18 luglio 2008

Quella traversata sulla barca di Pietro. I dialoghi del pontefice con i «nativi»


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IL PRANZO DEL PAPA CON I GIOVANI: VIDEO DI SKYTG24

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Quella traversata sulla barca di Pietro

In viaggio dietro l’imbarcazione papale I dialoghi del pontefice con i «nativi»

DAL NOSTRO INVIATO A SYDNEY

NELLO SCAVO

Dalla baia si leva il canto del­le isole. Pietro che arriva dal mare si affaccia dal ponte della 'Sydney 2000'. Ha lo sguar­do del missionario meravigliato e grato per la fatica di un viaggio che fa rotta ver­so il cuore dei più gio­vani. Nella traversata verso il molo di Baran­garoo ci sono i simboli, i protagonisti e il senso di questa Giornata mondiale della gio­ventù.
«Un uomo degno perché si occupa dello spirito e non del pote­re »: questo dice del Pon­tefice Madden, l’anzia­no capo delle 25 tribù a­borigene di Sydney. «E’ molto affettuoso; è quel tipo di persona che ti fa capire di averti vera­mente a cuore», rac­conta Kris Dmytrenko, canadese di 28 anni che con altri coetanei ha ac­compagnato il Papa du­rante la navigazione.
Il più intraprendente è un ragazzo aborigeno, con il volto dipinto alla ma­niera del suo clan. Si avvicina al Papa, spiega a parole e gli indica con le braccia questo o quel posto. La rotta da Rose Bay al centro di Sydney è densa di sorprese. Folle di australiani e di ragazzi del World Youth Day sono accorse in riva al mare, ad affollare le spiagge e riempire le banchine. Benedetto XVI vuole salutarli tutti, e così l’am­miraglia della flotta 'Captain Cook' di tanto in tanto si spinge sottocosta innescando ogni volta cori e applausi.
Con il vento in fac­cia e le temperature appena pri­maverili, i collaboratori di Papa Ratzinger lo invitano a ripararsi al­l’interno della nave. Ma per due volte Benedetto decide di tornare sulla prora a benedire quanti lo sa­lutano dalla riva.
Il cordone di sicurezza è impo­nente: sei elicotteri, una dozzina di natanti della Guardia costiera. Pattuglie di agenti in sella a potenti moto d’acqua tengono alla larga le imbarcazioni di chi vorrebbe ve­dere troppo da vicino il Pontefice. Solo una piccola barca viene am­messa. E forse per caso, forse no, si infila alla testa del corteo: sul­l’albero non è stata issata una ve­la, ma una grande tela raffiguran­te un’icona mariana. Così con la Madre ad aprire la strada, la 'Syd­ney 2000' si lascia alle spalle la na­tura più selvaggia e punta verso la modernissima Opera House. L’o­rizzonte cambia. Il Pacifico è die­tro di noi. Davanti adesso si staglia il profilo dei grattacieli e della città dell’uomo d’oggi.
A bordo del Matilda, il catamara­no d’appoggio su cui è stato am­messo un ristretto gruppo di gior­nalisti, tutti colgono la forza di que­ste istantanee: il Pontefice che con­versa con un giovane aborigeno, fa domande, vuole imparare dai ra­gazzi che a turno gli spiegano Syd­ney di ieri e di oggi, e con loro si ac­compagna per consegnare il mes­saggio alle generazioni nuove.
Le istantanee di Benedetto XVI che sfiora l’Opera House, attraversa il monumentale Harbour Bridge, ac­coglie gli indigeni e poi con loro spalanca le braccia sulla folla di Ba­rangaroo non sono una suggestio­ne passeggera.
Quando il boato di gioia della Chie­sa giovane che attende il Papa so­verchia le sirene delle navi, quan­do la folla di impiegati del centro finanziario decide di non tornare a casa fino a che non avrà visto da vicino l’ospite più atteso, quando la nave di Pietro tocca terra tra l’en­tusiasmo di tutti i giovani del mon­do, solo allora si capisce che dav­vero in questa Gmg non c’è nien­te di scontato.

