5 settembre 2008

Il direttore Vian ha trasformato l´Osservatore Romano: il colore, l´assunzione di giornaliste, interventi su temi finora impensabili (La Rocca)


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Il direttore Vian ha trasformato l´Osservatore Romano: il colore, l´assunzione di giornaliste, interventi su temi finora impensabili

E il quotidiano della Chiesa cerca nuove strade

Ottantamila copie, sei edizioni internazionali per il quotidiano fondato da papa Pio IX

ORAZIO LA ROCCA

CITTÀ DEL VATICANO

L´Osservatore Romano viene da sempre considerato come il giornale più citato dalla stampa internazionale. Nel suo genere un primato invidiabile, anche se difficile da dimostrare. Di sicuro, è certamente una testata che - malgrado una diffusione piuttosto contenuta, intorno alle 80 mila copie compresi gli abbonamenti e le 6 edizioni internazionali - quando parla di politica fa "rumore", e non solo in Italia.
Come sta succedendo con l´editoriale di Lucetta Scaraffia, tanto che il portavoce papale, padre Federico Lombardi, ha dovuto rettificare dicendo che è «solo un articolo personale», per tenere il Vaticano lontano da ulteriori polemiche.

Il direttore Giovanni Maria Vian giura, però, che non è così. Non c´è stata nessuna rettifica, solo un contributo di chiarezza, assicura Vian, lo storico e docente universitario che papa Ratzinger ha chiamato a guidare lo scorso anno il quotidiano pontiticio affiancato dal vice Carlo Di Cicco, vaticanista di punta dell´agenzia cattolica Asca.

Un cambio della guardia deciso dopo oltre 20 anni di direzione di un altro docente universitario, il professor Mario Agnes. «E´ assurdo pensare a queste cose - ragiona Vian - specialmente ora che come Osservatore Romano stiamo lavorando in perfetta sintonia con la Radio Vaticana, il Centro Televisivo Vaticano e la Sala Stampa della Santa Sede per diffondere nel mondo il pensiero del Santo Padre. Tra noi c´è una strettissima sintonia, anche se ognuno si esprime con le specificità di cui dispone. L´Osservatore Romano, in 147 anni di storia ha sempre fatto sentire la sua voce. Come fa oggi, anche se con cose nuove, con interviste ed editoriali che a volte fanno discutere».
Vian ha cambiato radicalmente il volto del giornale, non solo perché ha introdotto il colore o si è aperto ancora di più alla pubblicità. A fare la differenza rispetto al passato c´è stata una scelta editoriale a favore di tematiche impensabili solo qualche mese fa (interviste al premier Silvio Berlusconi e al presidente francese Nicolas Sarkozy) o di argomenti apparentemente frivoli come articoli su Elvis Presley o Bruce Springsteen. Altra grande novità, l´assunzione di giornaliste che hanno potenziato una redazione di circa 30 redattori e l´apertura a editorialiste non legate alla tradizione cattolica come l´ebrea Anna Foa e la stessa Lucetta Scaraffia. Cambiamenti non da poco, ma sempre sotto la stessa testata voluta da Pio IX, il Papa che fondò il giornale nel 1861. Testata - L´Osservatore Romano - sotto la quale Pio IX inserì il motto latino `Unicuique suum´- `Non praevalebunt´ (`A ciascuno il suo.
Non prevarranno´). Motto che sta ancora lì e certamente nessuno si sognerà di togliere in futuro.

© Copyright Repubblica, 4 settembre 2008

3 commenti:

euge ha detto...

Personalmente preferisco questo Osservatore Romano!

Anonimo ha detto...

Io preferivo molto di più l'osservatore Romano di prima. c'era più spazio per il Santo padre, anche in temini di immagini. L'udienza generale ora è in ultima pagina, così come l'Angelus per lasciare il posto alla politica internazionale o ad articoli che possono anche essere interessanti, ma non sempre rilfettono la dottrina della Chiesa. Tutto il polverone sollevato dall'articolo sul tema dei trapianti e dei criteri per stabilre la morte certa è rischioso, oltre che inutile in un momento in cui di confusione ce n'è già troppa. Ascoltiamo il Papa e basta. Tutto il resto non serve
Laura

euge ha detto...

Cara Laura l'Osservatore Romano è da sempre la " voce "della Santa Sede e del Papa; ho espresso questo parere, che poi è del tutto personale, non tanto in riferimento ai colori alle foto e quant'altro quanto al fatto che secondo me anche il giornale del Papa forse proprio in primis deve essere fonte di discussione di confronto su vari temi che vannjo da quelli etici a quelli della politica internazionale. Io sempre dal mio punto di vista, ritengo che proprio in un epoca e soprattutto in un momento in cui i denigratori della Chiesa, della religione cristiana e del Papa ci accusano di chiusura in ogni senso, è importante che anche la comunicazione faccia la sua parte. E' chiaro e non può essere diversamente, che la parola da ascoltare e custodire deve essere quella del Papa senza ombra di dubbio. Del resto, sicuramente il direttore Vian voluto poi proprio da Benedetto XVI, avrà discusso con il Pontefice la sua linea editoriale per cui credo che non debbano esistere preoccupazioni di sorta.