12 aprile 2008

"Oremus pro conversione Judæorum". Entra in campo il cardinale Kasper. Critiche dalla diocesi di Bologna (Magister)


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"Oremus pro conversione Judæorum". Entra in campo il cardinale Kasper

Il presidente della commissione per i rapporti con il giudaismo replica a chi rifiuta che si preghi per la conversione degli ebrei: "Il quando e il come della salvezza di israele va rimesso nelle mani di Dio"

di Sandro Magister

ROMA, 12 aprile 2008 – Alle proteste di alcuni ebrei e anche di alcuni cristiani per la nuova preghiera introdotta da Benedetto XVI nella liturgia del Venerdì Santo secondo il rito antico è arrivata dal Vaticano una nuova riposta autorevole: quella del cardinale Walter Kasper.
Kasper è presidente del pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani e della commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo.

Prima di lui, tra le autorità vaticane, erano intervenuti in difesa della nuova preghiera l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio consiglio della cultura, con un commento su "L'Osservatore Romano" del 15 febbraio, e poi la segreteria di stato, con un comunicato del 4 aprile.

Anche tra gli ebrei vi è stato chi si è espresso in difesa della nuova preghiera: ad esempio il rabbino americano Jacob Neusner, con un articolo del 23 febbraio sul giornale tedesco "Die Tagespost".

Ma la controversia non si è acquietata. È di pochi giorni fa un nuovo intervento critico di un importante esponente dell'ebraismo, il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni.

Di tutti gli interventi citati, www.chiesa ha riprodotto i testi integrali. E altrettanto fa, più sotto, con quello del cardinale Kasper, uscito su "L'Osservatore Romano" del 10 aprile.

Come utile promemoria, la nuova formula di preghiera per gli ebrei introdotta lo scorso 6 febbraio da Benedetto XVI nel rito antico del Venerdì Santo si apre con questo invito:

"Preghiamo affinché Dio e Signore nostro illumini i loro cuori perché riconoscano Gesù Cristo salvatore di tutti gli uomini".

E prosegue con questa orazione:

"Dio onnipotente ed eterno, che vuoi che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità, concedi nella tua bontà che, entrando la pienezza dei popoli nella tua Chiesa, tutto Israele sia salvo. Per Cristo nostro Signore. Amen".

Ciò che alcuni ebrei giudicano intollerabile è che nella Chiesa cattolica si preghi per la conversione di Israele alla fede in Gesù Cristo.
Ecco dunque come il cardinale Kasper replica alle critiche:

Il Cardinale Kasper risponde alle critiche sulla nuova preghiera del Venerdì Santo per gli ebrei (Osservatore e Zenit)

© Copyright www.chiesa consultabile qui.


Dalla diocesi di Bologna una critica al cardinale Kasper. Sulla conversione degli ebrei

Nella controversia in corso sul nuovo “Oremus pro conversione Judæorum” nella liturgia del Venerdì Santo secondo il rito antico, è intervenuto il cardinale Walter Kasper, presidente della commissione vaticana per i rapporti con il giudaismo, con un articolo su “L’Osservatore Romano” riprodotto integralmente in www chiesa.

Ma da Bologna, don Juan Andrés Caniato, incaricato diocesano per la pastorale delle comunicazioni sociali, ci scrive di non concordare in tutto col cardinale.

Ecco il suo commento:

*

L’articolo pubblicato dal cardinale Walter Kasper su “L’Osservatore Romano” del 10 aprile pone una questione in modo molto esplicito e diretto: “Devono i cristiani pregare per la conversione degli ebrei?”.

Mentre apprezzo gran parte della riflessione che il cardinale sviluppa, resto perplesso per la sua opinione secondo la quale “il problema della missione verso gli ebrei di fatto non è ancora chiarito teologicamente”. Non comprendo bene se questa mancanza di chiarezza teologica riguarda il cardinale o la coscienza della Chiesa in generale.
Con tutto il rispetto, mi sembra che il Nuovo Testamento ponga concordemente il problema nei termini esattamente contrari. E cioè: assodato che il Vangelo di Gesù Cristo è destinato a Israele, è possibile annunciarlo anche ai pagani?

A prova di questo basta ricordare tutte le vicende burrascose raccontate dagli Atti degli Apostoli e la reticenza dello stesso apostolo Pietro nell’allargare la missione al di fuori degli ebrei. Nel Vangelo di Matteo, al capitolo 15, Gesù sembra addirittura voler rifiutare un miracolo ad una donna cananea perchè – disse – “Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele” (Mt 15,24). Sempre in Matteo, al capitolo 10 si legge: “Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: ‘Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele’” (Mt 10, 5).
In altri termini, sembra che nella comunità primitiva il vero problema non risolto teologicamente fosse in realtà la legittimità della missione ai gentili, e non certo quella della missione agli ebrei.

Tra l’altro, per una riflessione più lucida su questo tema, credo che sia bene non confonderlo con quello della possibilità di salvezza per gli ebrei, che non è affatto in questione e che non riguarda il dovere della Chiesa di evangelizzare tutti, compresi gli stessi ebrei!

Quanto al termine “conversione” vorrei ricordare la tradizione liturgica che riguarda l’apostolo Paolo, festeggiato il 25 gennaio, proprio nella sua conversione. Il termine non appare nelle Scritture, riferito all’Apostolo delle Genti. Paolo parla piuttosto di “rivelazione”. Ma vorrei ricordare che tutta la missione di Gesù, in primo luogo tra gli Israeliti è riconducibile a questa espressione: “Il regno dei cieli è vicino: convertitevi e credete al Vangelo”.

