17 aprile 2008

L’America abbraccia Papa Benedetto (Avvenire)


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L’America abbraccia Papa Benedetto

Bush saluta il Pontefice: benvenuto nel Paese in cui fede e ragione convivono
Il Pontefice e il presidente hanno pregato insieme per la famiglia

DAL NOSTRO INVIATO A WASHINGTON

SALVATORE MAZZA

Così la Casa Bianca non la si era mai vista, assicurano da queste parti. A nessuno è mai stata riservata una tale accoglienza. «Siamo onorati che lei passi il suo compleanno con noi», gli dice il presidente Bush salutandolo al microfono. Perché «il compleanno è un momento che si trascorre tra gli amici».

Benedetto XVI, timido com’è, sorride e ringrazia, e sembrerà quasi spaesato, qualcuno dice commosso, quando, alla fine del momento pubblico della visita, sente a pochi centimetri dal suo orecchio, anche la voce del presidente canticchiare «buon compleanno», mescolata al coro generale.

Nell’edificio che è il simbolo di Washington e degli Stati Uniti, in questa limpida e calda mattina di aprile, Papa Ratzinger vive il primo momento della sua visita negli Stati Uniti. Qui risuonano i primi discorsi ufficiali: quello del presidente che sottolinea come «in un mondo dove alcuni credono che non si possa più distinguere semplicemente tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, abbiamo bisogno del suo messaggio per rigettare questa dittatura del relativismo»; e quello del Papa che riconosce che «sin dagli albori della Repubblica, la ricerca di libertà dell’America è stata guidata dal convincimento che i principi che governano la vita politica e sociale sono intimamente collegati con un ordine morale, basato sulla signoria di Dio Creatore ».

Qui, soprattutto, nell’inedito spettacolo offerto ieri dalla Casa Bianca al suo ospite, Benedetto XVI incontra l’America. Papa Ratzinger ha anche recitato una preghiera insieme al presidente statunitense, George W.Bush, alla moglie Laura e alla figlia Jenna, in favore dell’istituzione familiare. Lo ha reso noto padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano. La preghiera è avvenuta al termine del colloquio privato avuto da Benedetto XVI con il capo di Stato americano nello studio ovale della Casa Bianca. Come ha detto Bush, l’America in cui è arrivato il Papa è una terra dove «fede e ragione convivono», quella che «accoglie la fede nella pubblica piazza». Nel South Lawn, il prato sud della residenza presidenziale, i cinquemila invitati riassumono le mille anime e razze che hanno reso unica questa grande nazione. Bianchi, neri, ispanici, asiatici, ci sono tutti. C’è la banda in costume militare del ’700 e ci sono i reduci dell’Afghanistan e dell’Iraq. C’è la grande America e quella piccola, ci sono i giovani, i rappresentanti del volontariato. Tutti insieme si ritrovano a cantare happy birthday to you, buon compleanno: un coro spontaneo che esplode subito all’arrivo del Papa , precedendo quello 'ufficiale' che risuonerà alla fine, intonato secondo programma dal soprano Kathleen Battle la quale, accompagnata dall’arpa, aveva già dedicato al Papa un indimenticabile «Padre Nostro».

George W. Bush resta sempre a fianco dell’ospite, mentre la first lady Laura, che per l’occasione ha scelto un vestito bianco molto poco protocollare, è sempre un passo indietro. Raggiante. Quella che Papa Ratzinger vede dal podio è l’America così com’è, ed è di questa che parla con il presidente degli Stati Uniti nel corso del colloquio privato nello Studio ovale. Colloquio durante il quale uno spazio «importante» è stato dedicato alla situazione in Medio Oriente e alle «comuni preoccupazioni », in particolare, per il conflitto israelo-palestinese, per il Libano e per dal situazione dei cristiani in Iraq. Temi accompagnati, come sottolineato nella nota congiunta diffusa alla fine, dalla riaffermazione del «totale rifiuto del terrorismo» così come della «manipolazione della religione per giustificare atti immorali e violenti contro gli innocenti», toccando anche tuttavia «il tema della necessità di contrastare il terrorismo con mezzi appropriati che rispettino la persona umana e i suoi diritti ».

Ma s’è parlato anche, e soprattutto, dei temi vicini al cuore della Chiesa statunitense, come quello dei migranti latino-amercani – in prevalenza cattolici – che giungono in Nord America in gran numero. Al riguardo Benedetto XVI e Bush hanno concordato sulla «necessità di un coordinamento tra le politiche che riguardano l’immigrazione, specialmente il trattamento umano degli immigrati, così come il benessere delle loro famiglie». «Rispetto della dignità della persona umana, difesa e promozione della vita, matrimonio e famiglia, diritti umani e libertà religiosa» sono stati poi gli altri temi toccati nel colloquio, con un particolare accento «sulla necessità di educare le nuove generazioni, di tutelare i diritti umani e la libertà religiosa», di favorire «uno sviluppo sostenibile nei paesi più poveri e di condurre una battaglia contro la povertà e le pandemie, specialmente in Africa».

