale ti sei soffermata anche tu: sai cosa penso? Che adesso, i telegiornali, mossi dal pentimento di aver difeso il Papa e dalle pressioni sotterranee di certe frange estremiste che operano così bene nella politica italiana, stiano per capovolgere la frittata. Spero di no ma - come si dice - a pensar male ci si indovina sempre...E comunque parliamo di un certo direttore Riotta...
Siamo al colmo.
io non ho visto Fo in TV, ma se ha detto così ,allora è schizofrenico perchè in un'altra intervista al Messaggero mi sembra ha espresso tutt'altra opinione. Sul Blog di Accattoli stanno appunto dicutendo meravigliati di questo.
La trasmissione del buon Augias puo' essere stata registrata prima di mercoledi'?
Per favore non dimentichiamo di leggere l' intervista di Dario Fo sino alla fine, comincia bene...ma poi ecco, per memoria, come finisce....
“Perché, allora, mi chiedo da laico e sono stato un estimatore del gesto carismatico di Wojtyla, Ratzinger agisce in modo oppositivo rispetto a ciò che dice? Perché la sua assenza di aperture, i suoi no, i suoi divieti in materia di procreazione, di sacerdozio alle donne, le sue scomuniche? Perché la capacità di togliere di mezzo certe “concessioni” popolari fatte dal Concilio Vaticano II, vedi la posizione del sacerdote sull’altare durante la Messa e l’uso degli idiomi nazionali al posto dell’anacronistico latino?”.
scusate, ma io Fo nell'articolo di ieri l'avevo capito benissimo e non mi meraviglio affatto
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