Il termine “conversione” non esprime anzitutto un cambiamento morale, ma l’adesione alla buona notizia del regno di Dio, presente in Gesù Cristo.
Forse questa parola è divenuta scomoda proprio perchè nell’uso e in una predicazione un po’ bacchettona, si è troppo accentuato l’aspetto etico della conversione, come se un “non convertito” sia quasi un depravato, che deve assolutamente cambiare condotta.

Come cristiani dovremmo invece ritrovare il senso tutto “positivo” della conversione, avendo tra l’altro chiara coscienza che non solo, come dice il cardinale Kssper, sarebbe disonesto se i cristiani nell’incontrare amici ebrei tacessero sulla propria fede o addirittura la negassero, ma anche che il desiderio della conversione degli ebrei (e di tutti gli uomini) nasce proprio dall’amore per loro e dalla gioia dell’incontro con Cristo.

© Copyright Settimo Cielo, il blog di Sandro Magister

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Cercherò di non ripetere quanto gia è stato scritto da altri e certamente non è mia intenzione ergermi a teologo, esplicare in maniera analitica ed oggettiva il contenuto riguardo alla vita, alla sua predicazione e alla morte di Cristo. Forse ci ritornerò più in là nella esposizione del mio commento. Per il momento voglio mettere in evidenza come la Chiesa, in questo particolare contesto storico venga tenuta sotto osservazione per quel che dice e che fa e di conseguenza venga criticata se non duramente attaccata, anche quando cerca di compiere la missione per la quale è stata istituita (almeno per i credenti) da Gesù. A prova di quanto dianzi detto, un paio di giorni fa ho partecipato ad una conferenza tra cui c’era un giornalista di “Repubblica”, e si parlava del grave problema della droga. Si discuteva delle motivazioni che hanno portato a questo flagello e si è evidenziato il fatto oggettivo come le istituzioni non abbiano mai preso serie decisioni in merito. Sono rimasto davvero allibito quando, giunto il momento di dare la parola al pubblico, un signore, con una disquisizione davvero contorta, è arrivato ad affermare “che la potentissima Chiesa è anch’essa responsabile del grave problema della diffusione della droga”. Io, veramente, non sono riuscito a capire il senso di tale affermazione, stavo per replicare, quando lo stesso giornalista gli ha fatto notare l’assurdità della sua tesi, ricordandogli tutte le associazioni cattoliche che lavorano e accolgono i tossicodipendenti per liberarli da questa piaga. E lì, ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, ho avuto la dimostrazione che attaccare “la potentissima Chiesa” è diventato “di moda” per qualsiasi cosa che accade. Scusatemi il preambolo, ma lo ritengo pertinente e propedeutico a quello che ora voglio dire a proposito della preghiera introdotta da papa Benedetto XVI . Insomma si vuole negare alla Chiesa anche la possibilità missionaria di pregare per la conversione dei fratelli che non credono nel Gesù-Messia. Non riesco a capire dove sia lo sdegno degli ebrei (e non solo) perché la Chiesa prega per essi, ai quali tuttavia viene sempre garantita la libertà di non credere. Essi negano che Gesù è il Messia – e lo fanno giustamente in piena libertà – e perché, di contro, voglio negare alla Chiesa la stessa libertà di pregare come crede più opportuno. All’inizio ho esordito dicendo che non voglio ergermi a teologo, ma questa contestazione mi ha fatto venire in mente le reazioni ebraiche al film “La passione di Cristo” di Mel Gibson, accusato di antisemitismo. Io personalmente ritengo, in base all’insegnamento del Maestro, nostri fratelli tutti gli uomini della terra di qualsiasi razza e religione; ma ciò non può portare alla negazione della oggettività storica ed evangelica, che evidenzi, in maniera chiara, come furono i Sommi sacerdoti, gli Scribi e i Farisei a pretendere dai Romani la crocifissione di Gesù. Ma questo non scalfisce il fatto che considero gli Ebrei come nostri fratelli amatissimi, per i quali è più che doveroso rivolgere a Dio la preghiera per la loro conversione: si parla di preghiera non di costrizione, la loro libertà rimane integra e intangibile. Se il discorso verte sulla libertà per tutti, anche la Chiesa deve avere la sua libertà di professare “liberamente” la propria fede.

Luisa ha detto...

La Chiesa Antonio è colpevole di tutti i mali di questa Terra se stiamo ad ascoltare per esempio la Commissione Europea che attacca sovente il Papa e la Chiesa, le associazioni gay, i difensori dell`aborto come un diritto umano...i promotori dell`eutanasia....insomma la Chiesa è colpevole dell` epidemia di Aids, di promuovere l`obiezione di coscienza dei medici, di non permettere alla gente di morire nella dignità...certo che 1 milliardo di vite soppresse da quando l`aborto è stato introdotto è una vera conquista umana, di cui l`umanità può essere fiera, il mercato della morte, con il suicidio asssitito qui in Svizzera anch lei non è una vergogna ma una conquista della libertà e dei diritti umani.....e via dicendo...
La Chiesa è une delle ultime istituzioni a resistere a questa deriva etica, che in tanti scambiano per un progresso delle libertà umane...quando si pretende che sopprimere una vita al suo inizio o alla sua fine è un progresso, non c`è più niente da dire se non che la nostra società è in piena decadenza .

Syriacus ha detto...

La capa delle comunità ebraiche in Germania, vuole proprio 'il ritiro' della preghiera; è ultimatum..:

http://cathcon.blogspot.com/2008/04/pope-given-ultimatum-by-head-of-german.html