© Copyright Avvenire, 17 aprile 2008

«Accogliete i migranti, proteggete la famiglia»

Ai Vespri, il Papa ha invitato i vescovi a testimoniare a tutto campo il «Vangelo della vita». E di fronte allo scandalo degli abusi sessuali, ha chiesto a Chiesa e società più responsabilità educativa

DA WASHINGTON ELENA MOLINARI

La papamobile sale lungo la rotonda che fa da ingresso al Santuario nazionale dell’Im­macolata concezione, al suo campanile sot­tile e alla sua cupola blu, brillante nel sole del tar­do pomeriggio. È la chiesa cattolica più grande d’America; è dedicata a Maria, patrona degli Sta­ti Uniti, ed è il luogo scelto dai vescovi per acco­gliere il Papa e ascoltare la sua parola.
La cele­brazione dei vespri con i presuli è stata l’ultimo appuntamento di Benedetto XVI in una giorna­ta densa, iniziata con la visita alla Casa Bianca, proseguita con un pranzo con i cardinali statu­nitensi e con un incontro con i rappresentanti delle fondazioni caritative cattoliche. Il Papa ap­pare vigoroso e sorridente di fronte al calore ri­servatogli dai vescovi, con cui si accinge a pregare e quindi a condividere un messaggio chiaro e diretto: un forte richiamo al loro dovere di educare ad ogni livello, sempre riflettendo «l’au­tentico insegnamento del Vangelo della vita».
Solo nella fedeltà a questo mandato i vescovi a­mericani – ha affermato il Papa – possono ab­battere le barriere che ostacolano l’incontro con Cristo di una società profondamente religiosa e, insieme, pluralista. E ricca di beni materiali. Le difficoltà che sfidano il cattolicesimo Usa deri­vano infatti dalle stesse possibilità offerte da un mondo dove l’estrema libertà individuale, lo svi­luppo della tecnica e la diffusione del benessere possono creare l’illusione «di poter ottenere con i nostri propri sforzi l’adempimento dei bisogni più profondi» – ha detto il Papa – relegando la fe­de nella sfera privata dell’esistenza, negandone il valore pubblico e sociale e la responsabilità che questo comporta.

Di qui una serie di comportamenti palesemen­te incoerenti con il messaggio cristiano che il Pon­tefice nota in una società, pur vibrante e genero­sa, come quella statunitense. Come il rifiuto del legame matrimoniale: «Come non essere scon­certati nell’osservare il rapido declino della fa­miglia quale elemento basilare della Chiesa e del­la società? – ha affermato –. Il divorzio e l’infedeltà sono in aumento, e molti giovani uomini e don­ne scelgono di ritardare il matrimonio o addirit­tura di ignorarlo completamente». O come «pra­tiche d’affari» indiscriminate che sfruttano «i po­veri e gli emarginati», procedure mediche con­trarie alla fede, o «posizioni che contraddicono il diritto alla vita di ogni essere umano dal conce­pimento alla morte naturale». Anche il materia­lismo è una barriera all’incontro con il Dio vi­vente, perché non permette di riconoscere la «profonda sete di Dio» che è in tutti. E ancora l’individualismo che fa perdere di vista la nostra dipendenza dagli altri.

Di fronte a queste realtà, il Papa invita i vescovi ad accogliere e rilanciare la sfida e la responsa­bilità educativa: «Un’attività pastorale e catechetica, una predicazione, un mi­nistero sacramentale che metta al cen­tro l’aiutare le persone a stabilire ed a­limentare una simile relazione vitale con Cristo Gesù, nostra speranza». Un’azione incessante e coerente cui il Pontefice ha richiamato i vescovi ame­ricani più volte, senza esitazione e con la consueta chiarezza. «I cattolici americani han­no riservato per tradizione un alto valore all’e­ducazione religiosa» che «occorre mantenere ed espandere». Quindi serve più che mai «assicura­re una solida formazione negli insegnamenti mo­rali della Chiesa a quei cattolici che sono impe­gnati nella sfera della salute». E non aver timore di far sentire la voce della Chiesa sulle questioni sociali e morali dell’attualità. «In un contesto in cui la libertà di parola è apprezzata e un dibatti­to robusto e onesto viene incoraggiato, la vostra è una voce rispettata che molto ha da offrire».

La testimonianza del «Vangelo della vita» illumi­na la stessa storia degli Stati Uniti e, in essa, il ruo­lo e il contributo dei cattolici negli ultimi due se­coli, chiamati alla fedeltà verso le tradizioni più lodevoli della società americana come – ha e­semplificato il Papa – l’accoglienza dei migranti, oggi messa in pericolo da atteggiamenti e pro­poste di legge ostili all’immigrazione.

Ma il Papa è andato oltre. Nel parlare, ancora u­na volta, in modo diretto, dello scandalo degli a­busi sessuali sui minori che ha macchiato la Chie­sa americana, Ratzinger ha sottolineato come le misure e le strategie adottate dai vescovi per pro­teggere i bambini saranno efficaci solo se a ri­spettarle non è solo la Chiesa ma l’intera società.

«Che cosa significa – si è chiesto Benedetto XVI – parlare della protezione dei bimbi quando la pornografia e la violenza possono essere guar­date in così tante case attraverso i mass media ampiamente disponibili oggi?».

Il Papa ha rivolto un ultimo invito ai vescovi ma anche ai loro sacerdoti: coltivare sempre la vita spirituale. Pur pressati da tanti doveri e impegni, «il tempo trascorso nella preghiera e nella litur­gia non è mai gettato via». Dunque: «L’intero no­stro giorno sia santificato, ricordandoci conti­nuamente la necessità di restare concentrati nel compiere l’opera di Dio».

© Copyright Avvenire, 17 aprile 2008

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