13 luglio 2008

Le scuse del Papa per gli abusi dei preti pedofili. Primo obiettivo arginare la frana dell’Australia (Galeazzi)


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Le scuse del Papa per gli abusi dei preti pedofili

CITTA’ DEL VATICANO

Il Papa chiede scusa per gli abusi sessuali di cui si sono macchiati i sacerdoti cattolici, riconosce che la Chiesa in Occidente è in crisi (ma si dice «ottimista per il futuro»), assicura che la Gmg «non sarà solo un avvenimento di massa, bensì una festa di fede» e prega affinché tra gli Anglicani non avvengano altre fratture.
In volo verso Sydney, Benedetto XVI, conversando con i giornalisti ribadisce il monito contro i preti pedofili e lancia un appello ai leader politici, dopo il G8: «Accettino la sfida ecologica». I cambiamenti climatici, annuncia, saranno centrali alla Giornata mondiale della Gioventù: «Lo Spirito Santo è creazione e noi ne siamo responsabili». La Chiesa, «senza la pretesa di intervenire su questioni tecniche e politiche», deve dare gli «impulsi etici alla politica». Bisogna «convincere la gente a cambiare i propri stili di vita». L’impegno sociale, però, non basta: «Noi abbiamo il dovere di evangelizzare». Benedetto XVI auspica, inoltre, che gli «Anglicani evitino lo scisma e trovino il cammino dell’unione».
La violenza individuale e collettiva, le persecuzioni per motivi razziali, culturali e religiosi, l’inquinamento ed un uso scriteriato del progresso tecnologico sono gli elementi di un quadro a tinte fosche che il Papa tratteggia sul mondo d’oggi. «Il panorama internazionale, se da una parte presenta prospettive di promettente sviluppo economico e sociale, dall’altra offre alla nostra attenzione alcune forti preoccupazioni per quanto concerne il futuro stesso dell’uomo- rileva Benedetto XVI -.La violenza, in numerosi casi, segna le relazioni tra gli individui e i popoli; la povertà opprime milioni di abitanti; le discriminazioni e talora persino le persecuzioni per motivi razziali, culturali e religiosi, spingono tante persone a fuggire dai loro Paesi».
Il progresso tecnologico, «quando non è finalizzato alla dignità e al bene dell’uomo né ordinato ad uno sviluppo solidale», perde la sua potenzialità di fattore di speranza e rischia anzi di acuire squilibri e ingiustizie già esistenti. Incombe, inoltre, una costante minaccia per quanto riguarda il rapporto uomo-ambiente dovuto all’uso indiscriminato delle risorse, con ripercussioni sulla stessa salute fisica e mentale dell’essere umano. «Il futuro dell’uomo- avverte Joseph Ratzinger- è posto a rischio dagli attentati alla sua vita, attentati che assumono varie forme e modalità». Uno scenario, secondo il Papa, di fronte al quale è ancora più necessario che i cristiani si impegnino nel compito dell’evangelizzazione. Primo passo, in Australia, il «mea culpa» per gli abusi del clero. «È essenziale per la Chiesa rappacificare, prevenire, aiutare e vedere la colpa insita in questo problema- sostiene il Pontefice, atteso a Sydney da una cerimonia d’accoglienza con abiti e rituali indigeni-.Deve essere chiaro a tutti che il vero sacerdozio non è compatibile con gli abusi sessuali perché i preti sono al servizio di Dio».

© Copyright La Stampa, 13 luglio 2008

Primo obiettivo arginare la frana dell’Australia

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

La Giornata mondiale della gioventù sbarca in Australia per chiudere le pagine ecclesiali più dolorose del passato e aprire la Chiesa alle sfide del mondo globalizzato. Nel viaggio più lungo del suo pontificato, Benedetto XVI è volato agli antipodi per il «mea culpa» sul genocidio degli aborigeni e gli abusi dei preti pedofili, per affidare ai giovani il mandato di nuovi evangelizzatori nella nazione più secolarizzata del pianeta e, mentre in Italia infuria il «caso Eluana», per lanciare il suo no all’eutanasia nello Stato che per primo l’ha trasformata in legge. Alla 23°Gmg (230mila pellegrini già a Sydney, più altri venti milioni in interazione attraverso collegamenti satellitari, Youtube e forum nelle parrocchie dei cinque continenti), dopo tre giorni di riposo nel «Kenthurst Center» dell’Opus Dei sulle Montagne Blu, Joseph Ratzinger affronterà un paese-frontiera dove i cattolici sono un quarto della popolazione e non sono riusciti a impedire dieci anni fa la prima legge al mondo che legalizza la «dolce morte».
Un viaggio-laboratorio per la Chiesa in lotta con la post-modernità, dove, pochi mesi fa, una petizione che chiedeva l’abolizione del celibato obbligatorio per i sacerdoti ha raccolto le firme di 25mila fedeli, tanto da costringere la conferenza episcopale a discutere la questione durante l’assemblea plenaria. L’agenda del soggiorno australiano del Pontefice è dominata dalla questione aborigena e dallo scandalo pedofilia. Il caso-aborigeni, dopo la vittoria elettorale del laburista Kevin Rudd, è da mesi al centro del dibattito politico nazionale, fino alla richiesta ufficiale di scuse da parte del governo. La Chiesa è chiamata a fare i conti con un passato pesante per il ricordo lacerante delle decine di migliaia di bambini aborigeni strappati alle loro comunità e educati in famiglie bianche, quasi sempre in scuole cattoliche.
Significativamente ad accogliere giovedì il Papa nella baia di Sydney sarà proprio un gruppo di aborigeni. Grandi attese, ma anche molte polemiche per la visita di Benedetto XVI (incluse la protesta dei gruppi che imputano al no cattolico al preservativo l’incremento dell’Aids e quella per i cento milioni di euro di costi, coperti per metà dai pellegrini, per il 20% dai vescovi e il resto da sponsor) e la conseguente «invasione» di Papa-boys da 177 Paesi. Sotto l’effigie-simbolo (sullo sfondo di un arido panorama australiano, la Madonna, il bambino e la Croce del sud), brucia il caso pedofilia: l’organizzatore della Gmg 2008, il cardinale di Sydney, George Pell è accusato di aver mentito a una vittima di abusi sessuali per coprire un prete pedofilo. Sarebbe solo l’ultimo caso di uno scandalo colossale.
I protagonisti dell’evento inventato da Karol Wojtyla nel 1985 sono i i giovani, anche se meno numerosi degli altri anni a causa delle difficoltà burocratiche (ai caldei iracheni, per esempio, è stato negato il visto) e delle spese elevate per raggiungere l’Australia. La visita papale è presentata dai media australiani come una celebrazione della fede, ma ancora di più come tentativo di «arrestare la frana» nella Chiesa nazionale, rinnovandola attraverso i giovani. Si preparano a protestare le vittime di abusi sessuali del clero e una coalizione di atei e di gay, contro la posizione della chiesa su sessualità e contraccezione.

© Copyright La Stampa, 13 luglio 2008 consultabile online anche qui.

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