4 settembre 2008
Da Barcellona a Bonaria con l'abito bianco dei mercedari. Il legame tra la città spagnola e il santuario mariano sardo che il Papa visiterà domenica
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Il legame tra la città spagnola e il santuario mariano sardo che il Papa visiterà il 7 settembre
Da Barcellona a Bonaria con l'abito bianco dei mercedari
di Lluís Martínez Sistach
Cardinale arcivescovo di Barcellona
Il 7 settembre Benedetto xvi visiterà, a Cagliari, il santuario della Madre di Dio, Nostra Signora di Bonaria, patrona di questa città e di tutta l'isola di Sardegna. Celebrerà una messa nella grande piazza Paolo vi e chiuderà le celebrazioni del centenario della proclamazione della Madonna di Bonaria a "Patrona massima" della Sardegna a opera di san Pio x il 13 settembre 1907. Il pellegrinaggio di Benedetto xvi s'iscrive nella già ampia scia degli stretti legami dei Pontefici con questo santuario.
La notizia della visita del Papa ha avuto un'eco speciale nel mio spirito per una circostanza personale. A motivo del legame - che risale a quattro secoli fa - fra la Sardegna e la corona di Aragona e Catalogna, l'arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Mani, mi ha invitato a presiedere l'Eucaristia in questo storico e amato santuario lo scorso 6 luglio.
"Come cardinale e arcivescovo di Barcellona - ho detto nell'omelia di quella celebrazione - mi considero come a casa mia, per l'amicizia che mi unisce al vostro caro arcivescovo dagli anni sessanta dello scorso secolo, avendo studiato insieme a Roma, per la fraterna accoglienza che mi offrite e per la storia della Sardegna e in particolare di questo santuario dei padri mercedari, una storia molto legata a quella della mia Ciudad Condal di Barcellona".
Devo rendere pubblicamente testimonianza della calorosa e affettuosa accoglienza che ho ricevuto nella città di Cagliari, nell'arcidiocesi e nel santuario, luoghi e persone che resteranno per sempre nei miei ricordi con un sentimento di profonda riconoscenza.
***
Un giovane nobile di Cagliari, Carlo Catalano, si recò a Barcellona nel xiii secolo per portare un messaggio al re di Aragona Jaime ii. Il suo compito era di chiedere al re di prendere quanto prima possesso dell'isola, possesso conferitogli da Bonifacio viii nel 1297, come conseguenza del trattato di Anagni, del 20 giugno 1295.
Il giovane, di origine spagnola e dalle profonde virtù umane e cristiane, realizzò con efficacia la missione che gli era stata affidata. Inoltre, durante il suo soggiorno a Barcellona, conobbe l'ordine religioso dei padri mercedari, fondato nella città spagnola da san Pietro Nolasco, nobile cavaliere, il quale nei suoi viaggi come commerciante - questa era già una professione - fu profondamente colpito dalla visione delle sofferenze dei prigionieri cristiani in terre islamiche. Per questo, spinto da un profondo senso di eroismo cristiano, decise, una volta libero dai suoi impegni familiari, di dedicare tutta la sua vita, i suoi beni e le sue energie a visitare, confortare e, se era possibile, a liberare i suoi fratelli e le sue sorelle nella fede che vivevano in schiavitù nell'area meridionale della Spagna e nel nord dell'Africa.
Il 10 agosto 1218, il vescovo di Barcellona Berengario de Palau consegnò nella cattedrale di Barcellona a Pietro Nolasco e ad altri dodici compagni, che condividevano il suo ideale, l'abito bianco del nuovo istituto, che fu posto sotto la speciale protezione di Nostra Signora della Mercede, in quanto fu proprio lei a ispirare la fondazione della nuova famiglia religiosa.
Il giovane sardo Carlo Catalano, durante il suo soggiorno a Barcellona - città dei suoi antenati - rimase profondamente colpito dall'ordine mercedario, al punto che decise di entrarvi. Perciò, conclusa la missione che lo aveva portato in Catalogna, tornò in Sardegna vestito con il bianco abito della Mercede, con impressi sul petto la croce della cattedrale di Barcellona e lo scudo di re Jaime i, protettore anche dell'opera di Pietro Nolasco.
Una volta a Cagliari, scelse la collina di Bonaria, un luogo solitario e tranquillo, situato allora fuori dalla città, dove, insieme ad altri quattro compagni venuti dalla Catalogna con lui, iniziò una vita in comune destinata a realizzare gli stessi ideali che aveva visto nei suoi confratelli religiosi in Catalogna. "A Bonaria, con altri pochi religiosi dell'ordine - si scriveva su "L'Eco di Bonaria" dell'aprile 1909 - sotto il vescovo Rainieri e il gran maestro dell'ordine Amer, fondò il Catalano il suo convento fra gli spini e i folti cespugli di quelle rocce".
