13 luglio 2008

A Roma la prima parrocchia personale secondo il "Summorum Pontificum". Intervista con don Joseph Kramer (Radio Vaticana)


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A Roma, la parrocchia per i fedeli che vogliono assistere alla Messa in latino, secondo il "Summorum Pontificum" del Papa. Intervista con don Joseph Kramer

A un anno dalla pubblicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, una conseguenza pastorale concreta del documento papale è stata la creazione, l’8 giugno scorso, della parrocchia "personale" della Santissima Trinità dei Pellegrini, nel settore Centro della Diocesi di Roma. Si tratta della prima comunità parrocchiale costituita in Italia in applicazione dell’art. 10 del Motu Proprio e dunque non sulla base del territorio ma del rito, in quanto composta da fedeli legati all’antica forma del rito romano. La parrocchia, eretta per decreto dal cardinale vicario su disposizione del Papa, è stato affidata a don Joseph Kramer, religioso australiano della Fraternità sacerdotale di San Pietro, in Italia ormai da tren’tanni. Eccolo al microfono di Fabio Colagrande.

R. - L’apertura è andata molto bene: erano tutti contentissimi. Questo ha suscitato molto interesse - anche la stampa ne ha parlato - e da quel giorno la gente è venuta in Chiesa ogni giorno a vedere di cosa si tratta. Questa è una parrocchia personale che non dipende dal territorio. E’ aperta a tutti i fedeli che vogliono frequentare i Sacramenti e la Santa Messa, secondo la forma antica del rito romano. E’ una parrocchia che bisogna creare a distanza. La difficoltà è, infatti, che la gente abita lontano e deve venire da fuori. L’idea è di avere non solo la Messa, ma tutti i Sacramenti - battesimi, matrimoni - oltre alla Quaresima e al Triduo pasquale.

D. - Chi sono i vostri parrocchiani, don Joseph?

R. - Molto vari: gente di tutte le età, molti giovani, famiglie con bambini, persone oltre i 50 anni, che ricordano il rito antico e che sono contente di riacquistare un posto nella vita normale della Chiesa. E anche la gente locale è contenta di vedere che siamo lì, con la forma antica del rito, e che teniamo aperta una chiesa rimasta chiusa per molti anni.

D. - Il cardinale Castrillon Hoyos ha ricordato che l’erezione di questa parrocchia personale ha un valore esemplare per le altre diocesi, sia in Italia che nel mondo...

R. - Sì, perché Roma è sempre un esempio, una città centrale per tutto il cattolicesimo. E già altri vescovi hanno deciso di aprire delle parrocchie seguendo l’esempio dato qui a Roma, ed è molto importante.

D. - Padre Kramer è corretto dire che la sua è una parrocchia di fedeli tradizionalisti?

R. - Questa parrocchia è per tutti i fedeli cattolici normali, che apprezzano la forma antica, ma non appartengono ad una categoria diversa, dei tradizionalisti appunto. Seguire la forma antica non vuol dire diventare necessariamente tradizionalisti. Il nostro desiderio è di essere integrati nella vita quotidiana della Chiesa. E siamo molto, molto grati al cardinale vicario per questa opportunità di entrare nella vita della Chiesa e di non essere considerati un "branco" al di fuori della normativa.

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4 commenti:

euge ha detto...

Padre Kramer ha centrato il punto della situazione..... non è detto che chi assiste al rito antico, debba essere tradizionalista o bollato come tale. Il rito antico, è parte della cultura della nostra religione e della chiesa lo abbiamo detto mille volte....... Qui il tradizionalismo esasperato non c'entra.!

brustef1 ha detto...

Mi sembra che si faccia spesso confusione: tradizionalista non è sinonimo di nostalgico. Per i cattolici la Tradizione è un obbligo di fede. Piuttosto, andrebbero "bollati" i fedeli, i preti e i vescovi che la rifiutano

Anonimo ha detto...

Non credo che p. Kramer faccia confusione. Spiega semplicemente che i cattolici 'tradizionalisti' non sono un gruppo particolare, perché la 'tradizione' è per tutti i cattolici. Anzi, mette in guardia da pericolose idee separatiste, queste sì 'confusionarie'. Il rito latino è a disposizione di tutti.

euge ha detto...

Per psico: infatti quando parlavo di tradizionalismo esasperato, volevo intendere proprio coloro che sono portatori di idee separatiste come le definisci tu. Per il resto, io sono convinta che la tradione della chiesa, va coltivata e fatta conoscere anche per una maggior cultura e se poi i fedeli si ritrovano nelle celebrazioni in latino, non vedo la gravità della cosa anzi; evidentemente, hanno il desiderio di conoscere un modo di celebrare a cui magari non hanno mai assistito.