11 luglio 2008
Si celebra oggi la memoria liturgica di San Benedetto da Norcia, "padre di molti popoli". Con noi, l'Abate di Subiaco, dom Mauro Meacci (Radio Vat.)
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Si celebra oggi la memoria liturgica di San Benedetto da Norcia, "padre di molti popoli". Con noi, l'Abate di Subiaco, dom Mauro Meacci
“Padre di molti popoli”: così, l’allora cardinale Joseph Ratzinger - pochi giorni prima della sua elezione alla Cattedra di Pietro - definì, nel corso di una prolusione all’abbazia di Subiaco, San Benedetto di cui oggi si celebra la memoria liturgica. Patrono d’Europa, il monaco di Norcia, che visse tra il V e il VI secolo, fondò la regola benedettina basata su quattro principi cardine: la preghiera comune, la preghiera personale, lo studio e il lavoro. Ma qual è l’attualità del suo messaggio? Al microfono di Benedetta Capelli, la riflessione dell’abate ordinario di Subiaco, dom Mauro Meacci:
R. – E' un messaggio di contemporaneità, perché ricorda costantemente alla Chiesa il suo dovere di annunciare il Vangelo, di annunciare Gesù. Inoltre, è anche un Santo che guarda con simpatia all’uomo curvo sul banco del lavoro, all’uomo che studia la propria situazione nel mondo per migliorarla. San Benedetto ricorda a ciascuno di noi come, per costruire un mondo veramente umano, non si deve prescindere da Dio. Solo quando Dio è riconosciuto nella Sua realtà e nella Sua verità di Creatore è poi possibile mettere mano, potremmo dire, al libro e all’aratro per costruire una civiltà veramente umana, perché consona ai valori della creazione e della redenzione.
D. – San Benedetto, patrono d’Europa, passò la sua vita intorno a Roma. Dov’è l’Europa nella storia di questo Santo?
R. – L’Europa, nella storia di San Benedetto, da un punto di vista storico e storiografico, non c’è! C’è però, nell’indicazione di quei valori fondamentali, che, uniti poi a tanti altri apporti, hanno costituito l’ossatura fondamentale dell’Europa; a partire dal riconoscimento della dignità della persona umana, al riconoscimento del ruolo del lavoro e dello sforzo, ma anche di una idealità che deve essere posta sempre a servizio della costruzione di un mondo migliore nel quale l’uomo possa trovarsi a casa propria. San Benedetto non è stato un europeo nel senso che ha avuto una percezione storica di quello che rappresentava l’Europa, ma è europeo perché ha additato alcuni valori fondamentali.
D. - Pochi giorni prima di diventare Papa, l’allora cardinal Joseph Ratzinger venne a farvi visita a Subiaco. Come avete accolto poi la sua scelta di chiamarsi Benedetto XVI?
R. – Noi monaci l’abbiamo accolta con un senso di gratitudine e come un segno di benedizione. L’augurio che facciamo è che proprio attraverso l’opera di questo grande Pontefice, quei valori del Vangelo, di umanità e solidarietà, che sono intrinseci all’opera di San Benedetto, possano essere veramente riaffermati anche nella nostra Europa contemporanea. E' importante ricordare, nella prolusione che tenne, la riaffermazione della centralità di ciò che accade in Europa per poter poi leggere, prevedere e anche orientare i destini dell’intera umanità.
D. – C’è ancora curiosità intorno a San Benedetto?
R. – Sì e questo fa sempre meraviglia! Certo, suggestionati dal ricordo che di Benedetto il Santo Padre spesso fa e anche del fatto che lo porta nel suo stesso nome, dà compiacimento vedere come tanta gente, tanti giovani ci domandano che cosa San Benedetto ha da dire agli uomini di oggi. La risposta è sempre unica. Come tutti i grandi Santi è sempre un contemporaneo, perché ci indica le linee fondamentali: le linee del riferimento a Dio, della solidarietà e del servizio reciproco tra fratelli nel nome di Gesù e nel nome del Vangelo.
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