Presto Bonaria divenne un centro di irradiazione spirituale e di carità grazie all'opera di Carlo Catalano. Egli fece in vita una profezia che si realizzò dopo la sua morte. Secondo la tradizione, questa profezia si realizzò il 25 marzo 1370, quando una nave che andava dalla Spagna alla Sardegna fu sorpresa da una forte tempesta. I marinai, in quella circostanza, decisero di gettare in mare l'intero carico, che comprendeva anche una cassa molto pesante. Quando la cassa fu gettata in mare, la tempesta si placò. La cassa giunse dopo un po' di tempo a Cagliari, sulla spiaggia situata proprio ai piedi della collina di Bonaria. Quando i padri mercedari del convento l'aprirono, vi trovarono una bella statua della Vergine, fatta di legno di carrubo, con in braccio il Bambino Gesù e in una mano una candela accesa. La devozione alla miracolosa immagine si diffuse rapidamente in tutta l'isola, soprattutto fra i marinai, che ne fecero la loro avvocata e protettrice nel loro rischioso lavoro.
Dalla Sardegna questa devozione passò in Spagna, specialmente nella parte meridionale del Paese: a Siviglia, nel palazzo di San Telmo e nella chiesa parrocchiale di San Bernardo. Dalla Spagna passò poi in America latina, dove ispirò il nome alla città di Buenos Aires, capitale dell'Argentina. Oggi i mercedari, eredi di questa bella storia, sono ancora presenti sulla collina di Bonaria, divenuta un centro di devozione mariana. E in tutto il mondo continuano a lavorare al servizio degli emarginati.
***
Nell'imminenza della visita a Bonaria di Benedetto xvi, mi sembra particolarmente opportuno ricordare il legame degli ultimi Papi con il santuario sardo. Il beato Pio ix, in occasione del quinto centenario dell'arrivo prodigioso sull'isola del simulacro di Maria, decretò l'incoronazione della sacra immagine, celebrata il 24 aprile 1870. San Pio x, il 13 settembre 1907, dichiarò Nostra Signora di Bonaria "Patrona massima" di tutta l'isola. Nel 1926 Pio xi elevò il santuario al rango di basilica minore. Nell'aprile del 1958, a motivo del cinquantenario della proclamazione del patronato di Nostra Signora di Bonaria, Pio xii si rese presente - non fisicamente, poiché ancora non era giunto il momento dei viaggi pontifici - con un messaggio trasmesso in diretta dalla Radio Vaticana in collegamento con la Rai.
Il 7 dicembre 1960, dopo alcune opere di restauro che durarono vari anni, il santuario fu aperto al culto con la benedizione del nuovo altare, alla presenza del padre generale dell'ordine della Mercede. Il beato Giovanni xxiii volle parteciparvi con una lettera datata 3 dicembre 1960, che fu letta dall'arcivescovo della città al termine della messa solenne. La lettera, dopo la firma, presenta una nota scritta dal Papa stesso che dice: "Giovanni xxiii, Papa, pellegrino umile e devoto a Bonaria dove celebrò il 29 ottobre 1921". Tutta l'anima del "Papa buono" è in questa breve nota.
Il 25 marzo 1970 si compiva il sesto centenario dell'arrivo della sacra immagine della Vergine sulle spiagge sarde. Era già il tempo dei viaggi papali. E Paolo vi, esaudendo un desiderio molto sentito dai sardi, il 24 aprile 1970, alle dieci di mattina, baciava la terra di Sardegna e poi celebrava la messa dinanzi a 150.000 fedeli nella grande piazza di fronte al santuario, lasciando un profondo messaggio mariano: "Non si può essere cristiani se non si è mariani".
Nel contesto dei suoi frequenti viaggi pastorali in Italia, Giovanni Paolo ii visitò la Sardegna il dal 18 al 20 ottobre 1985. Il 20 ottobre - ricorreva allora la Giornata missionaria mondiale - celebrò l'Eucaristia a Bonaria. Fu il centro e il culmine di tutto il viaggio. "La fede cattolica dei cagliaritani - disse - è magnificamente testimoniata dall'ardente devozione a Maria santissima, venerata nel santuario di Bonaria... È il pensiero che anch'io voglio lasciarvi, come ricordo di questo mio pellegrinaggio: la devozione alla Madonna fa parte essenziale dei dovere di un cristiano".
***
Da questa Catalogna, tanto legata per storia, cultura e religiosità alle terre sarde, ci uniamo spiritualmente alla gioia della comunità cristiana di tutta l'isola - e soprattutto dell'arcidiocesi di Cagliari - per la visita di Benedetto xvi. Da qui seguiremo le varie fasi della visita e soprattutto la parola del Papa. Fin da ora preghiamo per i frutti spirituali della visita e per il bene comune di tutti i cittadini.
Come ho avuto occasione di dire al termine della mia omelia lo scorso 6 luglio, "Nostra Signora di Bonaria dà a tutti noi suoi figli un messaggio, lo stesso che diede a quelli che la servivano nelle nozze di Cana: "Fate quello che vi dirà". L'autentica devozione alla Madonna di Bonaria consiste nel mettere in pratica nella nostra vita personale, familiare e professionale, questo messaggio mariano, ossia, tutto quello che Gesù ci dice nei Vangeli e che ci giunge integralmente attraverso la Chiesa".
(©L'Osservatore Romano - 5 settembre 2008)
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