© Copyright Avvenire, 18 luglio 2008

CHI C’ERA

I sedici ragazzi sul battello con lui

Accompagnato da 530 persone, tra cui dieci aborigeni, venti australiani, sedici giovani pellegrini, 32 fedeli dall’Oceania, 168 in rappresentanza di altrettante nazioni e 60 tra vescovi e cardinali, il Papa ha attraversato in battello la baia di Sydney lasciando Rose Bay, dove lo avevano accolto i capi aborigeni. La nave papale era seguita da dodici piccoli battelli con a bordo 1.900 giovani. Tra i sedici giovani scelti per condividere la traversata con il Pontefice, quattro - tutti australiani ­ hanno fatto da guida a Papa Benedetto, mostrandogli dal ponte della 'Sydney 2000' i diversi luoghi storici della città, spesso legati alla loro stessa origine. I ragazzi infatti sono stati scelti per rappresentare ciascuno una componente diversa: i nativi, i primi coloni arrivati due secoli fa dalla Gran Bretagna, e gli immigrati dall’Asia e dall’Europa giunti nei decenni più recenti. Al suo arrivo al molo numero 7 di Barangaroo, che prende il nome dalla moglie di un antico e rispettato capo aborigeno, Benedetto XVI ha poi passato in rassegna la guardia d’onore degli anziani aborigeni di Torres Strait, i quali lo hanno salutato nella loro lingua. Mentre in gadigal, lingua madre delle tribù di Sydney, è stato intonato il 'Tu es Petrus'. (N.S.)

© Copyright Avvenire, 18 luglio 2008

IL GESTO

Dall’italiano al portoghese, i saluti in cinque lingue

Cinque lingue, le più parlate nel mondo, per salutare tutte le nazioni presenti. Benedetto XVI conclude così il suo discorso durante la cerimonia di benvenuto. Comincia con l’italiano e si rivolge non solo ai presenti, ma anche a quelli che sono rimasti in Italia. Poi è la volta dei francofoni ( « possiate sperimentare la presenza dello Spirito » ), quindi passa al suo tedesco. « Cari amici, che mi capite nella mia lingua madre, vi saluto tutti dal cuore – dice –. Siate ovunque testimoni gioiosi del messaggio di Gesù che dona felicità!
Annunciate con coraggio la vostra fede, anche quando alle volte trovate il rifiuto o provate la croce del rigetto. Il Signore, che ha portato per noi una croce più grande, vi sosterrà. Dio vi doni giorni belli e benedetti qui in Australia » . Gli ultimi due saluti sono per i giovani di lingua spagnola e portoghese. Ai primi ricorda che « la missione di essere testimoni del Signore in tutti i luoghi della terra è un impegno appassionante, che richiede di accogliere la sua Parola e di identificarsi con lui » . Ai secondi manifesta « la grande gioia » di accoglierli per confermarli come « testimoni di Gesù » . ( M. Mu.)

© Copyright Avvenire, 18 luglio 2008

COLONNA SONORA

L’inno ufficiale? È nato di getto dopo la preghiera

«L’inno della Giornata della gioventù è nato in 5 minuti, dopo aver pregato». Gary Pinto, star della canzone australiana e figlio di emigranti indiani, ha ricostruito così la nascita di 'Receive the power', l’inno ufficiale della Gmg di Sydney, che ha scritto a quattro mani con Guy Sebastian.
Pinto ha detto di aver tratto ispirazione per questo brano da 'Emmanuel', l’inno della Gmg 2000 a Tor Vergata, e di aver cercato di realizzare un motivo di impatto altrettanto forte.
Gary Pinto è intervenuto, applauditissimo, alla festa degli italiani Viva Agorà, che si è tenuta mercoledì scorso (nel pomeriggio australiano) all’Entertainment center di Sydney. (P.Via.)

© Copyright Avvenire, 18 luglio 2008

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