4 luglio 2008
Il nudo testo della Bibbia in scena nella sua trasparenza (Sequeri)
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PRESENTATA IERI UNA FORMIDABILE INIZIATIVA RAI
Il nudo testo della Bibbia in scena nella sua trasparenza
PIERANGELO SEQUERI
L’evento di una lettura continua, pubblica e integrale, dei libri sacri, crea indubbiamente attese e curiosità. Tutte da decifrare. Si tratta, a quanto sembra, di una vera propria 'maratona' della proclamazione del testo. Nella sua stessa 'fisicità', renderà indubbiamente pregnante il valore 'simbolico' dell’atto di lettura, che restituisce il testo scritto in forma di parola viva. L’intero corpo delle scritture sacre si fa voce, figura, sguardo e racconto. Il nudo testo va in scena.
In verità, il testo biblico non ha motivo di essere tenuto nascosto alla vista e all’udito dei non addetti e dei non ammessi, come più volte si è equivocato.
Nell’evento di questa speciale lettura continua, l’aperta dichiarazione del valore del testo si concentra e si esalta nel semplice gesto della lettura, 'sine glossa'.
Il Papa , per primo, darà l’esempio, testimoniando così il valore intrinseco della proclamazione, senza commento aggiuntivo. Il gesto della proclamazione, infatti, per il credente, è atto della fede già in quanto semplice atto di lettura.
In esso, risplende l’umile ossequio rivolto all’ispirazione unica e insostituibile dalla quale le scritture sacre provengono. Senza la 'siepe' del continuo commento (per usare l’espressione con cui la tradizione ebraica ama intendere la tradizione delle glossature al Libro sacro), il testo non vive. Rimane lettera morta. Però, la somma di tutti i commenti, anche i più autorevoli e i più sapienti, mai potrà sostituire il testo, rendendolo superato e obsoleto. Il rispetto del testo, la cura del testo, la diretta proclamazione del testo, nella sua originaria sovranità di 'arca santa' della parola di Dio, significano tutto questo.
Vedo anche l’opportunità di apprezzare la trasparenza di un gesto che restituisce il testo sacro al suo interlocutore destinato.
'Lettera di Dio all’umanità' è una delle immagini della tradizione antica che esprimono la radicata consapevolezza del destinatario designato della Parola di Dio. Di fatto, e nonostante tutte le dialettiche della storia, l’immediatezza, la confidenza, la creatività, che la tradizione del testo biblico ha suscitato nei solchi dell’umana sapienza, continuano ad apparirci singolari. Anche nel quadro dell’esperienza religiosa universale. Il testo biblico, in molti modi, ha culturalmente plasmato la nostra attitudine a guardare con intima e indomabile fiducia il valore indistruttibile e profondo del cammino storico dell’uomo. L’Occidente è un singolare 'esperimento' dei potenziali umanistici che scaturiscono dalla fiducia nell’originaria benedizione della terra, nella insopprimibile dignità della persona, nella giustizia della sollecitudine per il prossimo, nell’onore che viene reso a Dio dalle opere dell’ingegno e della bellezza, come anche dallo sforzo di conferire dignità universale allo sviluppo dell’interiorità spirituale e all’intimità della libera decisione. La partecipazione annunciata, che prevede la sequenza di lettori che rappresentino tutte le figure della comunità - virtualmente e auspicabilmente universale - degli ascoltatori del testo, sarà un simbolo forte. Un segno nel segno.
A questo riguardo, una notina marginale.
La regìa dell’evento prevede, opportunamente, intermezzi musicali, in contrappunto sonoro al flusso della lettura. Forse avrà pensato anche ad un silenzioso contrappunto gestuale - mimo o danza - che raccolgano, nella figuralità di corpi che ci rappresentano, l’icona complessiva del flusso esistenziale e narrativo che il grande codice ha impresso all’intera dimensione del significare umano (parola e suono, gesto e rappresentazione)? Biblicamente abita l’uomo, carne, ossa e fascio di nervi di un logos bello multiforme, che viene da Dio.
Una storia bella e difficile, quella che n’è seguita. Sarà interessante, sentirla raccontare, fino alla fine, dal punto di vista di Dio.
© Copyright Avvenire, 4 luglio 2008
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