4 luglio 2008
Divorziati, il Papa pensa a voi. Benedetto XVI studia nuove soluzioni? (Ingrao)
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Divorziati, il Papa pensa a voi
IGNAZIO INGRAO
Dibattito sull’eucarestia Hanno rotto il matrimonio ma non per questo si sentono meno cristiani. Così Ratzinger studia nuove soluzioni.
Ha fatto il giro del mondo l’immagine di Rudolph Giuliani, pluridivorziato ex sindaco di New York (giunto al terzo matrimonio), che ha ricevuto la comunione in diretta tv durante la messa del Papa nella cattedrale di San Patrizio, lo scorso 19 aprile. L’eucarestia a Giuliani ha provocato un incidente diplomatico: offesi numerosi ambasciatori accreditati presso la Santa sede che, essendo divorziati, vengono costretti dal cerimoniale vaticano a lasciare la seconda moglie in cortile quando salgono in udienza da Benedetto XVI.
L’impressione è che in questa materia gravi sulla Chiesa molta incertezza. Cresce il numero dei divorziati risposati che vorrebbe accostarsi alla comunione. Tra questi c’è il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che, durante una messa a Porto Rotondo, ha chiesto al vescovo locale, Sebastiano Sanguinetti, di intercedere presso il Papa per eliminare il divieto.
Benedetto XVI, in un incontro a porte chiuse con il clero di Aosta nel 2005, ha riconosciuto che da anni sta cercando soluzioni a questo problema.
Il nodo sta nell’indissolubilità del matrimonio. Oggi il cattolico divorziato che vuole risposarsi e continuare a ricevere la comunione ha una sola possibilità: convertirsi alle Chiese ortodosse oppure evangeliche. Gli ortodossi, infatti, ammettono il divorzio e consentono un secondo e un terzo matrimonio in chiesa. I protestanti difendono l’indissolubilità del matrimonio ma rispettano la libertà di coscienza dei fedeli, perciò i divorziati, se lo desiderano, possono risposarsi in chiesa e continuare a partecipare alla cena del Signore.
Per i cattolici sono state proposte ipotesi alternative, che in alcune realtà vengono già messe in pratica, spesso all’insaputa del Vaticano. I primi sono stati i vescovi tedeschi dell’Alto Reno nel 1993, tra i quali due amici di Benedetto XVI: i cardinali Karl Lehmann e Walter Kasper. I vescovi tedeschi incaricarono alcuni sacerdoti di accompagnare i divorziati risposati in un cammino di conversione che li riportasse nella piena comunione con la Chiesa, sacramenti compresi. Ma l’anno successivo la Congregazione per la dottrina della fede, guidata da Ratzinger, vietò questa pratica che tuttavia sembra continui. Nel 1998 il vescovo di Bolzano, Wilhelm Emil Egger, autorizzò la pubblicazione di un sussidio pastorale ispirato alla prassi dei vescovi dell’Alto Reno. Un nuovo intervento dell’ex sant’Uffizio lo costrinse a ritirare il documento.
Tuttavia, l’ispiratore di questa linea della fermezza non era Ratzinger bensì Giovanni Paolo II, convinto che qualsiasi cedimento della Chiesa sul fronte dell’indissolubilità del matrimonio avrebbe minato il futuro della famiglia.
Rovesciando le conclusioni del sinodo dei vescovi, nell’esortazione Familiaris consortio del 1981 Giovanni Paolo II vietava, senza eccezioni, di distribuire la comunione ai divorziati risposati.
Al contrario Ratzinger già nel 1998 suggeriva una nuova ipotesi di lavoro: è nullo il matrimonio celebrato in chiesa senza fede, o solo per tradizione o per convenienza. Si potrebbero così ampliare i casi di nullità matrimoniale e consentire seconde nozze più meditate e convinte.
Nel 2005 Benedetto XVI ha riproposto questa teoria. Nel frattempo numerosi teologi stanno esaminando la materia. Fra questi c’è don Basilio Petrà di Prato che, sul modello delle Chiese orientali, propone di assimilare la fine di un matrimonio alla morte del coniuge: «Come nel caso di una vedovanza sono consentite seconde nozze, lo stesso potrebbe avvenire nel caso di morte di un rapporto matrimoniale, dal punto di vista morale» spiega a Panorama. Per questo sarebbe necessario un accompagnamento pastorale capace di distinguere le diverse situazioni individuali.
Altri teologi propongono un percorso penitenziale per i divorziati, sul modello della Chiesa primitiva, come condizione per ricevere l’eucarestia. Sono nate inoltre numerose associazioni cattoliche di separati e divorziati.
Una di queste, Famiglie separate cristiane, con sede a Milano, è finanziata dalla Cei. Il presidente, Ernesto Emanuele, chiede alla Chiesa italiana «maggiore impegno nell’accoglienza dei separati e dei divorziati risposati. Dalle belle parole bisogna passare ai fatti» dichiara a Panorama.
È quanto avvenuto a Vicenza, Torino, Bolzano, Caresto (Pesaro), dove sono sorti centri di spiritualità, gruppi di preghiera e di assistenza per i divorziati. Sono scesi in campo al fianco dei divorziati gli arcivescovi Dionigi Tettamanzi di Milano e Severino Poletto di Torino, Dante Lafranconi di Cremona, Gualtiero Bassetti di Arezzo e Gastone Simoni di Prato.
Il severo cardinale Carlo Caffarra di Bologna, rivolto ai divorziati, ha detto: «La Chiesa non vi considera degli scomunicati. Nessuno di voi è fuori dalla comunione ecclesiale. Ciascuno di voi partecipa alla comunione delle cose sante». Parole che hanno fatto scalpore.
© Copyright Panorama n. 27/2008
Ottimo Ingrao quando ricorda le parole di Joseph Ratzinger, da cardinale e da Papa.
La questione va dibattuta e pensata senza fughe in avanti ed iniziative estemporanee e mediatiche che sono piu' di ostacolo che d'aiuto.
Benedetto XVI ha parlato chiaro in piu' occasioni e, anche recentemente, nell'omelia per la conclusione del Congresso Eucaristico in Québec, ha pronunciato parole di grande apertura e carita'.
Ne abbiamo gia' parlato nel blog...
Vedi anche:
Comunione ai divorziati risposati...che cosa insegnava Giovanni Paolo II? E Benedetto XVI? Ecco i testi...
Il Papa sui divorziati: "Da Prefetto della CDF ho invitato i vescovi a riflettere sull'invalidità di un sacramento celebrato senza fede ma..."
Papa Benedetto XVI: "Quanti non possono ricevere la comunione trovano comunque nel suo desiderio e nella partecipazione all'Eucaristia una forza e un'efficacia salvatrice" (Omelia della Santa Messa conclusiva del 49° Congresso Eucaristico Internazionale in Québec)
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1 commento:
Una inesattezza sul presunto "permissivismo" della chiesa ortodossa in merito all'indissolubilità del matrimonio. Una ricerca più approfondita sarebbe stata utile.
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