23 luglio 2008
Appunti prima della Gmg. Fontana: "Qual è il vero motivo per cui il Papa è andato a Sidney?" (Occidentale)
Vedi anche:
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Appunti prima del viaggio a Sydney. Baget Bozzo scrive al card. Bertone: era necessario portare il Papa fino in Australia? (Tempi)
Qualche riflessione sul "trattamento" riservato a Papa Benedetto dai mass media in occasione della Gmg (ma non solo...)
IL PAPA A CAGLIARI: LE ULTIME NOVITA' (dal blog "La Vigna del Signore")
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Il comune di Bressanone conferirà al Papa la cittadinanza onoraria
Il Papa e la pedofilia del clero. Gli articoli di domenica 20 luglio e le polemiche sull'udienza alle vittime con conseguente zappa sui piedi...
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La testimonianza di chi ha accompagnato le vittime di abusi dal Papa: «Il Pontefice ha stretto le loro mani. Si sono sentiti compresi e accolti» (Liut)
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Conclusa la GMG di Sydney: le tappe (Osservatore Romano). La gentilezza del Papa nei confronti della stampa...ripagata come sappiamo!
Bellissima intervista a Sandro Magister: "Un Papa che incanta i giovani portandoli all’essenza del fatto cristiano" (Sussidiario)
DISCORSI, OMELIE E MESSAGGI DEL SANTO PADRE A SYDNEY
IL PAPA IN AUSTRALIA: TUTTI I VIDEO
GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU' SYDNEY 2008: LO SPECIALE DEL BLOG
La Chiesa in movimento
Qual è il vero motivo per cui il Papa è andato a Sidney?
di Stefano Fontana
Il papa, i giovani, l’Australia. Alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sidney questi sono i tre ingredienti principali. Sembrano fare a pugni tra loro, ma il papa è convinto di no. Come il solito i media hanno sbagliato bersaglio.
Quando si tratta di religione, la tendenza a secolarizzare è molto forte. Il papa ha detto mezza parola sulla tutela dell’ambiente e i giornali a riportalo come un grande novità. Poi il papa ha detto che c’è contrasto tra essere prete e compiere abusi sessuali e i media a sottolineare l’affermazione come se fosse anche questa una novità. Qualcuno ha anche riportato con enfasi la frase del papa secondo cui gli abusi sessuali impediscono la santità. Poi ci si è soffermati sugli indigeni, che in Australia – è vero – sono cittadini di serie B. Il fatto è che il papa non è andato a Sidney per parlare di ecologia, né per occupare i titoli dei giornali con le sue invettive contro gli abusi sessuali di qualche sacerdote, né per denunciare le ingiustizie sociali di quel continente. Farà anche questo, se necessario, ma non è là per questo.
E là per lanciare questa sfida: cosa ci stanno a fare insieme il papa, i giovani e l’Australia?
L’Australia è uno dei paesi più secolarizzati del mondo, con un benessere molto diffuso e una inflazione inesistente. E’ un paese dalle mille culture e dalle mille religioni, ma soprattutto è un paese postreligioso o, come si dice di solito, “emancipato”, dalle larghe vedute. La Chiesa è proprio per questo sofferente. Ricca anch’essa, in grado di aiutare generosamente altre chiese più povere, ma spesso proiettata sull’orizzontale, sulla salvaguardia dell’ambiente e sui diritti degli indigeni, appunto. Cose sacrosante in sé, ma che non fanno il cuore del cattolicesimo. La scelta di Sidney non è stata casuale: una terra ai confini, non solo ai confini del Pacifico, ma anche ai confini della fede o forse già ampiamente oltre. A questa Australia, e al mondo che essa rappresenta, il mondo “post”, il papa va a fare l’annuncio di Cristo, che qui può anche risuonare come un “primo” annuncio. La secolarizzazione non è un destino, l’allontanamento dalla fede, che i moderni maestri ci hanno abituato a considerare “menzongna” – L’uomo ha bisogno di Dio, quindi Dio non esiste, sosteneva Freud - non è una necessità, la ruota della storia può cambiare il proprio giro, la battaglia non è ancor conclusa.
In quelle terre il papa è andato per parlare di Gesù Cristo e per aiutare quella Chiesa a ritrovare il suo essere, che non è quello di una agenzia sociale.
A Sidney sono arrivati tanti giovani da tutto il mondo. Le statistiche ci dicono che il gruppo maggiore viene dagli Stati Uniti e il secondo dall’Italia. Ce ne sono anche molti dall’Oriente. L’arrivo dei giovani americani e italiani ha un senso preciso, quello della ripresa. Il papa fa molta leva sugli Stati Uniti – lo si è visto nel suo viaggio recente - e sull’Italia. A questi due paesi assegna un ruolo particolare nella rievangelizzazione. Al primo per la saggia soluzione che ha sempre dato al rapporto tra fede e ambito pubblico. Il secondo perché esprime ancora una religione di popolo, che si è preservata, anche se ne è stata molto provata, dalla secolarizzazione della morte di Dio. Sono truppe giovanili che vanno in soccorso ai giovani australiani. Questi ultimi ascolteranno il papa, ma ascolteranno anche i loro coetanei di Washington e di Roma. Si sentiranno meno soli nel testimoniare una verità che il loro mondo fatica ad accettare. Sono arrivati anche i giovani poveri del Vietnam o delle Filippine, arrivati lì proprio grazie agli aiuti della Chiesa australiana. E da loro i supervitaminizzati giovanottoni australiani apprenderanno forse una ingenuità che essi hanno perduto, ma non irrimediabilmente. Spesso chi è nel bisogno – come dice il Salmo – vede meglio e di più.
Durante questa GMG I giornali continueranno prevedibilmente a carpire qua e là qualche frase del papa a sfondo sociale o politico, nel tentativo di orizzontalizzare quanto è verticale. Ma il papa è andato a Sidney e ha incontrato i giovani proprio per dire il contrario, ossia che un orizzonte solo orizzontale non è un vero orizzonte.
© Copyright L'Occidentale, 17 luglio 2008
Esattamente.
Profetica (perche' scritta il 17 luglio!) l'ultima frase di Fontana.
I giornali, infatti, si sono trovati spiazzazi perche' il Papa non ha parlato di politica (quando mai l'ha fatto?) e ha inserito le tematiche sociali nel piu' ampio discorso sull'uomo.
Non sono stati in grado di cogliere il messaggio e, infatti, non hanno scritto proprio nulla salvo le parole sui preti pedofili.
A proposito: terzo giorno di silenzio? Che strano...
Bellissima anche la frase che evidenzia come la Chiesa non sia e non possa essere un'agenzia sociale.
R.
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