22 settembre 2008

I vescovi degli Stati Uniti e l'obiezione di coscienza (Osservatore)


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La Conferenza episcopale chiede una nuova regolamentazione in campo sanitario

I vescovi degli Stati Uniti e l'obiezione di coscienza

di Marco Bellizi

Il diritto all'obiezione di coscienza degli operatori sanitari di fronte alle pratiche abortive ha bisogno di una nuova regolamentazione. Perché la nuova disciplina sia efficace occorre però arrivare a una nuova definizione dello stesso aborto, alla luce dei nuovi quesiti posti dallo sviluppo delle tecnologie mediche. I vescovi degli Stati Uniti ritornano sulla questione con una lettera inviata al segretario del Department of Health and Human Service (Hhs), Brenda Destro. L'ufficio ha proposto una nuova regolamentazione a difesa del diritto all'obiezione di coscienza, delle linee interpretative di leggi federali in qualche caso vecchie di 30 anni. "Ci congratuliamo vivamente - scrivono i vescovi - con il segretario per aver reso pubbliche queste proposte di regolamentazione. Per più di tre decadi, il Congresso ha cercato di far sì che gli operatori e gli istituti sanitari non siano obbligati a scegliere fra abbandonare la medicina o violare la propria coscienza", una sorta di Hobson's choice, che nel mondo anglosassone sta a indicare una scelta la cui libertà è solo apparente.
L'iniziativa dell'Hhs è quanto mai opportuna, affermano i vescovi, se si nota la crescente ostilità da parte di organizzazioni professionali e legali sul diritto all'obiezione di coscienza in campo sanitario. I vescovi hanno anche ricordato come qualche amministrazione statale negli anni recenti abbia fatto pressioni presso le organizzazioni di settore affinché venissero assicurate pratiche abortive nonostante l'obiezione di coscienza. Per questo la conferenza episcopale fa appello all'Hhs perché renda la difesa dell'obiezione di coscienza la più robusta possibile. A questo fine i vescovi suggeriscono anche delle modifiche terminologiche alle proposte di regolamento illustrate dal dipartimento. Andrebbe in particolare rafforzata la tutela dell'obiezione di coscienza attraverso una precisa definizione di aborto nella quale si affermi che questo comprende "ogni farmaco, procedura o altro atto che l'obiettore possa ragionevolmente credere possa portare alla morte di un essere umano in utero in ogni momento del periodo che va dal concepimento alla nascita naturale".
La libertà religiosa e il diritto all'obiezione di coscienza sono tra i valori che la Chiesa cattolica cerca di promuovere e proteggere, si legge nella lettera che i vescovi hanno inviato a Brenda Destro. Singoli professionisti o anche istituzioni sanitarie non dovrebbero perciò poter essere obbligati a sopprimere la stessa vita umana che essi sono chiamati a difendere. La necessità di una regolamentazione in questo campo è testimoniata, secondo i vescovi, anche dalle recenti negative reazioni a precedenti tentativi di intervento nel settore. A giudicare da alcune reazioni pubbliche si potrebbe pensare che il diritto all'obiezione di coscienza sia un'invenzione recente. A questo proposito i vescovi citano quanto accaduto nel novembre dello scorso anno, quando l'American College of Obstetricians and Gynecologists ha rilasciato una dichiarazione nella quale si asserisce che non è etico per un ostetrico-ginecologo rifiutarsi di praticare l'aborto o la sterilizzazione; ancora, l'American Civil Liberties Union ha realizzato una relazione sanitaria-legale nella quale si sostiene che la legge non dovrebbe permettere che le restrizioni religiose di un'istituzione quale quella ospedaliera possano interferire con il pubblico accesso all'assistenza sanitaria in campo riproduttivo; il Naral Pro-Choice America sostiene che la clausola di coscienza, che dispregiativamente definisce la "clausola del rifiuto" è pericolosa per la salute della donna; i Physicians for Reproductive Choice and Health affermano che "il diritto del paziente a una tempestiva e comprensiva assistenza nel campo della riproduzione deve sempre prevalere sul diritto all'obiezione di coscienza dei medici e che molte altre associazioni sanitarie sono dello stesso avviso.
L'ostilità al diritto all'obiezione di coscienza non è comunque confinata alle sole organizzazioni professionali. Come si accennava, alcuni Stati e amministrazioni locali hanno esercitato pressioni su operatori e istituzioni sanitarie affinché assicurino gli aborti nonostante l'obiezione di coscienza. In un recente contenzioso che ha avuto come oggetto il cosiddetto "emendamento Weldon", che vietava agli Stati la richiesta di risarcimento alle strutture sanitarie che si rifiutavano di praticare l'aborto, l'Attorney General della California ha affermato che gli ospedali in certe circostanze avevano l'obbligo previsto dalla legge statale, appunto di assicurare tale "servizio".
È in considerazione di questo clima che i vescovi ritengono sia necessaria la nuova definizione di aborto. Questo, secondo la definizione fornita dall'Associazione medica americana, è la "cessazione volontaria di una gravidanza". Per gravidanza, a sua volta, si intende il "processo di conduzione di un embrione in sviluppo o di un feto nell'utero dal momento del concepimento in poi". Il concepimento, ancora, è definito come la "fertilizzazione di un ovulo con uno spermatozoo che dà inizio alla gravidanza". Basandosi su queste definizioni, molti operatori sanitari considerano aborto la distruzione di un embrione, indifferentemente che questa avvenga "prima o dopo il suo impianto". È quest'ultima anche la posizione della Chiesa cattolica: "L'aborto - che è la cessazione volontaria della gravidanza prima dell'autosufficienza o la distruzione volontaria di un feto autosufficiente - non è mai permesso. Qualsiasi procedura il cui solo immediato effetto è la cessazione della gravidanza prima dell'autosufficienza - dicono i vescovi - è un aborto, il quale, nel suo contesto morale, include l'intervallo fra il concepimento e l'impianto dell'embrione". Le strutture sanitarie cattoliche non possono fornire servizi abortivi, anche se basati sul principio della mera cooperazione materiale. La dottrina cattolica non stabilisce quali farmaci o dispositivi agiscono interferendo con l'impianto dell'embrione: questo è un problema scientifico nel quale entrano diversi contraddittori elementi. Ma è importante, per i vescovi degli Stati Uniti, difendere il principio che il diritto all'obiezione di coscienza debba essere protetto in ogni fase, specialmente dal momento che nuovi farmaci e nuovi strumenti potranno essere utilizzati in futuro per eliminare l'impianto dell'embrione, ponendo così nuove dirette sfide alle coscienze.

(©L'Osservatore Romano - 21 settembre 2008)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sarebbe utile però che nelle strutture pubbliche ci fosse almeno la possibilità di sciegliere; ossia, per coloro che vogliono, malgrado tutto, ricorrere all'aborto non si deve presentare la situazione in cui in un ospedale pubblico vi siano solo obiettori di coscienza.